AESPI: Recupero debiti scolastici

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AESPI: Recupero debiti scolastici

Messaggiodi edscuola » 4 febbraio 2008, 17:56

“Di buone intenzioni è lastricata la via dell’inferno”
(sulla nuova normativa concernente il recupero del debito scolastico)


L’antico adagio richiamato in epigrafe si attaglia perfettamente ai contenuti del DM 2/10/07 e dell’OM 92 del 5/11/07, cioè della normativa che ridefinisce le modalità di assolvimento dei debiti scolastici.

Che si sentisse la necessità di regolamentare questa delicata materia in senso più restrittivo o meno lassista, facendo sì che i cosiddetti debiti venissero saldati in corso d’anno scolastico e non rinviati di anno in anno, è cosa nota a chiunque condivida la non facile esperienza dell’insegnamento.
Ma che tale obbiettivo venga perseguito con modalità discutibili dalla normativa in oggetto è purtroppo altrettanto vero.

Di seguito la messa a fuoco di alcuni degli elementi di maggiore criticità.

Tra le preventivate modalità degli interventi di recupero successivi agli scrutini intermedi spicca quella consistente nell’interruzione delle normali attività didattiche per una settimana per far spazio ad attività di recupero in favore di tutta la classe. Spicca non già per un suo valore intrinseco, ma per il semplice fatto che non comporta oneri a carico del fondo dell’istituto. Fuori dai denti e dalla formalità, questa modalità viene privilegiata perché consente ai centri di potere degli istituti scolastici – di solito sostenuti dai soliti sindacati– di continuare a elargire i prpri fondi ai referenti di altri progetti assolutamente inutili, ma da essi sponsorizzati. Questa modalità di recupero, però, penalizza fortemente gli studenti capaci ed anche quelli solo discretamente meritevoli, costretti a ripassare inutilmente argomenti che già conoscono, con perdita di tempo, di cultura, di formazione della persona, mentre i lazzaroni ne risultano coccolati. L’interruzione del normale svolgimento del programma, portato avanti secondo i ritmi propri di ciascun docente e di ciascuna classe ma in ogni caso con continuità,costituisce in ogni caso un danno didattico considerevole.



L’appesantimento burocratico che i nuovi adempimenti comportano in capo al docente è assai cospicuo. L’insegnante dovrà indicare le modalità di recupero, stilare programmi personalizzati, approntare verifiche suppletive, redigere verbali e quant’altro. Sembra in verità che ogni novità normativa introdotta dai governi degli ultimi anni possieda questo elemento comune: la superfetazione della massa cartacea, della modulistica da compilare, degli adempimenti burocratico-imipegatizi. E’ una ben triste tendenza, il voler trasformare quella persona interessata alla cultura e alla relazione umana che è il docente in un affannato e demotivato travet. Se poi il recupero in itinere si riduce solo ad un fatto burocratico privo di contenuti didattici, nessuno troverà nulla da eccepire, perché l'ipocrisia ministeriale pretende le annotazioni sui registri, ma è disinteressata alla crescita culturale.

Infine l’orientamento a svolgere le ultime prove di recupero nel mese di agosto contrasta con logica e buon senso, e dà inoltre la misura di quanto la nostra categoria (ma ci ripugna chiamarla così, in lessico sindacalese) sia ormai priva di peso sociale e non sia sostenuta da quelle forze sindacali e politiche che pure la incensano a parole affidandole l’onorifico ruolo di “custode della democrazia” e simili interessate amenità.

Insomma, Decreto e Ordinanza tracciano una strada densa di buche ed ostacoli, impedimenti che vanificano di fatto le intenzioni pur apprezzabili di un Ministro il quale, giunto a fine corsa, si dibatte nell’impasto di velleitarismo e mancanza di coraggio che sostanzialmente ha caratterizzato l’azione dell’intero esecutivo uscente.


Milano, 31/01/2008

Angelo Ruggiero
Presidente Nazionale Associazione Europea Scuola e Professionalità Insegnante
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