da Repubblica.it
Ecco cosa si fa in Europa per insegnare le lingue
di LINDA ROSSI HOLDEN
Nel rapporto appena pubblicato dalla Commissione europea, che riferisce i dati su istruzione e formazione dei singoli Stati membri dell'Ue, emerge il ritardo del sistema educativo italiano. Nell'ambito del processo di Lisbona, l'incremento della qualità e dell'efficacia in tema di istruzione e di formazione in Europa, è uno dei tre obiettivi principali da raggiungere entro il 2010.
E' dunque anche l'aspetto della formazione e dell'aggiornamento degli insegnanti che fa la differenza tra un paese e l'altro; in particolare, per le conoscenze e le competenze linguistiche, l'Italia deve attivare un progetto davvero straordinario per recuperare sul fronte del lifelong language learning.
Nessun governo italiano ha investito in modo convinto nella formazione continua degli insegnanti di lingue straniere; la Finanziaria del 2007, per esempio, ha erogato gli stanziamenti che la Moratti aveva destinato per specializzare in inglese 24 mila docenti ordinari della scuola primaria. Un piano complesso, intriso di sprechi per la sua difficile attuazione; 300 ore di formazione le cui lezioni in presenza si sono spesso trasformate in percorsi ad ostacoli per le sedi difficilmente raggiungibili, con tirocini già sospesi a causa dell'estinzione dei fondi. Di fatto, una iniziativa occasionale, approssimativa che avrebbe invece dovuto costituire il primo tassello per un sistema continuativo di avanzamento e di certificazione della professionalità e dei livelli linguistici.
Cosa fa l'Europa. In alcuni paesi è del tutto normale che i cittadini utilizzino fino a tre lingue. Nell'Unione europea queste persone possono sfruttare pienamente i vantaggi della cittadinanza europea e del mercato unico; essi sono in grado di circolare più liberamente fra i paesi per motivi d'istruzione, per motivi professionali o per altri motivi.
Gli insegnanti di lingue svolgono un ruolo cruciale nella costruzione di un'Europa multilingue e spetta a loro, piuttosto che agli insegnanti di altre materie, far conoscere i valori europei di apertura, tolleranza e volontà di comunicare. Tuttavia esistono grandi disparità a livello di formazione e non tutti gli insegnanti hanno vissuto o studiato nel paese del quale insegnano la lingua. Anche se la formazione iniziale e quella nel corso della carriera spetta, per gli insegnanti di una lingua straniera, allo Stato membro, questo aspetto può essere completato nell'ambito dei programmi Comenius, Erasmus, Grundtvig e Leonardo da Vinci.
Attraverso i programmi di cooperazione europei, le istituzioni responsabili della formazione degli insegnanti di lingue intensificano i legami professionali con le loro controparti in tutta Europa ed elaborano corsi pratici di formazione e strumenti d'insegnamento basati sulle esperienze migliori ricavate in Europa. I corsi e i gli strumenti possono concentrarsi sulla formazione iniziale o sulla formazione lungo tutto l'arco della carriera dei professori di lingua straniera e sono destinati a migliorarne le capacità professionali.
Cosa fa l'Italia. L'Agenzia Scuola (ex Indire) ha appena attivato un laboratorio di e-learning unico nel suo genere; un percorso interattivo, autonomo e/o collaborativo di ricerca-azione, di studi di caso, di learning objects nell'ambito delle lingue curricolari (inglese-francese-tedesco-spagnolo), con moltissime risorse - anche in italiano - per aggiornare, approfondire, condividere le conoscenze, le esperienze e le buone pratiche.
Multilinguismo. Apprendimento-Insegnamento-Valutazione", fa parte della piattaforma per la formazione continua dei docenti "FOR", e si pone l'obiettivo specifico di sviluppare e valorizzare le competenze linguistiche e professionali attraverso gli ambienti: Europa, metodologia, didattica, vetrina, attività collaborative. Moltissimi sono i contributi di esperti nazionali ed internazionali, a partire dalla presentazione del Commissario europeo per il multilinguismo Leonard Orban. Un'opportunità fondamentale e di facile accesso per integrare e qualificare i curricoli scolastici, compensando parte di quel vuoto istituzionale che posiziona l'Italia ancora molto distante dai modelli europei che incentivano la formazione continua con i reltivi crediti professionali.