da ItaliaOggi
Niente scatti, pesa il no di Grilli
L'Economia ha bloccato la direttiva: contrari ad automatismi. Sindacati uniti per lo sciopero di sabato, sul palco nessun politico. Misure straordinarie di sicurezza
di Alessandra Ricciardi
Sciopero unitario dopo quasi 4 anni di divisioni. Era il 30 ottobre del 2008 quando, contro le politiche di tagli alla scuola messe in campo da duo Gelmini-Tremonti, tutto il sindacalismo scolastico scese in piazza con un'adesione record del 64% dei dipendenti. Si replica sabato prossimo: astensione dal lavoro e manifestazione a Roma, a Piazza del Popolo, con misure speciali di sicurezza, visti gli incidenti della scorsa settimana.
La conferma delle iniziative è giunta ieri da Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda, dopo un'inutile attesa per l'emanazione da parte del ministro dell'istruzione, Francesco Profumo, della direttiva che avrebbe consentito di ripartire, tra circa un milione di lavoratori, gli importi dovuti in nome dell'anzianità di servizio. La direttiva, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, è stata bloccata al ministero dell'economia. Gli scatti consentono ogni 7 anni circa di progredire stipendialmente, in un settore, quello di docenti e amministrativi, dove a differenza di altri comparti del pubblico impiego non esiste la possibilità di avanzamenti di qualifica. L'unico aumento di stipendio può arrivare dal recupero dell'inflazione, ma i contratti del pubblico impiego sono tutti bloccati da anni e minacciano di esserlo fino al 2016, e appunto dai cosiddetti gradoni. Che però hanno il difetto, gli occhi del ministro dell'economia, Vittorio Grilli, di replicare quell'automatismo di incremento della busta paga che una difficile trattativa tra Confidustria e sindacati sta cercando di limare, se non eliminare, nel privato. E del resto una delle richieste che giungono dall'Unione europea è proprio quella di eliminare gli automatismi. I sindacati hanno un bel ripetere che si tratta dell'unico aumento per la categoria, in assenza di una carriera, e che lo si paga con fondi contrattuali e in parte autofinanziati con i tagli della riforma di Mariastella Gelmini: circa 350 milioni. E così sabato la scuola torna tutta in piazza. Allerta massima da parte del ministero dell'interno e della questura romana, dove si stanno predisponendo misure di sicurezza che evitino le infiltrazioni di soggetti eversivi e dunque disordini. Del resto se è vero che i sindacati della scuola non sfileranno, proprio per evitare i rischi classici di un corteo, e il presidio si concentrerà a piazza del Popolo, in altri quartieri di Roma ci saranno altre manifestazione, dai Cobas agli studenti, in questo caso contro il disegno di legge Aprea. Insomma, una giornata difficile da gestire. Che dovrebbe vedere l'esclusione dei rappresentanti politici: la manifestazione unitaria sarà ad esclusivo appannaggio delle ragioni della scuola, assicurano gli organizzatori. «La nostra azione è di protesta contro questo governo, perché rispetti i diritti dei lavoratori, dagli scatti alla vertenza sugli inidonei», spiega Mimmo Pantaleo, segretario della Flc-Cgil, «e di monito a quello che verrà, perché inverta le politiche sulla scuola, stabilizzando il personale e investendo sulle strutture». I sindacati avevano indetto lo sciopero anche contro l'aumento a 24 ore dell'orario di cattedra dei docenti, poi stralciato dal disegno di legge di stabilità. «Ma non basta, è un risultato parziale. Sugli scatti di anzianità il governo sta tenendo un comportamento contrassegnato dalla aresponsabilità», spiega Massimo Di Menna, segretario della Uil scuola, «perché bloccando la direttiva ci impedisce di ripartire fondi che sono dei lavoratori. Un atteggiamento offensivo nei confronti di persone che con il loro lavoro garantiscono il buon funzionamento della scuola italiana». Parla di situazione inaccettabile anche lo Snals-Confsal di Marco Paolo Nigi: «Le risorse ci sono, bloccare gli scatti non ha nessun senso». E rincara la dose Francesco Scrima, segretario della Cisl scuola: «Siamo in presenza di un ministro incapace di tener fede ai suoi impegni, a un governo che continua a rifiutarsi di applicare le intese sottoscritte lo scorso anno da ministero dell'istruzione della stessa Economia. A queste colpevoli inerzie, che appaiono irresponsabili in un clima sociale già segnato da troppe tensioni, ora diciamo basta».
E sottolinea il clima di forte tensione anche Gilda degli insegnanti. Il coordinatore nazionale del sindacato, Rino di Meglio, precisa: «Delle due l'una: o il governo è cieco oppure cerca lo scontro sociale. Una cosa è sicura: l'appuntamento di piazza del Popolo sarà solo il primo di una lunga battaglia a difesa dei diritti degli insegnanti».