Insegnanti e Genitori DD Piossasco (TO): Riforma scuola

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Insegnanti e Genitori DD Piossasco (TO): Riforma scuola

Messaggiodi edscuola » 24 ottobre 2008, 8:02

I media stanno propagandando la riforma come un evento utile e meraviglioso per la scuola italiana.
Nei dibattiti televisivi sono presenti ministri, intellettuali, giornalisti, ma mai insegnanti, pedagogisti, docenti universitari che lavoreranno nella scuola e per la scuola.

Noi siamo molto preoccupati e vorremmo una discussione

seria

dove abbiano voce insegnanti e famiglie, dove i conduttori televisivi, senza la dovuta informazione, non si schierino, dove tutti gli italiani sappiano dove realmente andrà a finire la scuola pubblica italiana con il decreto Legge 137.
Gentili signori aiutateci ad informare correttamente e a far riflettere su cosa vuol dire tornare al maestro unico in un contesto sociale totalmente cambiato.
Noi abbiamo tentato di farlo informandoci, discutendo, producendo diversi materiali e sottoponendoli alla popolazione della nostra città il 2 ottobre 2008.
Alleghiamo parte di ciò che abbiamo raccolto e prodotto sperando di suscitare almeno il vostro interesse ed attenzione.

Ci soffermeremo in particolare su alcuni articoli del Decreto Legge 137, quelli che riteniamo maggiormente devastanti per la scuola pubblica italiana.

Non ci soffermeremo a riflettere sull’uso o meno del grembiulino o “divisa scolastica” perché ci sembra del tutto marginale.

Non parleremo dei voti in decimi….…lo ha già fatto il Ministro Tremonti in un’intervista a “La Padania” e rispetto alla quale ci asteniamo da commenti:


“....il voto è necessario perché......la mente umana è semplice e.........risponde a stimoli semplici”
“Ogni voto deve mettere capo ad una classifica. Se non c’è classifica non c’è neanche valutazione”
”E’ tempo che ci si rivolga ai valori e alle tradizioni di un passato che deve ritornare”.

Parleremo invece di maestro unico e della riduzione
dell’orario scolastico

Art. 4 :……….”è ulteriormente previsto che le istituzioni scolastiche costituiscono classi affidate ad un unico insegnante e funzionanti con orario di ventiquattro ore settimanali. Nei regolamenti si tiene comunque conto delle esigenze, correlate alla domanda delle famiglie, di una più ampia articolazione del tempo-scuola”.

Inoltre nello “schema di piano programmatico”, che accompagna il DL 137, si legge che l’orario di lavoro è fissato a 24 ore e si cita testualmente “Resta comunque aperta la possibilità di una più ampia articolazione del tempo scuola, tenuto conto della domanda delle famiglie e della dotazione organica assegnata alle scuole, nel rispetto dell’autonomia delle stesse”.

Abbiamo provato a capire cosa accadrebbe nella scuola

TEMPO SCUOLA
Le relative opzioni organizzative possibili offerte nel piano programmatico sono le seguenti:
27 ore, chi coprirà le 3 ore aggiuntive?
30 ore, chi coprirà le 6 ore aggiuntive?
si potrà avere un’estensione delle ore di lezione pari ad un massimo di 10, comprensive della mensa, coperte da chi?

È la regione che assegna gli insegnanti resi disponibili dal ministero, distribuendoli sul territorio a seconda delle necessità e della disponibilità.

Nel piano programmatico si dice che la riorganizzazione dell’orario libera risorse. Piemonte, Lombardia, quasi tutto il nord fruisce pesantemente del tempo pieno, ciò nonostante la copertura della totale richiesta da parte delle famiglie non è garantita. Al centro ed al sud se ne usufruisce molto meno. Se le risorse che si libereranno dovranno essere tagliate nell’ottica del risparmio degli sprechi, se l’organico in essere non basta per coprire le esigenze del territorio nazionale, QUALI RISORSE GARANTIRANNO I TEMPI PIENI CHE SARANNO RICHIESTI?

