VENERDI’ 3 OTTOBRE SCIOPERO E MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA
CONTRO LA MANOVRA SULLA SCUOLA
La ministra Gelmini ha atteso la fine delle lezioni per uscire allo scoperto con un grande programma di tagli. A decorrere dall’anno scolastico 2009/2010, ed entro tre anni, saranno cancellati 70.000 cattedre e 40.000 ruoli ATA. Un taglio che va ad aggiungersi a quello realizzato dal governo Prodi nelle finanziarie precedenti (47.000 posti in meno, comprese le riduzioni già attuate per il prossimo anno scolastico). Con queste misure si produrranno risparmi di spesa per 7,832 miliardi di euro. Solo il 30% di questi risparmi sarà utilizzato a fini contrattuali per presunte “iniziative dirette alla valorizzazione ed allo sviluppo professionale della carriera del personale della scuola”. La riduzione sarà del 10% per i docenti e del 18% per il personale ATA. Una media del 12%. Questi tagli saranno realizzati tramite regolamenti ministeriali! Verranno modificati orario di lavoro, durata delle lezioni e struttura dei programmi. Si spingerà per tornare al maestro unico alle elementari e per eliminare il tempo prolungato alle medie. Verranno rivisti gli ordinamenti della secondaria, con l’obiettivo di ridurre drasticamente materie e ore di insegnamento. Forse si ridurranno le ore a 50 minuti. Una vera controriforma della scuola in linea con la legge Moratti. Per fare il tutto, la Gelmini avrà 12 mesi di tempo. Non male per un paese che in Europa è agli ultimi posti: 69% di diplomati tra i giovani contro il 73% della Germania, il 77% della Gran Bretagna, l’80% della Francia, l’81% del Belgio e della Grecia, l’84% dell’Irlanda, l’86% della Finlandia e la metà dei laureati della media UE. Ovviamente questi tagli penalizzano le nuove assunzioni. Anche per il rinnovo contrattuale(biennio economico 2008-9) il responso è negativo, visto che Prodi per l’anno in corso non ha stanziato un euro. Se ne riparlerà nel 2010.La finanziaria prevede inoltre l’innalzamento drastico di un punto percentuale, dall’anno scolastico 2009/2010, del rapporto docente-alunni, con conseguente “ingrossamento” e diminuzione delle classi. Tremonti riassume il tutto nella finanziaria.
Al tutto si aggiunge il ddl presentato alla Camera da Valentina Aprea, il cui obbiettivo principale è rendere il funzionamento della scuola pubblica del tutto simile a quello della scuola privata. Le scuole verranno trasformate in fondazioni e consegnate ai privati (piccola e media impresa), i quali entreranno nei consigli d’amministrazione (che sostituiranno gli attuali consigli d’istituto) e, versando un obolo, diverranno i veri padroni della scuola. Il ddl prevede inoltre all’art.11 il passaggio completo alle regioni della gestione delle scuole di ogni ordine e grado, in linea con quanto previsto dalla “devolution” votata nel 2000. Al capo terzo viene riproposto il decreto sul reclutamento varato dalla Moratti e abolito da Fioroni: concorsi con cadenza triennale banditi dalle scuole stesse (niente più concorsi nazionali e graduatorie). La carriera dei docenti verrebbe articolata in 5 livelli (“inserimento formativo, iniziale, ordinario, esperto e vicedirigente”) in gran parte decisi dalla valutazione discrezionale dei presidi; l’aumento stipendiale sarebbe determinato dall’appartenenza al singolo livello e da selezioni interne.
Per i docenti verrebbe istituito un organismo fittizio di rappresentanza con il solo compito di stilare il codice deontologico ed istituire commissioni disciplinari. Sparirebbero le RSU d’istituto, verrebbe istituita una rappresentanza sindacale unitaria regionale per i docenti e l’area contrattuale della docenza (ma sempre interna all’impiegatizio DL.vo 29/93, con il blocco all’inflazione programmata per i rinnovi contrattuali, l’eliminazione del ruolo e degli scatti d’anzianità). Resta escluso da qualsiasi rappresentanza sindacale il personale ATA!. Onde foraggiare i vari carrozzoni “formativi”, alle associazioni professionali verrebbero affidate funzioni oggi peculiari dei sindacati. Verrebbe eliminato lo stato giuridico del 1994 e le norme sulla contrattazione nei luoghi di lavoro previsti dal D.lgs 165/01, con molto più potere economico e disciplinare ai dirigenti.
Infine, Brunetta non ha perso tempo. Ha iniziato con l’esclusione dei lavoratori pubblici dai benefici fiscali sugli straordinari, riservati ai soli lavoratori privati ed ha proseguito con l’Art. 71 del DL 112 del 25 giugno 2008 e la Circolare n. 7 del 17 luglio 2008 che attuano una vera e propria discriminazione inasprendo le norme sulle assenze per malattia solo per i pubblici dipendenti:
· Nei primi dieci giorni di assenza per malattia è corrisposto solo il trattamento economico fondamentale con esclusione di ogni indennità e di qualsiasi altro trattamento accessorio. Si calcola, quindi, che un dipendente che si ammali per 10 giorni possa rimetterci dai 15 ai 30 euro al giorno. Un vero e proprio ticket/salasso sulla salute.
· “Le fasce orarie di reperibilità del lavoratore sono dalle ore 8.00 alle ore 13.00 e dalle ore 14.00 alle 20.00 di tutti i giorni, compresi i non lavorativi e i festivi.” Recarsi dal medico di famiglia, in farmacia, o andare a fare accertamenti, potrebbe diventare un’impresa! I veri malati verrebbero così penalizzati più di quei fantomatici fannulloni che si vorrebbero perseguire!
L’impetuosa arroganza con la quale si sono messi al lavoro lascia intendere che hanno sottovalutato la possibile resistenza dei lavoratori. CGIL, CISL ,UIL si stanno accodando alle iniziative governative. La CGIL, del resto, ha addirittura un proprio progetto per la ristrutturazione della pubblica amministrazione col quale fa a gara con Brunetta per eliminare i “fannulloni”. Come però i nostri governanti dovrebbero sapere, i sindacati confederali, pur avendo la stragrande maggioranza degli iscritti, nella scuola a volte sulle questioni nodali vengono messi in esigua minoranza: è accaduto alla fine degli anni 80’ quando nacquero i comitati di base, al tempo del “concorsone”, poco tempo fa per i fondi pensione.
Stefano d’Errico (Segretario nazionale)