Profumo: La biblioteca del Miur è un patrimonio per il paese

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Profumo: La biblioteca del Miur è un patrimonio per il paese

Messaggiodi edscuola » 26 settembre 2012, 8:55

da Tecnica della Scuola

Profumo: " La biblioteca del Miur è un patrimonio per il paese"
di P.A.

Una pagella del 1863, un sillabario del 1871, il libro di testo per la terza elementare a cura di Grazia Deledda. Sono alcuni dei “tesori” custoditi nella biblioteca del Miur. Dei 70 mila volumi e documenti presenti, 10 mila sono stati già digitalizzati e si sta realizzando un portale interattivo sulla storia della scuola.
Così racconta La Stampa la biblioteca del Ministero dell’istruzione e che sarà d'ora in poi aperta al pubblico (ore 9,30-16,30) e presto consultabile via Internet. E lo stesso ministro Profumo ha detto: «L'obiettivo è di creare una virtual library, per mettere a disposizione del paese e rendere fruibile agli studenti di tutta Italia il grande patrimonio di cui disponiamo».
Fondata nel 1862 a Torino, trasferita poi a Firenze, quindi a Roma prima nel Palazzo della Minerva e nel 1928 nella sede del ministero, situato in quelle che allora si chiamava Viale del Re, la biblioteca raccoglie decreti regi con firma autografa di Vittorio Emanuele III e di Umberto I; l'intera collezione delle leggi d'Italia; annuari dell'istruzione; libri matricolari dei regi provveditori; le prime indagini con grafici sull'analfabetismo.
Profumo si è soffermato in particolare sui grafici dell'inchiesta Corradini sull'analfabetismo, risalenti al 1911, che mostravano un'incidenza di analfabeti del 90% a Reggio Calabria e del 10% a Torino. E ancora su un registro del 1907 dove comparivano i mestieri dei genitori degli alunni analfabeti: da sellaro a maniscalco, da cicoraro a abbacchiaro.
«Una delle prime cose che ho fatto quando sono arrivato al ministero dell'Istruzione è stata la visita alla biblioteca, che rappresenta la storia dell'uomo. Credo che i ragazzi debbano poterla condividere e visitare. Una scuola più aperta e moderna deve cominciare proprio dall'apertura di una biblioteca».
Tra le curiosità, Skuola.net ne riporta alcune.
Durante il regno d’Italia, i ragazzi non andavano a scuola negli stessi giorni della settimana in cui ci si va ora. Infatti, le scuole erano aperte da Lunedì al Mercoledì, il Giovedì si restava a casa per poi riprendere il Venerdì ed il Sabato. La Domenica festivo.
Facendo un piccolo salto in avanti nel tempo, ci ritroviamo nel periodo fascista. In questi anni è strano notare che le pagelle, istituite solo nel 1926, erano utilizzate soprattutto per fare pubblicità. Quindi, capitava che mentre i genitori controllassero con un po’ di apprensione i voti dei propri figli, si ritrovassero sul retro della pagella, per esempio, la pubblicità di una marca di zucchero.
Ma c’erano pure classi di 50 alunni, che era la norma, mentre esistevano registri appositi per quelle sopra i 50 studenti.
E a proposito di recupero dei debiti formativi, uno studente è stato rimandato in ben sei materie con tutti 4, ma che è riuscito a recuperarli tutti.
Interessantissimo, dice il sito degli studenti, quando si sfogliano i registri di classe per leggerne le note e fra queste una è singolare perché viene segnalato lo spostamento di uno studente in un’ altra classe: visto che era il peggiore fra i suoi compagni, è stato spostato per tentare "altri metodi correttivi".
E nei registri storici si è letto pure che l'alunno …. si è meritato un bello zero spaccato, con la barra che serviva ad evitare di confonderlo con un nove scritto male.
Ma si facevano pure lezioni all’aperto e per questo, all’epoca, era stato creato il banco zaino, un banco che, quando era chiuso, si portava sulle proprie spalle: altro che zaini pesanti!
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