UNICOBAS: Comunicato 19 dicembre 2008

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UNICOBAS: Comunicato 19 dicembre 2008

Messaggiodi edscuola » 20 dicembre 2008, 13:58

LA SCUOLA ALZERA’ LA TESTA, RESPINGERA’ AL MITTENTE I REGOLAMENTI ATTUATIVI E BATTERA’ L’ACCORDO-CAPESTRO GOVERNO-SINDACATI. DALL’ANNO NUOVO BLOCCO DEGLI SCRUTINI, DELLE ATTIVITA’ AGGIUNTIVE E DEGLI STRAORDINARI, OCCUPAZIONI ED UN NUOVO GRANDE SCIOPERO (E DA SETTEMBRE CAUSE DI LAVORO A VALANGA). I 4 SOLDI DEL CONTRATTO NON SONO NEANCHE DA COMMENTARE


GLI EFFETTI DEI REGOLAMENTI
SCUOLA DELL’INFANZIA
Tempo pieno. Ritorna l’orario a 40 ore con 2 insegnanti per sezione, ma rimane la possibilità di un’organizzazione oraria solo antimeridiana “a richiesta delle famiglie”. Norma ambigua, perché non si specifica con quali numeri venga attivato l’orario ridotto che, sebbene definito “residuale”, gli uffici-organici degli ex provveditorati tenderanno a preferire in un’ottica di mero risparmio.

Classi “primavera”. Restano, con un’obbligatorietà rafforzata rispetto al passato. Questo rappresenta un aumento dei carichi di lavoro non retribuito ed una dequalificazione evidente della funzione docente.

PRIMARIA
Orario. Orario d’insegnamento allungato a 24 ore frontali settimanali: spariscono contemporaneità e programmazione. Valanga di ricorsi contro le 2 h. in più con gli alunni, sottratte alla programmazione.

Contemporaneità (e progetti relativi). Scompaiono. Cade una delle risorse specifiche delle elementari in ordine alla multiculturalità, al recupero dello svantaggio, all’azione didattica per laboratori o classi aperte.

Classi “ponte”. Restano, con tutto il loro bagaglio di separatezza, discriminazione e razzismo.

Prime del prossimo anno. Per le famiglie indotte a fare richiesta di questa tipologia organizzativa, le prime del prossimo anno scolastico partiranno a 24, 27 o a 30 ore (con maestro unico, ora detto “prevalente”).

Moduli. I moduli non esistono più: è previsto solo il maestro unico. Di anno in anno le nuove classi verranno ridotte a 24, 27 o a 30 ore. Il tempo pieno, se non confermato, potrà venire eliminato.

Un’organizzazione di tal tipo è paradossale. Basti pensare alle discrasie che produce. In una classe il “maestro prevalente” può essere idoneo all’insegnamento della lingua straniera (o anche della religione cattolica) ed in altra no. Così verrà ristretto lo spazio delle restanti aree. Le ore perse non verranno compensate da nessun altro docente. Le classi a 24 ore avranno meno spazio per gli altri insegnamenti.

Tale norma è costruita a mo’ di trappola: infatti più saranno i genitori a chiedere un orario a 24 o 27 ore e più risulterà “gradita” e vincente la posizione del Governo sul “maestro unico” (ora chiamato “prevalente”).

Tempo pieno. Ritorna a 40 ore con due insegnanti, però occorre che le richieste dei genitori non vengano sviate e che il numero degli iscritti sia congruo alle normative vigenti per la formazione delle classi (gli Uffici-organico degli verranno sollecitati a contenere il più possibile l’istituzione del tempo pieno).

Discrasie: con un orario frontale di 24 ore pro-capite per i due insegnanti del tempo pieno, eliminate contemporaneità e programmazione, “avanzeranno” 8 ore che dovranno venire impiegate in altre classi (con rottura dell’organizzazione didattica specifica ed un ulteriore aumento dei carichi di lavoro – vd. valutazioni plurime). Visto che la Gelmini ha sostenuto pubblicamente che il tempo pieno “crescerà”, il maggior numero possibile di genitori deve pretendere il tempo pieno al momento dell’iscrizione, rivendicando presso gli Uffici Scolastici Provinciali l’abbassamento del numero di alunni necessari per formare una classe.

Aumento dei carichi di lavoro. L’allargamento degli oneri di servizio (tutto frontale) difficilmente sarà impugnabile – come avrebbe potuto in assenza di un accordo con le OOSS sottoscrittrici – ai sensi del contratto nazionale, visto che CGIL, CISL, UIL, SNALS e Gilda concorderanno modifiche in linea con quanto pattuito con Letta, la Aprea e la Gelmini l’11 dicembre 08.

SCUOLA MEDIA
Tempo di scuola “normale”. Da 29 a 30 ore, a seconda del “POF”.

Tempo prolungato. Da un minimo di 36 ad un massimo di 40 ore. Per le 40 ore sarà necessario che le richieste dei genitori siano categoriche e che il numero degli alunni iscritti sia congruo alle normative vigenti per la formazione delle classi (gli Uffici-organico degli ex provveditorati verranno sollecitati dal Ministero a contenere il più possibile l’istituzione delle classi a tempo prolungato).

Bilinguismo. Scompare: bella coerenza per il governo delle 3 “i”.

