da Unità
Gelmini zero in condotta
Marina Boscaino
«Presto vieni qui, ma su non fare così, ma non li vedi quanti altri bambini, che sono tutti come te, che stanno in fila per tre, che sono bravi e che non piangono mai. E’ il primo giorno, però, domani ti abituerai, ti sembrerà una cosa normale, fare la fila per tre, risponder sempre di sì e comportarti da persona civile. Ti insegnerò la morale, a recitar le preghiere, ad amar la patria e la bandiera...»: 1974, I buoni e i cattivi, Edoardo Bennato. Dal grembiulino al voto in condotta - l’illuminante e imperdibile parabola del Gelmini-pensiero, condita con nonchalance dagli inquietanti numeri dei tagli annunciati - sembra che gli anni non siano passati. Quante altre banalità dovremo ancora tollerare? Ci si chiede se il ministro possa seriamente credere che questo tipo di proposte - a metà tra il demagogico, l’interventista, il "tutto d’un pezzo" - rappresentino argomenti significativi nella costruzione di una politica scolastica. Quella del rigore sotto forma di voto in condotta è una proposta buona per ogni tempo, pur di non parlare di scuola. Sarebbe interessante, considerando questa ricorsività, comprendere, ad esempio, quali dati Gelmini abbia sotto mano per ritenere che l’attribuzione al voto in condotta del potere di bocciatura possa rappresentare un deterrente per scoraggiare quanto talvolta accade - e non dovrebbe - nelle scuole italiane. Chiunque abbia praticato le aule scolastiche con una certa consapevolezza (e certo non è il caso del ministro) sa bene che la relazione non si costruisce sulla minaccia. E che la maggior parte di coloro che sarebbe a rischio bocciatura per la condotta si autodistrugge già precedentemente sul piano degli apprendimenti: arrivando - per via parallela - allo stesso risultato. Inutile sottolineare la stretta dipendenza tra questa dinamica e l’estrazione socio-culturale. I creatori del blog "7 in condotta" hanno raccolto nel libro “La classe fa la ola mentre spiego” le note più fantasiose contenute nei registri italiani. Una lettura utile per il ministro: un best seller sulle incongruità del nostro sistema, che il suo intuito manageriale saprà apprezzare. Che porta con sé - oltre a un divertente repertorio di inadeguatezze sul piano della relazione educativa e dell’autorevolezza a fronte di fantasiose soluzioni comportamentali - il dubbio, almeno il dubbio, che il voto in condotta debba essere cancellato; perché troppo facilmente può tramutarsi in un randello per colpire gli adolescenti, non per educarli. Un ultimo pensiero per O.P., un ex maestro di Torino, che adolescente non è: ha quasi 60 anni, frequenta un corso serale per diventare perito chimico. Ha preso 9 in condotta per somma di assenze. Un indubitabile contributo all’educazione a quel "rispetto delle regole" cui Gelmini fa riferimento. Certamente quel 10 mancato, motivato dalla frequenza discontinua, l’ex maestro O.P. non potrà dimenticarlo...