Bocciato? Il Tar ti promuove

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Bocciato? Il Tar ti promuove

Messaggiodi edscuola » 5 agosto 2008, 9:23

da LASTAMPA.it

SENTENZA A TORINO APRE LA STRADA A MIGLIAIA DI RICORSI

Bocciato? Il Tar ti promuove

Liceale aveva cinque insufficienze: “Ma la scuola non ha fatto i corsi di recupero”


ANDREA ROSSI

TORINO
Ci si può salvare anche con cinque insufficienze a fine anno, riuscire a non farsi bocciare, alla faccia del giro di vite sbandierato sulla scuola. Come? Rivolgendosi al Tar.

Succede a uno studente di Verbania. Il Tar del Piemonte ha accolto il suo ricorso, annullando la decisione dei professori che l’avevano bocciato. E ha contestato all’istituto «la mancata ammissione alla frequenza delle attività di recupero delle insufficienze riportate durante l’anno scolastico».

A casa di Paolo, il giovane studente del liceo Cavalieri di Verbania, da una settimana si festeggia «un’ingiustizia riparata», come racconta mamma Carla. E si aspetta il nuovo scrutinio del consiglio di classe, previsto per fine mese, visto che i giudici hanno annullato quello di giugno. Forse Paolo dovrà affrontare una sorta di maxi-esame di riparazione. «Vedremo», taglia corto Chiara Barbè, la preside della scuola incriminata. «Certo è che il provvedimento non ci convince affatto».

Al liceo verbanese la sentenza è andata di traverso. Perché la pagella di Paolo era stata una delle poche non contestate. Storia di un anno vissuto sempre sul filo. Alla fine del primo quadrimestre la situazione traballa già: tre materie insufficienti, scienze, disegno e latino. Il consiglio di classe attiva i corsi di recupero previsti dal ministero per due delle tre discipline. Scelta discrezionale, ma consentita dalle circolari attuative del ministero. I guai spuntano dopo, in pieno secondo quadrimestre. La situazione precipita: giù filosofia, fisica, matematica e persino educazione fisica.

Un’ecatombe: sette materie. A inizio giugno, quando i professori si riuniscono per gli scrutini finali, le insufficienze sono diventate cinque, ma sono sempre tante. Troppe. E il verdetto è questione di pochi minuti: bocciato.

La storia di Paolo potrebbe essere finita qui. Se non fosse che i suoi genitori non ci stanno. Nominano un legale e fanno ricorso. «Non sapevamo nulla della situazione di nostro figlio», spiega mamma Carla. «Pensavamo avesse solo una materia insufficiente; non sette, poi ridotte a cinque». E i voti delle verifiche, i colloqui con gli insegnanti? «Nemmeno Paolo conosceva i suoi voti. I professori non ci hanno mai avvisati. E, per di più, non hanno nemmeno attivato i corsi di recupero».

Ecco il rilievo che i giudici accolgono, cancellando il verdetto del consiglio di classe. La scuola, scrivono nel dispositivo della sentenza, ha violato «i principi generali in materia di diritto allo studio, di interventi di sostegno allo studente e di prevenzione all’insuccesso scolastico». Di più: a metà secondo quadrimestre, di fronte all’aggravarsi della situazione - con quattro nuove insufficienze - «espressive di un peggioramento progressivo della situazione... il Consiglio di Classe non ha predisposto interventi di recupero delle ulteriori carenze rilevate».

Il messaggio è chiaro: il liceo Cavalieri non avrebbe messo Paolo nelle condizioni di recuperare le sette insufficienze. Sette, una situazione disperata, ma recuperabile, almeno in astratto, secondo il Tar.

Ma davvero le scuole devono offrire a ogni studente un corso di recupero per ogni materia in bilico? L’ordinanza del Ministero, datata 2007, parla chiaro: «Le istituzioni scolastiche hanno l’obbligo di attivare gli interventi di recupero e, nell’ambito della propria autonomia, individuano le discipline e/o le aree disciplinari». Ed è il passaggio a cui i presidi di mezza Italia, che ora temono una valanga di ricorsi, si aggrappano. «Se per ogni insufficienza, di qualunque studente, dovessimo attivare un iter di recupero, finiremmo in bancarotta», assicura uno di loro, Mario Perrini, dirigente scolastico di lungo corso del liceo Galileo Ferraris di Torino. «Ci mancano le risorse. Tanto è vero che il ministero ci riconosce ampia autonomia nell’individuare tempi e modi dei recuperi».
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