MCE: Comunicato 10 dicembre 2008

Rassegna Stampa e News su Scuola e Sindacato

MCE: Comunicato 10 dicembre 2008

Messaggiodi edscuola » 11 dicembre 2008, 9:46

ADESIONE ALLO SCIOPERO GENERALE

Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia

E’ tempo di crisi, una crisi della scuola che è specchio della crisi sociale.
Una crisi che è economica, ma non solo: ciò che vediamo è il rischio di rottura dei legami sociali, che possono aiutarci ad uscire insieme.

Da tempo nelle nostre scuole abbiamo segnalato l’aumento di fenomeni di vulnerabilità sociale, ovvero del rischio che, a causa dei fenomeni di impoverimento e migrazione molti soggetti, che vivono “dentro il recinto del benessere e della conoscenza”, rischiano di perdere i livelli di qualità della vita di cui hanno goduto e sono spinti ai margini della società; in questo modo perdono il ritmo e la motivazione alla partecipazione sociale allo studio e provano senso di fallimento, mancanza di futuro.
Oggi alla crisi economica vediamo aggiungersi azioni che ci inquietano.
Quale disegno vi può essere dietro atti come il tentativo di prendere le impronte ai minori Rom; di schedare i clochard, di sottoporre i ragazzi stranieri a test d’ingresso per inviarli a classi separate?
Noi educatori del Movimento di Cooperazione educativa vediamo una unica volontà: innalzare muri per la difesa a oltranza del privilegio di alcuni e impedire l’accesso ad altri. Vediamo la volontà di negare l’art. 2 della Costituzione che ci chiama tutti non solo al diritto, ma anche al dovere della solidarietà.
Di fronte ai tentativi di esclusione pensiamo che la scuola debba essere più consapevole del proprio ruolo di Laboratorio sociale: affermare orgogliosamente le proprie procedure di inclusività, di accoglienza e di promozione, di interazione e integrazione, di confronto inter-culturale. La scuola deve saper dire no a tentativi di dividere su base religiosa, linguistica, sessista o economica i propri alunni, il suo compito, noi crediamo, è continuare a tenere aperta la porta d’ingresso, per riqualificarsi come luogo deputato a promuovere nuove alfabetizzazioni per tutti; ri-alfabetizzazione, ed educazione permanente per coloro che sono usciti precocemente dalla formazione.
Il decreto Gelmini (ora legge169) è la punta dell’iceberg che ci ha permesso di leggere il disegno di una scuola che risponde all’economia e non alla pedagogia; che strizza l’occhio a stereotipi culturali anacronistici e razzisti; che sorregge un’idea (illusoria) di semplificazione dei problemi complessi. Un disegno solo apparentemente incompetente e nostalgico, perchè mira a ridurre e svuotare di senso lo spazio comune, pubblico, aperto a tutti: nello specifico mira a ridurre la scuola da istituzione pubblica a servizio a domanda individuale e il tempo della scuola dell’infanzia a poco più che aiuto assistenziale.
Molte realtà si sono spontaneamente mosse per protestare contro il ripristino di una scuola corta, unica, selettiva e autoritaria. In ogni riunione, assemblea abbiamo illustrato il piano governativo sulla scuola cogliendo l’occasione critica come momento di apertura di dialogo e confronto sul ruolo educativo e sociale, sulla mission della scuola stessa
Gli insegnanti e i dirigenti scolastici del Movimento di Cooperazione educativa credono che i cortei e le manifestazioni siamo momenti utili di incontro affinché il mondo della scuola non sia mai separato dal contesto sociale , dal paese reale.
Per questi motivi il MCE ha scelto di praticare un’idea di scuola aperta, inclusiva che si fa motore di cultura e democrazia, di diffusione di competenze di cittadinanza; una scuola che si attiva per accogliere ed ospitare tutte le diversità, ma che si oppone a che queste possano scivolare verso le disuguaglianze.
Per questi motivi il MCE invita tutti insegnanti e dirigenti a partecipare allo sciopero del 12 dicembre
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CON ONERI PER LO STATO

Messaggiodi edscuola » 11 dicembre 2008, 9:47

(SENZA) CON ONERI PER LO STATO
Governo forte coi DEBOLI, ma debole con i poteri FORTI

