da Repubblica
Statali finti malati, è truffa aggravata
LUISA GRION
ROMA - Chi nello Stato si darà malato pur godendo di buona salute sarà accusato di truffa aggravata e licenziato. E con lui perderà il posto il medico pubblico che ha coperto con un falso certificato la sua falsa malattia. Ma potrà essere licenziato anche chi si farà notare per il suo falso rendimento e chi - se considerato in esubero - rifiuterà di spostarsi in un altro ufficio. Renato Brunetta, ministro della Funzione Pubblica, tira dritto verso la riforma della pubblica amministrazione e ufficializza davanti ai sindacati il suo «piano anti-fannulloni».
Il mix è ormai noto: più controlli e meno automatismi; più potere, ma anche più responsabilità ai manager. Principi con i quali, sulla carta, si combatte da decenni e che ora in ministro del governo Berlusconi vorrebbe mettere in pratica. Si parte, appunto, dal pugno di ferro sui licenziamenti (norme che già ci sono, ma che di fatto non vengono applicati) e ci si concentra sulle valutazioni e sul merito. Il primo obiettivo del piano, infatti, è quello di non distribuire più premi a pioggia, ma di legarli ad obiettivi raggiunti: questo sia per i singoli dipendenti (saranno valutati dai dirigenti) che per i dirigenti stessi («monitorati» da un organismo centrale e ritenuti personalmente responsabili se glisseranno sul compito di controllori).
Oltre alla busta paga anche la carriera sarà più legata al merito e procederà se legata a risultati e concorsi piuttosto che all´anzianità: il piano presentato ai sindacati parla di «valutazioni rigorose cui saranno legate le indennità di risultato» specificando che - fino a quando il meccanismo non sarà messo a punto - tale premio sarà congelato. Il dirigente, inoltre, sarà sottoposto ad una più rigida disciplina d´incompatibilità «al fine di rafforzarne l´autonomia anche rispetto alle organizzazioni sindacali». Gli eventuali esuberi delle singole amministrazioni (anche per scarsa capacità del dipendente) saranno messi a disposizione, pagati solo con la retribuzione base, riqualificati e spediti altrove: se rifiuteranno il trasloco scatterà il licenziamento.
Altri punti di svolta saranno la riforma della contrattazione (meno centro, più secondo livello e stessa durata - tre anni - per la parte normativa e quella retributiva), sponsorizzazioni e privatizzazione. Le amministrazioni dovranno concentrasi sul core-business il resto, ove possibile, potrà essere ceduto. «Make or buy?» si chiede il piano: bisognerà decidere se per lo Stato sarà meglio produrre beni e servizi o acquistarli da terzi.
Nel frullatore della novità c´è anche la scuola: i suoi edifici dovranno essere aperti al pomeriggio per fare sport, attività ludiche e «intra moenia» degli insegnanti che - si presume - potrebbero quindi dare lezione private.
Al momento i sindacati - invitati a fare le loro osservazioni - non entrano nel merito del piano e si preoccupano piuttosto per gli annunciati tagli. «C´è un nuovo piano e lo valuteremo. Il problema - commenta Guglielmo Epifani, leader della Cgil - è quello che fa Tremonti che sta pensando a tagli indiscriminati. Ci preoccupa il tema degli organici e dei precari». Raffaele Bonanni, leader della Cisl sottolinea come «sul metodo si stia delineando un percorso più idoneo, faremo di tutto per collaborare, ma il ministro deve garantire anche prospettive contrattuali e l´estensione al pubblico impiego della detassazione degli straordinari».