Scuola, la frontiera dell’e-book potrebbe aprire la strada..

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Scuola, la frontiera dell’e-book potrebbe aprire la strada..

Messaggiodi edscuola » 27 aprile 2008, 10:06

da Unità

Scuola, la frontiera dell’e-book potrebbe aprire la strada del recupero debiti online
Marina Boscaino

Un e-book è un libro in formato digitale. La definizione deriva dalla contrazione delle parole electronic book e viene utilizzata per indicare sia la conversione in digitale di una qualsiasi pubblicazione, sia il dispositivo fisico con cui il libro può essere letto. In questo periodo se ne fa un gran parlare. Ma non sempre affrontando l’argomento nella maniera corretta. Alcune case editrici, ad esempio, hanno individuato in questa modalità la risposta ai problemi più ricorrenti - ma anche più banali - dell’editoria scolastica. «C’è grande interesse nei confronti dell’e-book perché ha particolari vantaggi rispetto al cartaceo - afferma Paola Ricci, coordinatrice del progetto per la Garamond, la casa editrice che da qualche settimana ha lanciato il primo catalogo di libri scolastici in formato digitale scaricabile da Internet -: la spesa ridotta, l’azzeramento del peso e la possibilità di aggiornamento a costo zero, sono fattori che convincono tanto gli insegnanti che i genitori. Inoltre si tratta di una modalità innovativa di concepire il supporto tradizionale allo studio». Non sono però il peso degli zaini né il costo dei testi cartacei (fattori in sé significativi, seppure per motivi diversi) gli elementi cui fare riferimento per valutare il significato di questa novità nel mercato dell’editoria. La riflessione da fare è davvero molto più complessa; e deve - non può essere diversamente - essere improntata alla cautela. L’interrogativo che pone è delicato; perché investe la possibile sostituzione di un oggetto dal portato simbolico secolare - il libro -, con una legittimazione determinata dalla tradizione, dal significato, dai significati che sono stati ad esso attribuiti. È un oggetto della nostra quotidianità culturale: manipolandolo o attribuendogli un’assoluta sacralità abbiamo visto il mondo, abbiamo raccolto sollecitazioni ad interpretare diversamente, ad andare oltre; abbiamo pensato, abbiamo capito, siamo esistiti. Un oggetto, insomma, che da sempre viene associato al concetto di cultura. La difesa dell’oggetto-libro si colloca così - proprio da un punto di vista culturale - in una posizione antitetica rispetto alla possibilità di accogliere novità nella fruizione del sapere: configurando un’inopportuna guerra di posizionamento, quasi l’una opzione dovesse escludere definitivamente l’altra. La sfida culturale è invece quella di verificare la possibilità di una coesistenza tra le due istanze, che non demonizzi né sublimi automaticamente l’alternativa.
L’equilibrio della valutazione e un eventuale giudizio positivo del fatto che il libro digitale possa diventare un supporto ordinario per le scuole italiane non può innanzitutto ignorare il dato dell’effettiva qualità dei contenuti in relazione alla mentalità diffusa: il criterio addestrativo con cui la maggior parte degli insegnanti si rivolge ai temi e agli strumenti delle tecnologie della comunicazione ne dimensiona negativamente le potenzialità. La scuola italiana patisce per lo più una ritualità della riflessione che mal si concilia con un’effettiva e costruttiva indagine sui mutati meccanismi di apprendimento, su modelli cognitivi alternativi, sulla possibilità che tali cambiamenti - che hanno reso il sistema scolastico un relitto sacrificale di un mondo che non c’è più - possano trovare in una strumentazione alternativa non dico la risposta, ma il supporto per cogliere sentieri più adeguati. Il problema è dunque capire se questa via, auspicabile perché più accessibile, in termini di costi e non solo, riesca a rappresentare una risposta culturalmente valida dal punto di vista dei contenuti. Si aggiunga che il libro riprogettato con le moderne tecnologie può rappresentare una risposta alle esigenze di specifici gruppi di studenti con particolari esigenze: è il caso dei dislessici (il 5% circa della popolazione scolastica), rispetto ai cui disturbi numerosi studi hanno dimostrato l’efficacia dell’impatto con le tecnologie.
D’altro canto, il controllo dei dispositivi da parte degli insegnanti rappresenta un elemento essenziale; ma questo comporterebbe l’inclusione di aspetti innovativi del profilo professionale dei docenti, oltre che uno scardinamento dei pregiudizi storicamente radicati cui si faceva precedentemente riferimento. Grava su tutta l’operazione un’ombra da verificare: che possa trattarsi di un’imponente operazione di marketing. La Garamond lancia infatti contemporaneamente il servizio Ripetizioni Online: «risposta pratica, efficiente ed economica al problema così complesso del recupero dei debiti formativi, alternativa alle tradizionali ripetizioni e lezioni private»; piattaforma di e-learning e Aula Virtuale costituiscono gli strumenti di questo surrogato di intervento didattico, con tanto di tariffario incorporato. Il proficuo mercato rappresentato dal recupero delle criticità coinvolge anche la rete, inserendo un ulteriore tassello nella inconcludente jungla (normativa e pratica) che il relativo decreto ha sancito. Un esempio di come modernità e tecnologie possano produrre un abbassamento del livello. No al pre-giudizio, dunque. Ma vigilanza e cautela sono obbligatorie. «Market is market».
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