Se nei nostri atenei non si studia in italiano

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Se nei nostri atenei non si studia in italiano

Messaggiodi edscuola » 25 ottobre 2007, 18:07

da Repubblica.it

Crescono i corsi interamente in lingua straniera. Anche per attrarre iscritti dall'estero
L'esperimento di Torino: niente tasse agli studenti italiani che fanno questa scelta

Se nei nostri atenei non si studia in italiano
E al Politecnico parte la laurea in inglese

Da Bologna, alla Bocconi alla Luiss fino a Camerino: ecco alcuni esempi

di ALESSIA MANFREDI

ROMA - "Discover the Politecnico" recita il sito internet dell'università torinese per aspiranti architetti ed ingegneri, in versione rigorosamente plurilingue. Invito non causale, visto che l'ateneo inaugura quest'anno un corso di laurea triennale tenuto interamente in inglese. Una scelta forte, spinta anche da un incentivo economico: gli studenti italiani (170) che hanno scelto di seguire le lezioni in lingua straniera non pagheranno le tasse per il primo anno. Oltre a tre corsi di laurea di primo livello, (english only) ci sono anche sei corsi di specialistica e una parte dei corsi di dottorato e master: in totale il 35 per cento dell'offerta.

Quello del Politecnico è un caso speciale anche per lo sconto sulle tasse, che ha suscitato qualche polemica sulla penalizzazione di chi sceglie invece la lingua nazionale ed è costretto a pagare per intero la retta. Ma in generale il panorama oggi è ben diverso da quello che ricorda chi si è laureato qualche anno fa. Ormai in diversi atenei italiani si studia come se si fosse a Londra: non solo nei corsi di laurea in lingue e letterature straniere, dove moltissimi insegnamenti sono madrelingua, ma anche per discipline tecniche e specialistiche, dall'economia alla fisica.

Internazionalizzazione è la parola chiave per le ultime offerte didattiche, sia per attirare studenti fuorisede ed esteri (i più "nuovi" vengono oggi dalla Cina, dall'India e dal mondo arabo) in un ambiente sempre più competitivo, che per formare i nostri rendendoli da subito in grado di essere spendibili in un ambiente di lavoro plurilinguistico.

L'università Bocconi di Milano è stata la prima ad introdurre lauree completamente in inglese nel 2001. Oggi su cinque lauree triennali alla business school una è completamente in inglese, su 10 lauree specialistiche, sei sono in inglese oltre a Master e PhD: in totale 23 corsi su tutta l'offerta formativa. Sono molti gli italiani in classe ma anche gli stranieri apprezzano: su un totale di 12mila studenti, il 10 per cento viene da altri paesi.

Anche alla Luiss di Roma, l'ateneo privato che forma da anni le future classi manageriali, cresce la domanda di corsi in lingua. Quest'anno parte il nuovo Double Degree in International management, interamente in inglese, che prevede il primo anno in Cina presso l'università di Fudan e il secondo in Italia. C'è poi un corso di laurea in General management con specializzazione in Business management for luxury and tourism che attira soprattutto studenti degli Emirati Arabi. E una laurea in General management con specializzazione in international business, oltre ad una specializzazione in Management of innovation. C'è poi anche una laurea triennale in Economia e commercio che prevede due semestri in Olanda, in partnership con l'università di Utrecht ed altri master. Per invogliare chi sta all'estero a venire a Roma ci sono poi borse di studio dedicate, come quelle specifiche per gli studenti indiani.

Alla storica alma mater bolognese, con una lunga tradizione di scambi con l'estero, la facoltà di Economia propone tre lauree specialistiche e due master con lezioni interamente in inglese. E si guarda con interesse l'esperimento del Politecnico. "La nostra esperienza è che la domanda per lezioni in inglese è più forte a livello di biennio. Vedremo come va a loro e in base ai loro risultati potremmo decidere di introdurle anche da noi al primo livello triennale" dice Sandro Sandri, preside della Facoltà di Economia. Anche sotto le due torri l'affluenza alle lauree in inglese è elevata: molti i cinesi, oltre agli europei, in particolare studenti dei paesi dell'Est, e qualche americano.

Tra le piccole stupisce Camerino, che guida la classifica del Censis per i piccoli atenei. Anche qui lauree triennali tutte in inglese (per biotecnologie) e biennali (in fisica, biotecnologie farmaceutiche e geologia con indirizzo risorse e rischi ambientali). Gli insegnamenti sono attivi già da un paio d'anni e la risposta è stata buona: sulle colline marchigiane in molti arrivano dall'Asia ma anche dall'Africa.

A Firenze dovrebbe ripetersi anche quest'anno il corso di diritto internazionale obbligatorio per gli studenti di giurisprudenza dell'ultimo biennio, tenuto sia in italiano che in inglese, oltre a sei master e alcuni dottorati. Mentre Trieste offre diversi insegnamenti in lingua - anche se nessun corso completamente in inglese - per le lauree specialistiche in ingegneria clinica, fisica e astrofisica e fisica spaziale.

Ultima sorpresa: proliferano i "double degree", doppi diplomi tra un'università italiana ed una straniera riconosciuti in entrambi i Paesi. Qualche esempio: Udine per la laurea in letteratura austriaca offre un doppio diploma con l'università di Klagenfurt; o il progetto Poli-Tong, fra la Tongji University di Shangai e il politecnico di Milano e di Torino, con corsi di laurea in ingegneria meccanica ed ingegneria dell'informazione pensati per le aziende italiane che vogliono guardare ad oriente. O ancora Bocconi che ha stretti rapporti con l'India e con la Russia e Ca' Foscari, a Venezia, che offre un doppio master universitario di secondo livello in management dei beni e delle attività culturali, ESCP-EAP, con una prestigiosa grande école francese. Il corso, lo avete già capito, si tiene in inglese, a Venezia e Parigi.
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