UIL: Ora il decreto Brunetta va proprio tolto
Un’attenta e responsabile azione sindacale ha risolto molti problemi e arginato danni
Incontri con la Funzione Pubblica, proposta di legge di iniziativa popolare, ricorso al Tar del Lazio: le misure che abbiamo messo in campo per superare il decreto
Il cosiddetto decreto Brunetta ha dimostrato tutta la sua inconsistenza. Nella scuola la nostra azione sindacale, attenta e concreta, ha evitato di aggiungere alle basse retribuzioni, ai tagli, anche le assurdità del decreto Brunetta.
La divisione del personale in tre fasce non c’è stata, i contratti di istituto sono stati fatti in tutte le materie previste dal contratto nazionale e ora – ha detto il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna, in occasione dell’attivo Rsu organizzato a Torino - con l’alta partecipazione per le elezioni delle Rsu, il sindacato nelle scuole esce ancor più rappresentativo.
Su altri aspetti in decreto rimane però elemento negativo quindi, per la Uil , occorre proprio toglierlo.
Su questo abbiamo avviato incontri con il ministro della Funzione Pubblica per una radicale revisione. Porta anche la mia firma – ha sottolineato ancora Di Menna - la proposta di legge di iniziativa popolare per riformare radicalmente il decreto Brunetta, iniziativa promossa dalle categorie della Uil della pubblica amministrazione.
Stiamo aspettando che il Tar del Lazio fissi l’udienza perché come Uil Scuola abbiamo impugnato la circolare del Miur, in base al decreto, sui provvedimenti disciplinari, in quanto non tiene conto, per i docenti, della libertà di insegnamento, principio stabilito dalla costituzione ed ha escluso il parere degli organi collegiali. Su questo c’è stato già un intervento del Giudice di Ferrara che ha confermato questa nostra posizione.
Purtroppo lo stesso decreto Brunetta ha costituito il Civit che dovrebbe avere la funzione di valutare le performance delle amministrazioni, ma in realtà in assenza di contratto, non svolge alcuna funzione. Nonostante ciò, sono stati nominati i componenti, ben retribuiti. Vengono spese delle risorse pubblicche, per dare un ufficio.
Come si vede sono molte le ragioni che ci inducono a mettere una parola fine ai guasti determinati dal decreto Brunetta.