da ItaliaOggi
Le risorse non spese devono tornare al ministero del tesoro. I sindacati vanno all'attacco: bloccati i contratti, così si mettono a rischio le attività aggiuntive
Le mani di Tps sui fondi di istituto
Le risorse assegnate nell'anno finanziario precedente e non spese non possono essere impegnate nell'esercizio successivo. E dunque devono tornare al Tesoro. È con questa tesi che i revisori dei conti stanno bloccando molti contratti di istituto, quelli stipulati dal preside e dalle rappresentanze sindacali, per la ripartizione del fondo interno. Una situazione di stallo che potrebbe bloccare i pagamenti di molte attività aggiuntive già avviate. Ma l'interpretazione che sta filtrando dal Tesoro, e a cui i tecnici nominati da Tommaso Padoa-Schioppa si stanno adeguando, è contestata da Cgil, Cisl, Uil scuola e Snals che hanno chiesto al ministero della pubblica istruzione di farsi sentire presso via XX Settembre per porre fine «alle invasioni di campo dei revisori dei conti) in materia di contrattazione decentrata».
I revisori si rifiuterebbero di certificare i contratti di scuola, che prevedono l'utilizzo di economie degli anni precedenti, in quanto questa tipologia di entrata non sarebbe più espressamente prevista dall'articolo 29 del contratto nazionale. Una mancata previsione che, invece, dicono i sindacati, non implica l'impossibilità di utilizzare quelle somme. «Questo rilievo dei revisori», sostengono i sindacati, «è invasivo dell'autonomia delle parti negoziali ed è privo di qualsiasi fondamento giuridico... il controllo dei revisori, da farsi entro 30 giorni dalla sottoscrizione della pre-intesa, è strettamente limitato alla verifica sulla compatibilità dei costi e si attua ai sensi dell'articolo 48 del decreto legislativo 165/01 e cioè nel rispetto dei vincoli di bilancio», hanno chiarito in un telegramma inviato al ministro uscente della pubblica istruzione, Beppe Fioroni.
«I revisori dei conti», aggiungono ancora i segretari di Cgil, Cisl, Uil scuola e Snals, rispettivamente Enrico Panini, Francesco Scrima, Massimo Di Menna e Marco Nigi, «non danno parere favorevole alla sottoscrizione definitiva del contratto integrativo, ma devono limitarsi a verificare solo se i costi contrattuali sono compatibili con le previsioni di spesa inserite nel programma annuale».
Insomma, l'utilizzo delle economie, se non vincolate, spetta alla decisione autonoma delle scuole (ex art. 21, comma 5, legge 59/97) nell'ambito del programma annuale che, ricorda Di Menna, «si approva anche con il parere contrario dei revisori».
Un'altra grana sulla gestione finanziaria delle scuole, dunque, che i futuri ministri dei due dicasteri, economia e istruzione, dovranno risolvere appena insediati. E che si aggiunge a quella ormai esplosa delle assunzioni.