da ItaliaOggi
Le regioni non vogliono i dipendenti della scuola. Sì solo alla gestione
Allo stato la disciplina del rapporto di lavoro, ovvero la titolarità del contratto da applicare al personale della scuola; sulla programmazione e la distribuzione territoriale del personale decidono invece le regioni. E se da un lato lo stato si impegna a trasferire alle regioni funzioni e risorse in materia di istruzione, dall'altro le regioni si impegnano per la produzione di una propria normazione organica per il completamento delle disposizioni statali. Queste alcune delle proposte presenti nel documento condiviso da tutte le regioni per rivendicare le competenze previste dalla riforma del titolo quinto della parte seconda della costituzione in materia di istruzione. Si tratta di una proposta di intesa tra stato, regioni, province autonome di Trento e Bolzano, che sarà portata in discussione alla prossima conferenza unificata e di cui ItaliaOggi è in grado di anticipare i contenuti.
Le interpretazioni al titolo quinto hanno spesso prodotto contenziosi e frammentazioni. ora le regioni snono rponte a non chiedere più la piena titolarità del rapporto di lavoro, che avrebbe portato a regime al trasferimento del persoanle dallo stato alle dipendenze delle regioni. Si riconosce allo stato il diritto-dovere di dettare norme generali, principi fondamentali e livelli essenziali con l'obbligo di garantire le risorse necessarie per l'attuazione degli obiettivi; le regioni rivendicano il diritto di dettare legislazione concorrente e di assolvere alla funzione organizzativa l'obbligo di garantire il raggiungimento degli obiettivi. Agevolare, infatti, l'applicazione della funzione normativa è una priorità. Per questo, nel documento si propone che le norme statali sull'istruzione vengano raccolte in un unico testo. Sul fronte dell'allocazione delle funzioni amministrative lo stato, si legge nel documento, si impegna ad adottare i d.p.c.m. previsti dal decreto legislativo n.112 del 1998. Per la parte non coperta dal decreto si chiede al governo di farsi promotore di un disegno di legge da approvare in tempi stretti. Le regioni, a loro volta, si impegnano per la produzione di una propria normazione organica in diverse materie, come programmazione e offerta di istruzione, criteri di assegnazione del personale, anagrafe studenti. Altra condizione prioritaria determinata dalla sentenza n. 13/2004 della Corte costituzionale è che le regioni, che non si siano mosse in tal senso, individuino modalità e strutture per esercitare le funzioni amministrative. A tal proposito si concorda sulla possibilità di avvalersi del personale degli uffici scolastici periferici. Sul fronte delle risorse umane, poi, si vuole regionalizzare la programmazione, distribuzione territoriale del personale dirigente, docente e Ata (ausiliario, tecncio e amministrativo), che, però, rimane alle dipendenze dello stato. Inoltre, si propone che in sede di contrattazione collettiva nazionale del comparto scuola ci siano due rappresentanti designati dalla conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome.
L'intesa dovrebbe entrare a regime entro il 2010.