da Italia Oggi del 03-11-2009
Assistenza ai disabili, la scuola non ne approfitta
Riforme in itinere. Rapporto del governo sulla legge 104: utilizzati meno permessi di quelli previsti
ROMA. I dati forniti dal governo nei giorni scorsi sull'applicazione della legge n. 104/1992 a favore dei lavoratori diversamente abili e dei loro familiari restituiscono un quadro, relativamente al personale della scuola, di un uso parsimonioso e mirato dei benefici, tanto che gli abusi, che il ministro della funzione pubblica, Renato Brunetta intende contrastare con un provvedimento di maggior rigore, nella scuola si possono ritenere contenuti, se non del tutto irrilevanti. È vero, le regioni meridionali sono quelle nelle quali maggiore è il ricorso ai benefici della legge, ma c'è una spiegazione. Nelle regioni del Sud, e il rapporto lo chiarisce, la spesa per l'assistenza alle persone anziane è notevolmente inferiore a quella delle regioni del Nord, costringendo le famiglie a fare ricorso a tutte le risorse a disposizione, comprese le provvidenze della legge 104, «per sopperire alle carenze del welfare pubblico». Se abusi sono perpetrati, essi non emergono dall'indagine, promossa dal ministro Brunetta e da poco presentata al parlamento. Semmai si assiste a un progressivo spostamento dei benefici, inizialmente previsti per assistere i figli disabili dopo l'esaurimento di aspettative e congedi di maternità/paternità, a favore di altri familiari, soprattutto genitori anziani. La rilevazione, on line sul sito della funzione pubblica, è stata fatta dal Formez in collaborazione con Cittadinanzattiva e con associazioni a tutela della disabilità (F.A.N.D., FISH, Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti). Ha restituito i questionari il 45% delle amministrazioni invitate, in rappresentanza di oltre un milione e settecentomila lavoratori, il 50% del totale dei dipendenti pubblici. Hanno risposto cinquemilasettecento istituti scolastici su undicimila, per seicentomila dipendenti. In pratica, un terzo dei lavoratori rilevati opera nelle scuole. Il numero di dipendenti che fruiscono dei permessi mensili è di centocinquantamila, il 9% del totale dei dipendenti oggetto di rilevazione. Centoventitremila di questi sono lavoratori che assistono un familiare diversamente abile. Nella scuola sessantunmila persone, che si sarebbero potute teoricamente assentare nel 2008 per un milione e ottocentomila giornate di permesso retribuito e invece lo hanno fatto per meno di mezzo milione. Lo stesso rapporto riconosce che nelle scuole «la media annuale risulta particolarmente bassa», poiché, «presumibilmente essa è correlata alla particolare organizzazione dell'orario di lavoro»(pag. 18). Come per le altre categorie professionali indagate, i permessi retribuiti sono utilizzati soprattutto per assistere genitori anziani. Il dato è solo in parte inaspettato, visto l'innalzamento dell'età media del personale della scuola che s'interseca con il fenomeno dell'invecchiamento della popolazione: docenti sempre più anziani che devono prendersi cura di genitori sempre più vecchi. Parallelamente alla pubblicazione dell'indagine, la commissione permanente affari costituzionali del senato sta discutendo il disegno di legge n. 1167 sui lavori usuranti, che prevede agli articoli 17 e 18 delega al governo a modificare la legge 104. Ma le modifiche sono di scarso rilievo, vogliono più che altro razionalizzare e semplificare. Esse potrebbero ridurre la platea degli aventi diritto, se ad esempio si ripristinasse il requisito della convivenza. Ciò permetterebbe, secondo un'ipotesi avanzata nel rapporto, il contenimento dei permessi nella misura del 10%, con un risparmio su base annua di circa 50 milioni di euro. Risparmio che si potrebbe destinare almeno in parte «per assistenza domiciliare a favore dei disabili e degli anziani non autosufficienti con redditi medio bassi».