Profumo sul merito: valutare il valore aggiunto

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Profumo sul merito: valutare il valore aggiunto

Messaggiodi edscuola » 11 giugno 2012, 6:03

da TuttoscuolaNEWS

Profumo sul merito: valutare il valore aggiunto

Si va forse definendo con maggiore precisione la concezione del ‘merito’ che ispira i provvedimenti che, dopo ripetuti rinvii, il ministro Profumo dovrebbe sottoporre all’approvazione del Consiglio dei ministri nel corso della settimana.

Accusato di avere una visione eccessivamente individualista e ipercompetitiva del merito, anche a causa della sovraesposizione giornalistica di proposte come quella dello ‘studente dell’anno’ (uno per scuola) il ministro ha colto l’occasione di una conversazione con il direttore di Rainews Corradino Mineo per fare un’importante precisazione: “Non parlerei - ha detto - di merito ma di valorizzazione delle capacità e dell’impegno in un contesto solidale”.

Incalzato dal giornalista il ministro ha poi dato l’interpretazione autentica di questa formula. A suo avviso “non tutti hanno la stessa capacità e non tutti mettiamo lo stesso impegno nelle cose. Dobbiamo valorizzare le capacità e l'impegno. Poi possiamo fare analisi più dettagliate”.

È a questo punto che, anche stimolato dalle domande dei telespettatori giunte perfino via twitter, Profumo ha ulteriormente dettagliato il suo punto di vista portando ad esempio quei Paesi che “valorizzano lo sforzo della persona, analizzano da dove partono e dove arrivano che è diverso dal valorizzare l'obiettivo finale che viene raggiunto”.

Si tratta, se alle parole seguiranno fatti concreti, di un’importante correzione di rotta perché ad essere valorizzato non sarebbe solo lo studente che consegue il miglior risultato in termini assoluti ma anche quello che realizza il migliore differenziale nei livelli di apprendimento raggiunti nel tempo, in altri termini il migliore ‘valore aggiunto’. Schema che potrebbe essere applicato anche a classi intere.

Impresa non facile, ma decisiva per rendere la scuola italiana più equa: operazione che si basa non tanto sulla (ulteriore) valorizzazione di pochi bravissimi quanto sull’innalzamento dei livelli medi di apprendimento e sulla riduzione della distanza tra i più bravi e i meno bravi, come mostra la ricerca comparativa internazionale.
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