SCUOLA SUPERIORE
I decreti attuativi per le superiori verranno redatti ad inizio 2009 ed andranno in vigore dall’a.s. 2010 / 2011. Il Governo non recede di un millimetro rispetto ai tagli previsti nelle superiori (ca. 80000 cattedre e 30000 posti ATA in un sessennio), né rispetto agli strumenti immaginati. Del resto, tale rinvio era scontato. Meno scontata è, per un Paese civile, la riduzione a 4 anni di alcuni indirizzi liceali, la sparizione del greco dal liceo classico o del latino dallo scientifico (provvedimenti per i quali si staranno agitando nella tomba persino Gentile e Bottai, fautori della riforma scolastica fascista). La riduzione a non più di 32 ore del tempo scuola per Istituti Tecnici e Professionali, il taglio generalizzato delle ore per materia (che colpirà soprattutto conoscenze e competenze che sviluppano il sapere critico come le lettere, le scienze, la matematica, la geografia e la storia) nonché l’impronta monoprofessionalistica, comportamentista e meccanicista, prefigurano – anche grazie all’ “accordo” – una scuola ad immagine di quella statunitense (ove la storia non è materia d’insegnamento sino al liceo, bensì d’approfondimento universitario, con un programma che parte dalla nascita degli USA), senza relazione con la tradizione europea.

ACCORPAMENTI, FUSIONI E SOPPRESSIONE DI SCUOLE (“DIMENSIONAMENTO”)
Il dimensionamento verrà attuato dall’anno scolastico 2009 / 2010 e il piano sarà disposto entro il 2009, con i disastrosi parametri previsti per le scuole di ogni ordine e grado. Tali parametri, si ricorda, vengono dalle norme istitutive della “autonomia” (con l’accordo di CGIL, CISL, UIL, SNALS e Gilda).

NUMERO DI ALUNNI PER CLASSE
Il previsto aumento di un punto percentuale in ogni ordine e grado, viene solo congelato per un anno a causa dell’impatto mediatico delle recenti disgrazie in ordine alla questione sicurezza. Ma non si stanzia un euro per mettere a norma quel 90% di scuole non in regola con i dettami della vecchia L. 626 (rivista e sempre prorogata in Italia, unico Paese della UE a non adottare ancora le direttive sulla sicurezza). Né per sistemare quel 50% di scuole con l’impianto elettrico non regolamentare. Il rinvio dell’aumento del numero di alunni per classe introduce un ulteriore taglio di spesa sul personale e sul funzionamento della scuola, come prevede il comma f) dell’accordo: “ferma restando l’adozione di misure compensative idonee a garantire i complessivi obiettivi di riduzione dell’art. 64 del Piano Programmatico...”. Ciò che non si taglia subito sarà compensato: “sconti” eventualmente riservati alle elementari ricadranno su medie e superiori.

TAGLI DI PERSONALE
“L’accordo” sottoscritto da CGIL, CILS, UIL, SNALS e Gilda, non sfiora neppure il capitolo dei tagli: restano così disposte le riduzioni di 87.500 docenti e 40.000 ATA in 3 anni, concentrati soprattutto nella primaria (oltre che su scuola dell’infanzia e media: tempo prolungato, educazione tecnica), nonché quelle “a venire” relativamente a 80.000 cattedre di scuola superiore e ad altri 30.000 posti ATA in 6 anni. Per primi, i 100.000 precari che resteranno “fra color che son sospesi”, ringraziano sentitamente.

Ci voleva davvero uno sciopero generale (12 dicembre)! Uno sciopero tradito dalla CGIL addirittura un giorno prima della sua effettuazione, con la firma di questo ...capolavoro! Ma nella scuola (tranne i COBAS) non lo hanno davvero seguito in molti: 8% nazionale di adesioni (dato ufficiale dello stesso ufficio del MIUR che aveva quantificato in un tondo 65% l’adesione alla scadenza del 30 ottobre)! Con l’accordo si legittima un’operazione controriformista a mero pareggio contabile, voluta da Tremonti, “ministro unico”, la cui linea guida sta nel risparmio spietato e nello smantellamento generale della qualità della didattica. Si legittima inoltre l’inusitato attacco frontale alla scuola primaria, demolita anche se quinta nel mondo e se, proprio col tempo pieno – ben prima dei moduli e della ambigua L. 148 – dal 1974 al 1990 era salita al primo posto. Non vi sono giustificazioni politiche o sindacali che tengano, così come per il contratto: sebbene la CGIL non ne abbia siglato la chiusura, ha condiviso a suo tempo l’intesa sulla sequenza contrattuale, quando la parte economica era già stabilita.

Che l’ infingimento sul “maestro prevalente” bastasse a CISL, UIL, SNALS e Gilda, s’era capito da molto. I “tentennamenti” hanno dilazionato il loro sciopero sino al 30 ottobre (giorno successivo all’approvazione definitiva della legge). Ma come oggi scopriamo, anche la CGIL ritiene compatibile un piano di “modifiche” più apparenti che sostanziali. Se si migliora di poco (snaturandola ugualmente) la situazione relativa al tempo pieno, si distrugge completamente la pluralità docente nella primaria e si lasciano inalterati i tagli. Una CGIL che ha poco da obiettare anche al ddl Aprea (del quale non parla), perché sempre abbarbicata al “chiodo fisso” della valutazione autoritaria del personale scolastico. Infine, visti gli effetti, è chiarissimo l’errore madornale dei COBAS di seguire la CGIL nello sciopero del 12 novembre.

Stefano d’Errico (Segretario nazionale)
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