Per mesi le scuole del nostro Paese si sono aperte per rendere pubblico e trasparente il lavoro educativo degli insegnanti. Poi le strade d’Italia hanno visto maestre e alunni, padri e madri e figli sfilare con cartelli creativi e ironici. Infine gli studenti e i professori hanno fatto lezione sulle scalinate e sulle piazze.
Tutti con la medesima richiesta: Non risparmiate sull’investimento culturale, la scuola è il futuro delle nuove generazioni. E la risposta governativa è stata dura: Poiché si tratta di menzogne e manipolazioni… Nessun dialogo è possibile, né prima né durante, né dopo.
Poi, un giorno, un Monsignore dice una mezza parola… si lamenta dei tagli alle scuole paritarie, annuncia la mobilitazione delle scuole cattoliche …
Pochi minuti bastano per il dietrofront del governo. I fondi previsti , nella misura di 120 milioni di euro, vengono ripristinati.
Con 1 (uno) emendamento, 1.000 (mille) scuse, e l’invito a dormire sonni tranquilli su 4 (quattro) cuscini
A tutti coloro che lavorano ogni giorno nella scuola pubblica e dello Stato, pone un certo imbarazzo un governo che si comporta così.
Ci imbarazza nel metodo. Una tale docilità, e tanta deferenza, una così grande premura nei confronti dei Prelati e dei Privati contrasta con il silenzio, il muso duro e i muscoli mostrati nei mesi passati nei confronti di analoghe richieste che venivano da studenti, insegnanti e famiglie, pur cristiane anch’esse.
Un governo che usa due pesi e due misure non è un buon modello educativo per i giovani: dice di non guardare in faccia nessuno invece guarda, eccome… e differenzia le risposte a seconda della provenienza delle richieste. I ragazzi direbbero che ha troppe preferenze, o che si dimostra forte coi deboli, ma debole coi forti: regole che si addicono a certi tipi di bullismo, più che ad adulti responsabili.
Ma ci offende ancor più il merito. Noi ci aspettiamo che un Governo rispetti la Costituzione, che è il patto sottoscritto da Tutti. Non ci sembra giusto che l’art. 33, che parla così chiaro, venga continuamente frainteso: La Repubblica… istituisce scuole statali per tutti gli ordini e i gradi. Enti e privati hanno il diritto istituire scuole e istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.
Non ci stanchiamo di ripetere cose risapute, perché, ce ne stiamo accorgendo tutti quanti, viviamo in un clima di manipolazione dell’informazione, e si rigirano le parole cambiandole di senso.
E il significato dell’articolo costituzionale ci sembra univoco: è la scuola statale che va istituita, non quella privata che va assistita…
O no?
Non vogliamo essere scambiati per anti-cattolici. Non vogliamo mancare di riconoscere l’importanza e la serietà di tante scuole private e confessionali. I nostri pensieri sono dettati dalla passione educativa.
Chi ama la scuola la vuole libera e aperta, capace di garantire a tutti e tutte il diritto all’istruzione: che significa garantire il diritto a comprendere la realtà che ci circonda, a incontrare gli altri, a costruire legami sociali con chi è diverso da noi. Quindi non crediamo che costruire e frequentare scuole troppo omogenee e fondate sulle appartenenze sia una cosa utile a formare personalità aperte al dialogo
Infine, un’ultima osservazione.
E’ stato messo in evidenza che nella società in cui viviamo prevale la ricerca del consenso attraverso la manipolazione dei messaggi. In questo modo si punta a creare una opinione pubblica docile, perché impaurita e disponibile all’adeguamento, disponibile a delegare ogni diritto a chi si presenta come rassicurante. L’unanimismo è a volte un sintomo di questa docilità, e l’unico antidoto è tenere la schiena diritta, non rinunciare ai diritti costituzionali.
Infatti in un Paese democratico è bene che il confronto ci sia fra opposti pareri, alla ricerca di integrazioni e mediazioni... è questa che chiamiamo Politica.
In questa storia un’uscita politica è stata negata dall’unanimismo di chi si è espresso, maggioranza e opposizione.
E neanche questo ci sembra un buon modello di cittadinanza attiva e democratica.
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