In questa ottica è intuitivo supporre che:

 Ci sarà una drastica riduzione dei programmi didattici educativi.
 Spariranno le ore di contemporaneità, e con loro la realizzazione dei percorsi di recupero individualizzati per alunni e gruppi che hanno un bisogno specifico.

In questi anni, nel nostro Circolo Didattico, abbiamo presentato ogni anno un progetto di utilizzo delle ore di compresenza tra insegnanti della stessa classe.

Abbiamo sempre considerato questa scelta fondamentale perché riteniamo che, a partire dalla prima elementare, a tutti i bambini vada data l’occasione di potersi esprimere e di poter apprendere non solo in una relazione frontale con la classe, ma anche in un rapporto individualizzato con l’insegnante che gli dedica del tempo per mantenere nel testo scritto la sua ricchezza di pensiero. Questo approccio, utile a tutti gli alunni all’inizio del ciclo scolastico, resta fondamentale per i bambini con difficoltà che tendono a raggiungere l’autonomia più lentamente. A nostro avviso, infatti, il recupero di tali bambini va attuato attraverso pratiche didattiche che solo in un rapporto individualizzato o di piccolo gruppo si possono realizzare. A tutti i bambini, ma in particolare a quelli con difficoltà,va dato modo di far emergere le proprie capacità e in questi anni di ricerca e riflessione, anche a livello di gruppi di lavoro di insegnanti (penso in particolare al gruppo di recupero ma anche al gruppo di ricerca e ai team e alle classi parallele che discutono i casi problematici) ci siamo convinti che la relazione frontale con la classe non è sufficiente a realizzare questo obiettivo.
Non crediamo che un voto in condotta o una bocciatura in mancanza di pratiche di recupero possano svolgere un ruolo altrettanto valido.


Un’ulteriore riflessione riguarda la specializzazione delle competenze disciplinari che per noi non ha mai significato separatezza delle discipline ma apporti diversi, più approfonditi, per la realizzazione di obiettivi formativi comuni. Questa opportunità ha reso possibile in questi anni agli insegnanti la partecipazione a corsi di aggiornamento specifici delle diverse discipline con un incremento delle conoscenze disciplinari, ma anche delle metodologie per insegnarle. Inoltre si sono creati gruppi di lavoro in particolare per l’area linguistica e matematica (es. gruppo di valutazione della lettura e gruppo sulla risoluzione dei problemi matematici) che consentono agli insegnanti di confrontarsi e lavorare insieme. Chi di noi ha già l’età per aver sperimentato anche il “tempo normale”, e quindi è stato insegnante unico, sa che questa preparazione specifica allora non era possibile.

Un’ultima riflessione vorremmo dedicarla alla pluralità dei punti di vista sul bambino che la contitolarità di più insegnanti su una classe offre. Più sguardi, non solo disciplinari, ma umani, su un bambino ci hanno sempre consentito di vederlo meglio e di confrontare e discutere punti di vista per cercare ipotesi di soluzione anche alle difficoltà quotidiane che tutti i bambini e i maestri possono incontrare. Naturalmente senza esagerare rispetto al numero di insegnanti che ruotano su una classe, condizione garantita sul tempo pieno e che abbiamo cercato di garantire il più possibile anche sui moduli (3 insegnanti su due classi o 4 insegnanti su tre classi).

Proponendo il modello dell’insegnante unico per le 24 ore del mattino ed un tempo pieno scolastico non ben definito, ma comunque non gestito da due insegnanti per classe,

il ministro vorrà forse convincerci che i privati,
le cooperative, gli insegnanti
che avanzano delle ore a rotazione

possano svolgere queste importanti funzioni, ma noi, con tutto il rispetto per ogni tipo di professionalità, riteniamo che

il ruolo degli insegnanti sia unico

Passiamo ora a riflettere su alcuni dati:

Il Ministro cita come riferimenti i soli dati COMPLESSIVI relativi al costo procapite per studente e il rapporto n° insegnanti/n°studenti. Non analizza nel dettaglio le situazioni per ogni ordinamento scolastico.

