da La Stampa
9/11/2007 (15:55)
Gb, il giornale cresce online
Guardian, la home page dell'edizione online
NICOLA SCEVOLA
LONDRA
Diminuiscono caroselli e cartelloni all’ombra del Big Ben e si moltiplicano i banner digitali. Mentre quest’anno per la prima volta in Gran Breatgna internet supera la televisione nella raccolta pubblicitaria, i giornali del regno affilano le armi e preparano evolutissime edizioni online per andare a caccia di utenti-consumatori.
I portali dell’informazione di Sua Maestà nell’ultimo anno si sono trasformati in veri e propri labirinti di notizie, iperlink e approfondimenti, che tendono a risucchiare piacevolmente anche il cybernauta più distratto. Con un semplice click si può sviscerare qualsiasi notizia, conoscere l’anima gemella e leggere testi di oltre due secoli fa.
La ricetta utilizzata per conquistare l’audience virtuale si basa principalmente sull’integrazione fra edizioni cartacee e online, sulla fruibilità delle informazioni raccolte sui siti e sul coinvolgimento dei lettori attraverso forum e servizi. E il premio è un traffico che non ha paragoni con quello dei nostri siti di notizie. Basti pensare che, ben cinque siti di giornali targati UK – Guardian, Times, Daily Telegraph, Sun e Daily Mail – superano mensilmente la barriera dei 10 milioni di visitatori unici giornalieri, che in Italia è raggiunta solo da un portale, quello di Repubblica.
“Il lavoro che abbiamo fatto negli ultimi mesi per ottimizzare le ricerche nel sito, creando una squadra di giornalisti che monitorano le preferenze dei lettori e facilitano l’offerta d’informazioni sta cominciando a dare i suoi frutti”, ha detto il direttore di Timesonline, Anne Spackman, commentando gli ottimi risultati del portale che, con oltre 12 milioni di visitatori mensili, a settembre ha conquistato il secondo posto nella classifica dei siti d’informazione più cliccati del regno.
Primo ormai da molto tempo è quello del Guardian, che ha superato i 16 milioni d’utenti e offre il più grande archivio gratuito dopo la Bbc. “La Bbc fissa gli standard a cui gli altri media devono tentare di adeguarsi. Ma li costruisce grazie ad un livello elevato di investimenti”, fa notare Emily Bell, direttrice del Guardian Unlimited, versione per la rete dell’omonimo quotidiano.
La British Broadcasting Corporation vive di fondi statali, grazie ai quali ha potuto digitalizzare e mettere a disposizione gratuitamente archivi immensi. I siti di altri giornali, fa notare Bell, devono invece fare i conti con regole di mercato, e vedono quindi gli archivi storici come risorse da cui spremere qualcosa. “I nostri partono dal 1785 e hanno un valore perché contengono la storia di due secoli interpretata da un punto di vista britannico”, dice Spackman.
Esagerare nel chiedere soldi per consultare informazioni su internet, però, rischia di limitare il traffico e trasformarsi in un autogol rispetto all’obiettivo pubblicitario. “Molti siti trovano vantaggioso offrire sempre più contenuti gratuiti per aumentare il traffico complessivo (di utenti, ndr)”, si legge in uno studio sui modelli finanziari dei giornali online britannici pubblicato dalla City University di Londra, uno dei templi del giornalismo anglosassone.
Per attirare sempre più pubblico, i giornali britannici impiegano professionisti in grado di valorizzare le montagne d’informazioni sparse sul sito e integrare la redazione tradizionale e quella online. Gente pagata per prevedere cosa possa interessare chi visualizza una certa pagina, in modo da predisporre link stuzzicanti per evitare che l’utente si rivolga ad un altro sito: navighi in una pagina sull’Iran? Nell’angolo trovi anche dritte su itinerari turistici alternativi, vecchi reportage sulla rivoluzione del ’79 e ricette di cucina iraniana.
Le edizioni cartacee, inoltre, abbondano di riferimenti al web, su cui si offrono mappe interattive, profili-paese, richiami a notizie correlate, testi integrali d’interviste, e tutto quello che serve a contestualizzare le notizie riportate.
Esiste anche una vera e propria integrazione delle redazioni, con giornalisti online disseminati tra quelli tradizionali, affinché ci sia più sinergia tra le parti.
E non c’è nessuna paura di cannibalizzazioni della carta stampa da parte di internet.
Inizialmente si temeva che i siti potessero finire con il rendere obsoleti i giornali, e si tendeva a conservare i migliori articoli per l’edizione cartacea. Ora invece, nelle redazioni britanniche questo timore “è diminuito al livello da non avere nessuna influenza significativa sulla strategia”, si legge nella ricerca della City University. E una testata come il Daily Telegraph, che con circa 900.000 copie giornaliere è il broadsheet più venduto del paese, preferisce pubblicare addirittura prima le notizie online.
Infine, un contributo significativo all’aumento dei visitatori dei siti britannici, lo ha dato anche l’idea di sfruttare le potenzialità della rete per coinvolgere dei lettori. Con pochi colpi di mouse, è possibile personalizzare la prima pagina di un giornale, sfogarsi pubblicando un commento a una notizia appena letta o dibattere l’argomento caldo del momento. E grazie ai servizi per cuori solitari, per chi vuole perdere peso o fare un viaggio, ad esempio, si creano comunità virtuali di utenti che condividono certi interessi.
La tendenza dei media digitali britannici di coinvolgere i lettori potrebbe essere – secondo Roy Greenslade, esperto di media e professore di giornalismo a City University – la chiave di volta per il futuro. “ Da sempre i giornali hanno finto di considerare importante la partecipazione dei lettori, trattandoli però come consumatori passivi”, dice Greenslade commentando le strategie dei principali giornali online britannici. “Oggi si sono finalmente convinti della necessità di creare un rapporto con i lettori in cui i giornalisti, oltre che predicare, ascoltano”.
INFO
Ecco i dati sui visitatori unici mensili delle maggiori testate online britanniche, settembre '07:
Guardian Unlimited
www.guardian.co.uk
16,7 milioni
Times Online
www.timesonline.co.uk
12,5 milioni
Daily Mail
www.dailymail.co.uk
11,6 milioni
Sun Online
www.thesun.co.uk
10,6 milioni
Telegraph.co.uk
www.telegraph.co.uk
10,6 milioni
Fonte: Audit Bureau of Circulation Electronic