LETTERA APERTA AI POLITICI NAPOLETANI
di Libero Tassella
In primavera avremo un nuovo Governo ed un nuovo Ministro dell’Istruzione.
Come coordinatore provinciale dell’ Associazione professionale e sindacale Gilda degli Insegnanti, indipendente dai partiti, che rappresento in provincia di Napoli, non spetta a me commentare i “perché” di queste elezioni, ma è invece un mio preciso compito ricercare il confronto con gli schieramenti ed i programmi politici sugli argomenti per i quali la mia Associazione si batte da vent’anni. Spesso, purtroppo, i politici elaborano i loro programmi elettorali per ottenere voti e poi, una volta eletti, non mantengono i loro impegni: si tratta di una storia molto vecchia, nata con il voto, basta leggere le promesse elettorali nell’antica Roma.
Non posso tacere come sia stato particolarmente doloroso constatare che coloro che avevano promesso molto per la Scuola, si siano clamorosamente contraddetti, attuando quella politica di tagli e di disinvestimenti che sta pericolosamente abbassando le condizioni di lavoro della docenza: una politica di perfetta continuità tra Governi di opposti schieramenti politci!
Con orgoglio rilevo come la nostra tenacia abbia conseguito qualche risultato, anche se limitato al contesto culturale: nel Paese, nell’opinione pubblica, si è acceso un nuovo interesse verso la Scuola.
La Gilda degli Insegnanti non è più sola ad affermare:
- la necessità di una Scuola seria, con Insegnanti qualificati;
- il valore del ripristino di un minimo di disciplina;
- la giustizia del valutare gli alunni in base al loro effettivo merito.
Questa nuova presa di coscienza, mi auguro davvero, sarà il punto di partenza per convincere il mondo politico a cambiare la rotta disastrosa tenuta negli ultimi decenni.
Con questo mio scritto vorrei chiedere pubblicamente ai candidati napoletani ed ai partiti politici che si preparano alla competizione elettorale di fare uno sforzo per conoscere ed affrontare le necessità della Scuola facendo sapere ai docenti ed elettori napoletani il loro impegno pre elettorale sull’argomento.
Non sarebbe utile ora ottenere la solita, scontata ed improbabile, promessa di stipendi migliori, quello che occorre è invece una vera condivisione e comprensione delle difficoltà che la scuola attraversa per trovare le strade per risolverle.
La Scuola Pubblica Statale è considerata terreno di conquista? Dobbiamo aspettarci, in caso di un nuovo cambio di Governo, una nuova riforma o condividete l’ idea della necessità di una “moratoria” nelle cosiddette riforme? Noi diciamo che non è possibile che, ad ogni cambio di Governo, la Scuola italiana venga devastata negli ordinamenti e nei programmi: i Docenti hanno bisogno di un periodo di stabilità.
Condividete con noi l’idea che la Scuola sia un’ Istituzione e che la funzione docente abbia rilievo costituzionale”?
Se siamo d’accordo, possiamo ancora acconsentire che gli Insegnanti, siano trattati come impiegati e che ad essi vengano applicate le stesse regole contrattuali e normative di questi ultimi? Un contratto specifico per gli Insegnanti significa semplicemente trarre la logica conseguenza dal dettato costituzionale, non per garantire ipotetici vantaggi corporativi, ma per tutelare la funzione docente che è un fatto d’ interesse nazionale. Come si può garantire la libertà di insegnamento, prevista dalla Legge fondamentale se l’autonomia della Scuola si fonda sul potere della dirigenza (tra l’altro neppure nominata nella Costituzione) ?
Perché non viene considerata la necessità di un riequilibrio dei poteri nell’ Autonomia, attraverso l’istituzione delle figura del Presidente del Collegio dei Docenti?
Perché l’Insegnante viene incoraggiato, anche economicamente, a non a far bene il proprio mestiere, che è insegnare, per occuparsi di altro, creare e compilare carte, partecipare a commissioni che si occupano delle cose più svariate e talvolta persino bizzarre?
L’autonomia scolastica, interpretata troppo spesso come aziendalizzazione, avvilendo il ruolo del Collegio dei Docenti, ha determinato la nascita della figura del dirigente manager e precipitato i docenti nella logica impiegatizia dell’aggiuntivo e della contrattazione d’istituto .La Scuola è e dev’essere un luogo di conflitto sindacale?
Che ne pensate della democrazia sindacale? Sapete che la rappresentatività nazionale di un sindacato della scuola si calcola, non come sarebbe logico, su una lista nazionale o almeno regionale o provinciale, ma solo sulle liste che si riescono presentare in ciascuna delle 12000 scuole italiane? Sarebbero disposti anche i politici a realizzare liste, solo con propri candidati residenti in ogni singolo condominio, per misurare la propria percentuale nazionale? Se nel condominio nessuno si candida, nessuno può votare il partito che esiste a livello nazionale (con sedi, iscritti, tessere e tesserati) molto più di tanti partiti nati o nascenti di questi tempi (Altro che “Porcellum” …)
Che dire poi del pasticcio della riforma del titolo V della Costituzione: possibile che non si riesca a chiarire cosa fanno lo Stato, la Regione, la Scuola ? A nostro parere allo Stato dovrebbero competere i programmi nazionali, alle Scuole l’autonomia di adattarli, parzialmente, alla realtà locale e alle Regioni i poteri di organizzazione dei servizi scolastici sul loro territorio. Troppo semplice ?
Molto danno è stato fatto, molta demotivazione è diffusa tra i Docenti che potranno diventare i veri protagonisti del cambiamento solo se coinvolti e valorizzati.
Se voi politici non riuscirete a comprendere il profondo disagio della Scuola pubblica (che, in tempi non lontani, aveva anche ottenuto riconoscimenti internazionali) e ad agire con rapidità ed efficacia, la crisi potrebbe essere irreversibile.
Metteremo a disposizione dei nostri lettori le risposte pervenute sul sito
www.gildanapoli.it
Grazie per l’attenzione e la pubblicazione.
Libero Tassella
Coordinatrice provinciale della Gilda degli insegnanti Gilda degli insegnanti di Napoli