I dati sui costi indicano che l’Italia spende poco più della media europea per la scuola primaria (è forse per questo che siamo tra i primi); mentre spende sempre meno della media europea man mano che si sale come ordinamento scolastico.

Altro dato che forse varrebbe analizzare è il divario dei risultati della scuola nel suo complesso.

I dati dicono che la media nazionale è abbassata dalle medie regionali del centro e sud Italia.

In ultimo lo stato spende meno degli altri paesi europei rispetto al PIL.

I dati OCSE PISA classificano la scuola secondaria (15 anni tanto per intenderci) tra le ultime nel mondo, mentre i dati IEA PIRLS classificano la scuola primaria tra le prime al mondo come qualità formativa (6°posto).


Ci siamo occupati in particolar modo della scuola primaria (elementare), ma

Il piano programmatico cita anche:

“Nella scuola dell’infanzia l’orario obbligatorio delle attività educative, nell’ottica di una progressiva generalizzazione e tenendo conto delle diversificate esigenze rappresentate dalle famiglie, si svolge anche solamente nella fascia antimeridiana, impiegando una sola unità di personale docente per sezione e riorganizzando il più possibile il funzionamento delle sezioni di una medesima scuola sulla base di tali opzioni…..”

Si prevede il maestro unico anche qui???

.....“Tenendo conto delle diversificate esigenze della famiglia”… Questa apparente preoccupazione per le famiglie, contrasta con il DL 137 Art 8: “…….. dall’attuazione del presente decreto non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica..…”


Ci sarebbero ancora numerosi ed altrettanto importanti argomenti da trattare:

 Tagli degli organici (docenti e personale ATA)
 Trasformazione dei precari in disoccupati
 Chiusura delle scuole
 Riforma per la scuola secondaria di primo grado (media), per la scuola secondaria di secondo grado (superiori), per l’università
 La trasformazione della scuola in Fondazione con tanto di Consiglio di Amministrazione al posto degli attuali organi collegiali
 E probabilmente altro ancora………

Ma noi decidiamo di concludere con queste riflessioni…..

Il grembiule e i voti dovrebbero essere considerati semplici strumenti da usare o no a seconda dei contesti e delle situazioni, non essere presi come simbolo di restaurazione del passato.

Oltretutto non si bada molto alla coerenza.

Si rendono conto che la stessa persona che sostiene, come Presidente del Consiglio, il grembiule a scuola, è proprietario di catene televisive che propongono alle ragazzine delle scuole medie le veline come modello?……

Forse fra le due cose c´è un po’ di contraddizione?

Propongono una scuola selettiva: già abbiamo il minor numero di laureati di tutti i paesi industrializzati e i tassi di abbandono scolastico sono tra i più alti;premiare il merito è giusto, ma dopo che tutti sono nelle stesse condizioni di partenza.

La società moderna richiede un aumento di livelli di conoscenza e di persone scolarizzate.
L´innovazione tecnologica avanza veloce, o si è in grado di stare al passo o si viene buttati fuori:corriamo il rischio che fra trent’anni i paesi emergenti, che hanno molta più attenzione di noi alla scuola, vengano a fare in Italia i prodotti a tecnologia più scarsa perché noi non saremo in grado di competere su quelli più innovativi.

Proporre il ritorno alla scuola che andava bene quando la maggior parte delle persone faceva il contadino e i prodotti arrivavano solo dai confini nazionali è dannoso, oltre che ingiusto.

Il bullismo e l’estraneità di molti studenti, che si approfondiscono man mano con gli ordini di scuola, non sono la causa della crisi della scuola, ma una conseguenza.
Le vere cause sono il fatto che per la scuola superiore si spende troppo poco.

