Il flop delle università siciliane

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Il flop delle università siciliane

Messaggiodi edscuola » 12 giugno 2008, 13:22

da La Repubblica

Il flop delle università siciliane

Bocciate dal Censis. Palermo fanalino di coda della classifica. Resistono nella stessa posizione Agraria, Lettere e Scienze della Formazione. L´ateneo cittadino è ottavo sulle undici grandi strutture con più di 40 mila iscritti
di Antonella Romano

In picchiata Medicina e Ingegneria, due tra le facoltà che in questi anni avevano retto senza scossoni assestandosi a metà classifica. Perdono entrambe nove punti e si ritrovano anche loro nei posti in ultima fila. Ma quasi tutte le facoltà dell´ateneo palermitano - sette su dodici - perdono terreno e anche quest´anno incassano il duro giudizio del Censis, per la Grande Guida all´Università di "Repubblica", relegate come sono in coda nella graduatoria nazionale. Palermo, tra gli undici mega atenei italiani con oltre 40 mila iscritti, è solo l´ottavo, seguito da Roma La Sapienza, Catania e Napoli. Su dodici facoltà, a Palermo solo tre mantengono la stessa posizione di un anno fa: Agraria, Lettere e Scienze della formazione. Ma per Agraria e Lettere si tratta solo di un illusorio successo: Agraria era ultima l´anno scorso e ora è penultima, Lettere risale di un punto ma rimane trentanovesima sulle 41 facoltà umanistiche d´Italia. E Scienze della Formazione, con il suo esercito di 9.980 iscritti, guadagna due punti per ritrovarsi malgrado tutto quindicesima sulle ventuno facoltà italiane esistenti.

I parametri sui quali è stata condotta l´indagine - sempre al centro di contestazioni - sono simili a quelli degli anni precedenti. C´è la produttività, che premia le facoltà con il maggiore tasso di passaggio di studenti dal primo al secondo anno, il tasso di laureati triennali, di laureati in corso. Ci sono poi gli indicatori legati alla didattica, al numero di ricerche finanziate, ai rapporti internazionali. All´indagine hanno risposto 315 presidi e anche Palermo, tra le università decise a continuare la sfida per la qualità, è tra quelle che chiede più servizi e strutture e che lancia il generalizzato allarme, al Sud più sentito, per la cronica mancanza di fondi.

«Come non ci siamo mai sbracciati né entusiasmati negli ultimi tre anni in cui siamo saliti di posizione così nemmeno quest´anno ci abbattiamo per la perdita dei 9 punti a Ingegneria - afferma il preside della facoltà Francesco Paolo La Mantia - Del resto la stessa conferenza dei presidi non ha mai condiviso i parametri utilizzati da quest´indagine. Certo, stare sotto fa male. Ma a noi quello che più importa è che i nostri ingegneri a tre anni dalla laurea nell´80 per cento dei casi lavorano, esattamente come nella media nazionale. Per migliorare la strada è lunga: stiamo cercando di razionalizzare le risorse, di ottimizzare l´offerta formativa, con la diminuzione dei corsi di laurea, e di ridurre le materie di almeno un centinaio».


A Lettere il punto guadagnato, per restare in fondo alla lista, fa alquanto riflettere. «Nell´arco dei prossimi anni imporremo sensibili cambiamenti - annuncia il preside Vincenzo Guarrasi - Ci penalizza molto il lento degrado del mondo scolastico. E il sistema universitario resta sempre l´ultimo pensiero dei governanti, di qualunque segno siano. Anche noi dal prossimo anno ridurremo il numero di materie, elemento che rallenta il curriculum degli studenti, ristruttureremo i corsi, introdurremo le prove d´accesso per l´iscrizione, in cui si accerterà la preparazione base degli studenti. Ma per risollevare l´Università servono assolutamente azioni per curare un migliore raccordo con la scuola».
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