da Repubblica.it
La traduzione automatica ha una lunga storia di tentativi
e insuccessi. Sin dal '47. Con risultati spesso esilaranti
Se lo spirito si trasforma in vodka
Quante follie nei traduttori web
di ALESSANDRO LONGO
L'ESECUTIVO dell'Unione Europea, con quel database da un milione di frasi in 22 lingue, sta per ridare speranza a un antico insoddisfatto sogno dell'intelligenza artificiale: la traduzione automatica. Chissà se sarà la volta buona: i traduttori automatici hanno alle spalle una lunga storia di tentativi e insuccessi. Lunga, sì: è un sogno accarezzato per la prima volta nel 1947 dal matematico Robert Wiener e che poi ha impegnato scienziati del calibro di Noam Chomsky, a partire dal dopoguerra.
E risale proprio a quel periodo il primo aneddoto umoristico che si racconta intorno ai traduttori automatici. In una fiera di elettronica del 1964, a New York, un software ha mostrato la traduzione automatica dall'inglese al russo di un versetto della Bibbia, "lo spirito è forte ma la carne è debole". In russo il senso diventava "la vodka è forte ma la carne è marcia".
È diventata da allora la storiella preferita per dimostrare che l'intelligenza artificiale ancora non riesca in compiti complessi. In particolare, a differenza del cervello umano, non riesce bene a capire il senso di una parola in base al contesto e quindi tende a tradurre alla lettera. La ricerca ora si sforza appunto di migliorare la capacità dell'intelligenza artificiale di capire il contesto. A questo servirà anche quel milione di frasi dall'Unione Europea.
Gli scienziati insomma non si arrendono, mentre l'esercito di traduttori del mondo a ogni fallimento dei computer si sfrega le mani: ancora per un po', non rischiano di perdere il lavoro. E così si va avanti a forza di successi illusori, a partire dal famoso esperimento della Georgetown University e di Ibm, nel 1954, acclamato dalla stampa dell'epoca per la capacità di tradurre in automatico vocaboli dal russo in inglese. Era in verità solo un primo passo e gli scienziati allora dissero che tempo tre o cinque anni la traduzione automatica sarebbe stata realtà. Dopo dieci anni, visti gli scarsi risultati ottenuti, ai ricercatori sono stati tagliati i finanziamenti. All'epoca era un sogno figlio della guerra fredda e di esigenze militari; in seguito la vita dei traduttori automatici si è complicata con le esigenze dell'economia globale e, dopo, di internet.
L'esigenza di avere traduzioni pronte è arrivata così al livello dell'uomo comune. Lo sanno bene i motori di ricerca, che offrono sistemi per tradurre in automatico frasi o intere pagine web. Usatissimo quello di Google, ma il primo noto è stato Babelfish di Altavista (ora parte di Yahoo!). Prende il nome dall'omonimo pesciolino di un racconto di Douglas Adam, Guida intergalattica per autostoppisti. Ai personaggi bastava mettersi il pesce babele nell'orecchio per poter comunicare alla perfezione in tutte le lingue. Ora più che altro si riesce a capire il senso vago di tutte le lingue, con questi traduttori. E a scrivere rischiando a ogni passo di strappare risate al madrelingua che legge. Sono infatti strumenti utili, in qualche caso e per usi non professionali, ma sono anche capaci di creare capolavori di umorismo involontario. Ci sono siti stranieri tradotti in automatico in italiano dai rispettivi gestori, dove è comune trovare il misterioso oggetto "Randello del disco". È il disco club. Un hotel serbo si presenta così: "Altre facilità, randello del disco per i capretti e ristorante e corridoio della Tv". Un ostello di Stoccolma: "Ha approssimativamente 70 baracche con circa 200 basi".
Il sito di un traduttore automatico spiega le proprie funzioni in italiano, dando certo sfoggio di efficacia: "Abbiamo riparato l'insetto single-page di traduzione soltanto dal rilascio precedente ed abbiamo aggiunto parecchie nuove caratteristiche emozionanti". A volte i traduttori si permettono anche consigli non proprio ortodossi: "Prendi il tuo cane in tutti i posti!", si leggeva su un sito di Sony, sul cane robot Aibo.
Su un sito di un clubmed fino a qualche tempo fa c'era un "muovete sulla fotografia mantenendo il bottone del topo inserito". Il topo è il mouse del computer e da questo equivoco sono germogliate migliaia traduzioni automatiche comiche. Il padre di tutte è leggendario: un foglietto di istruzioni per la manutenzione dei mouse Ibm. Probabilmente un falso, ma ben inventato, e comincia così: "Le palle dei topi sono oggi disponibili come parti di ricambio. Se il vostro topo ha difficoltà a funzionare correttamente, o funziona a scatti, è possibile che esso abbia bisogno di una palla di ricambio". Per molto tempo è stato presentato come il culmine dell'idiozia raggiungibile dai traduttori. Certo la dice lunga sulla fama che questi software si sono guadagnati tra gli utenti. E mentre cercano la difficile strada verso la perfezione, almeno riescono a strappare un sorriso.