Dipendono dal fatto che man mano che gli studenti si avvicinano alla fine del loro percorso scolastico appare sempre più chiaro che la scuola non è in grado di garantire un futuro stabile e sicuro neanche a chi l’ha frequentata ottenendo i risultati migliori.

Le professioni più prestigiose e remunerative sono in gran parte destinate a figli di persone che già le facevano: per gli altri ci sono lavori pecari e sottopagati.

La scuola superiore è in crisi perché da 80 anni non si rinnova e parla ai ragazzi abituati a comunicare con il linguaggio degli sms usando il linguaggio dei Promessi sposi e viene vissuta quindi come un momento inutile, noioso, buono al massimo per passare un po’ di tempo con i compagni di classe.

La scuola elementare ottiene buoni risultati perché è riuscita a stabilire un collegamento con le esigenze e i modi di pensare dei bambini che la frequentano. E parte da essi per costruire percorsi di conoscenza che producano competenze

Vogliono toglierci le condizioni perché possiamo continuare a farlo.

Certo non sosteniamo che il nostro modello di scuola sia perfetto e ci sono margini di miglioramento e cose che non vanno.
Ma non vogliamo cambiare peggiorando e tornando ad un modello di scuola che andava bene per una società che esisteva cinquant’anni fa, ma che oggi è scomparsa.

Bisogna uscire dalla logica individuale che porta ad arrabbiarsi e a reagire solo quando si è toccati personalmente, quando veniamo colpiti direttamente noi o i nostri figli.

Noi insegnanti non chiediamo un aiuto per difendere dei privilegi.
Quello che chiediamo è soprattutto di impegnarvi a fare tutto il possibile perché le prossime generazioni abbiano gli strumenti per capire il mondo che li circonda, per costruirsi il proprio futuro.

Ma lo devono fare tutti, e non solo una minoranza di privilegiati!

Vi proponiamo le motivazioni principali che il Governo dà per giustificare le scelte che ha fatto .

Allora, perché si vuole risparmiare partendo dalla scuola?

Per un motivo molto semplice:è più facile tagliare nella scuola perché molti effetti di questi tagli emergeranno solo fra parecchio tempo. Se si taglia sulla sanità tutti si accorgono dopo un paio di mesi che mancano le bende, sono diminuiti gli infermieri, è aumentato il ticket.

Se si abbassa la qualità della scuola, alcune conseguenze salteranno fuori solo fra dieci o dodici anni, al termine del percorso scolastico.


Ma c´è un altro aspetto che vorremmo mettere in luce.

Alcune scelte non c’entrano direttamente col risparmio, ma piuttosto con un’idea di come deve essere la scuola, profondamente diversa da quella secondo cui è impostata la scuola che noi cerchiamo di attuare.

Nel dibattito sul maestro unico le motivazioni logiche che hanno portato i sostenitori sono semplicemente ridicole.

La scuola elementare dovrebbe essere una specie di supplente della famiglia in crisi.

Ma la scuola ha una funzione diversa dalla famiglia
e non si possono creare confusioni di ruoli.

Vogliono una scuola che semplifichi la realtà.

Vogliono una scuola che sia un luogo di competizione individuale, dove ognuno considera i compagni degli avversari e non degli alleati nel processo di apprendimento, una specie di giro d’Italia con la classifica di tappa e la classifica generale.

Vogliono una scuola che sia un luogo di disciplina formale e che le cose vengano ottenute con le costrizioni e non con la convinzione.

Vogliono una scuola che trasmetta nozioni da ripetere ed imparare

mentre oggi è necessario soprattutto costruire delle competenze che
possano essere applicate in campi diversi
e recuperate a distanza di tempo.


Piossasco, 20 ottobre 2008

Insegnanti e genitori della Direzione Didattica di Piossasco (TO)
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