Di Menna: La scuola è innovazione
Serve una scossa di modernizzazione
Per un’istruzione di qualità occorre supportare
e riconoscere l’impegno professionale degli insegnanti
Il tradizionale esame di ‘terza media’ diventa ‘esame di Stato’, una sorta di piccola maturità che conclude il primo ciclo di istruzione. La novità è la prova nazionale.
E’ già iniziato il conto alla rovescia per questa nuova prova, con quesiti a scelta multipla e a risposta aperta, che sarà uguale in tutta Italia. Attraverso le domande, di italiano e matematica, si valuteranno i livelli generali e specifici di apprendimento conseguiti dagli studenti.
Ciò che viene valutato con questa prova – spiega Massimo Di Menna – non sono tanto le conoscenze dei ragazzi ma l’uso che di queste conoscenze i ragazzi fanno per risolvere dei problemi.
La novità – riflette Di Menna – non riguarda solo le prove, è qualcosa che fa parte, dovrebbe far parte dell’intero ciclo, inserita nell’attività degli insegnanti fin dall’inizio dell’anno scolastico. E’ una capacità che si insegna e si acquisisce nel corso delle lezioni, deve essere parte della didattica.
Agli insegnanti si richiede di innovare continuamente – rilancia il segretario della Uil Scuola – ma l’impegno professionale è un forte impegno che non può essere soltanto un ‘atto di buona volontà’.
Servono interventi di sostegno e di supporto. E’ un lavoro che deve essere riconosciuto, nella funzione sociale e dal punto di vista retributivo. Alle scuole e al personale occorre garantire stabilità e dare continuità.
La scelta di puntare sui saperi essenziali, italiano e matematica – continua Di Menna – è una scelta condivisibile. Oggi è importante anche la padronanza di almeno una lingua straniera, come l’inglese. Va inoltre prevista una continuità con il biennio della scuola superiore nella individuazione delle competenze che i ragazzi debbono acquisire entro i 16 anni, considerato che l’innalzamento dell’obbligo arriva proprio a questa età.
Quella delle lingue straniere – ricorda il segretario della Uil Scuola – è una delle criticità da risolvere. Con l’obbligo di istruzione a 16 anni, infatti, abbiamo la singolare situazione nella quale alle scuole del primo ciclo si studiano due lingue straniere, nel passaggio al ciclo superiore la lingua straniera diventa una soltanto.