da LASTAMPA.it
Nasce il partito per la scuola del merito e della responsabilità
Lettera aperta ai politici da un gruppo di accademici ed intellettuali
ROMA
Aggiornare i programmi, riorganizzare l’istruzione superiore, rafforzare l’autonomia delle scuole: sono i tre passaggi fondamentali di una lettera aperta ai partiti e ai candidati alle prossime elezioni realizzata da un gruppo di docenti universitari ed intellettuali esperti di scuola che intendono raccogliere un largo consenso trasversale sulla necessità di una scuola più rigorosa.
Il documento, chiamato «Scuola: un partito trasversale del merito e della responsabilità» e presentato al liceo Visconti di Roma alla presenza di alcuni firmatari, intende proporre una scuola italiana che esca dalla crisi ispirandosi «ai criteri di merito e di responsabilità» prendendo le distanze da decenni di falso egualitarismo e di buonismo.
«Per questo “partito del merito e delle responsabilità” - si legge nella lettera - è arrivato il momento di manifestarsi ed assumere precisi impegni di fronte all’elettorato». Largo, quindi, ad una scuola più efficace ed esigente; al ritorno dell’autorevolezza del ruolo del docente; alla valutazione dei dirigenti scolastici, soprattutto sulla base delle loro capacità di far rispettare le regole.
«Ma la scuola non è un’azienda - ha sottolineato Giorgio Israel, docente di Matematica alla Sapienza di Roma - perché non fornisce pomodori pelati o servizi postali: il giudizio di un insegnante non può essere commisurato a quello che si attua verso un utente. È ora di finirla di pensare che gli studenti siano utenti, perché in questo modo si favorisce l’egualitarismo e l’atteggiamento tollerante delle famiglie».
Anche Sergio Givone, docente di Estetica all’università di Firenze, ritiene che «i partiti si adoperino per reintrodurre le sane regole della meritocrazia e della fermezza, perché - ha sottolineato l’accademico - sono aspetti indispensabili se si vuole avere una scuola più qualificata ed efficace».
I promotori dell’iniziativa si chiedono quali provvedimenti, ispirati ai valori del merito e della responsabilità, prenderanno quindi i candidati alle prossime elezioni per garantire la serietà, il rigore e l’efficacia della scuola.
Secondo i firmatari del documento, la polemica di questi giorni sui corsi di recupero estivi lascerebbe intravedere, al di là degli indubbi problemi che le nuove norme hanno creato, invece una forte resistenza ad un cambiamento in questo senso.
«Confondendo l’autorevolezza con l’autoritarismo - ha detto Mario Pirani - si è finiti per perdere il senso del limite: oggi a scuola si può essere ignoranti o bulli oltre ogni limite semplicemente perché non vi sono più punizioni: il risultato è che in dieci anni si sono diplomati quasi 9 milioni di ragazzi con debiti e che all’ultimo concorso per magistrato più di 50 posti su 380, a fronte di 5.000 aspiranti, non sono stati assegnati per palese impreparazione dei candidati».
Gli esperti di scuola non se la sentono però di prendersele con l’attuale responsabile della Pubblica Istruzione: «in meno di due anni il ministro Fioroni ha cercato di dare una sterzata - ha detto l’editorialista della stampa - introducendo atti verso il dovere scolastico che non si vedevano dai tempi della Falcucci: l’esame di Stato, l’obbligo formativo a 16 anni, l’obbligo di recupero dei debiti e il decreto di maggiore punibilità degli atti violenti, anche contro i docenti sono tutti provvedimenti che fanno bene alla scuola».
Provvedimenti su cui il futuro governo dovrebbe quindi insistere: «non si può educare alla vita pensando che a scuola non si deve faticare e che il parametro di riferimento è ormai l’ultimo della classe», ha spiegato Israel.
Per il matematico della Sapienza è però anche fondamentale ridare ai docenti l’adeguata dignità professionale: «ormai gli insegnanti sono considerati dei semplici facilitatori, quasi degli operatori per le feste pomeridiane».
«Questa semplificazione eccessiva - ha continuato Israel - ha portato alla scomparsa delle discipline e delle competenze classiche del docente favorendo un insegnamento di tipo olistico: una visione del docente totalitaria, quasi di ispirazione sovietica, che ha spianato la strada ad un processo di apprendimento ormai fortemente ritardato».
I docenti auspicano che ora il documento - cui hanno aderito anche lo storico Ernesto Galli della Loggia e il politologo Giovanni Sartori - venga raccolto da tutte le forze politiche attraverso «risposte convincenti e annunci di impegni precisi».