Data: 25 Gennaio 2010 Prot. 298/MM/fb
Agli Onorevoli Capigruppo
del Senato della Repubblica
e della Camera dei Deputati
e p.c. Ai Presidenti
della Commissione Lavoro
del Senato della Repubblica
e della Camera dei Deputati
Loro sedi
Servizio: Politiche del Lavoro e della Formazione
Oggetto: Emendamento On. Cazzola art. 48, D.Lgs. n. 276/03
Onorevoli Senatori e Deputati,
E’ con molta preoccupazione che stiamo seguendo l’iter parlamentare dell’emendamento
presentato dall’On. Cazzola in merito all’apprendistato a 15 anni; preoccupazione per le inevitabil i
implicazioni che un provvedimento del genere, soprattutto se approvato nei termini in cui è stato
presentato, avrà sull’obbligo di istruzione a 16 anni.
Non è certamente a Voi che va ricordato il lungo percorso che ha fatto l’obbligo scolastico
in Italia, fino dalla Costituzione Repubblicana, per raggiungere la soglia attuale non più tardi di
quattro anni fa, con un grande ritardo nei confronti degli altri Paesi dell’Unione Europea, ma
soprattutto con grave scapito dell’innalzamento dei livelli di competenze di nostri ragazzi.
L’emendamento che in questo giorni è al centro di tante polemiche, lo è proprio perché
rischia di inficiare in modo irrecuperabile il traguardo raggiunto in tema di istruzione ed in favore
del quale così tanto ci siamo spesi a suo tempo.
La formula proposta, secondo cui “L’obbligo di istruzione, di cui all’art. 1, c. 622 della L. 26
dicembre 2006, n. 296 e successive modificazioni, si assolve anche nei percorsi di apprendistato
per l’espletamento del diritto dovere di istruzione e formazione di cui al presente articolo“
innanzitutto fa riferimento ad un istituto ancora tutto da regolamentare, seppure finalmente
all’attenzione del Governo; cominciare a farlo partendo proprio da un abbassamento dell’età
lavorativa dei minori ci sembra francamente ben altro che una priorità, bensì una deriva verso un
disimpegno del nostro Paese nei confronti del futuro dei giovani e del nostro sistema di istruzione,
proprio in un momento in cui è fondamentale assicurare ai nostri ragazzi basi solide per le
conoscenze future. E se è pur vero che è in azienda che si impara a lavorare, è altrettanto vero
che è nella scuola che si impara ad apprendere, con beneficio anche di chi dovrà addestrare un
giovane ad espletare efficientemente le mansioni a lui affidate.
Allo stato attuale, in tema di istruzione c’è un grosso fermento nel nostro Paese e molteplici
sono le riforme in corso che prevedono un forte collegamento con il mondo del lavoro e che
sembrano avviate ad una proficua conclusione: ci riferiamo al riordino degli Istituti Tecnici e a quelli
Professionali, agli IFTS e agli ITS ma anche all’alternanza scuola lavoro, che parte proprio dai 15
anni; se lo stato dell’arte è questo, non vediamo la necessità di un apprendistato a 15 anni che,
soprattutto se non attentamente regolamentato (ad esempio prevedendo nella sua
programmazione didattica una forte componente di competenze di base e trasversali e la
possibilità di riprendere un percorso di studi senza svantaggi rispetto a chi a seguito un corso di
istruzione), rischierebbe di incrementare anziché ridurre il numero di una purtroppo ancora troppo folta schiera di giovani tra i 14 ed i 16 anni che non studiano né lavorano.
Pertanto, alla luce delle considerazioni fin qui illustrate, Vi sollecitiamo affinché l’emendamento in questione venga abrogato e non concluda il suo iter con un’approvazione che darebbe vita ad un istituto di cui il nostro Paese non ha certamente bisogno.
Distinti saluti
Il Segretario Generale UIL Scuola
(Massimo Di Menna)
Il Segretario Confederale UIL
(Guglielmo Loy)