da La Nazione
"Ho la sclerosi mi trasferiscono e non potrò insegnare"
Perde lo status di maestra e lancia un appello disperato
Firenze, 23 agosto 2011 - DALLA VITA ha ricevuto fin troppi ceffoni. E adesso l’ultimo che le arriva dritto da Roma non vuole proprio prenderselo. «Il lavoro è una delle mie poche certezze. Togliermelo è una crudeltà». Simona Santoro, maestra elementare di Firenzuola, è da quando aveva 28 anni che s’è ammalata di sclerosi multipla. E adesso che ne ha 48 è costretta a muoversi su una sedia a rotelle. Era bambina e già cullava il sogno di insegnare.
«Ho viaggiato su e giù per queste strade impervie. Non mi fermavano né il ghiaccio né la neve. Anche se i giorni di supplenza erano pochi, non mi tiravo mai indietro», racconta. Poi, quando aveva 28 anni, la bella notizia dell’immissione in ruolo si mescolò a quella terribile della malattia. Per lei, uno shock. Con grande difficoltà andò ad insegnare nei Comuni di Vernio e Vaiano.
Aveva anche un bimbo piccolo. Simona frequentò pure un corso obbligatorio a Firenze. «E’ stata dura, ma feci l’impossibile per superare l’anno di prova», dice. Poi, dopo tre anni dovette dire basta.
«IL CORPO MI ha tradito proprio nel momento in cui avevo realizzato il mio sogno», scuote il capo la signora. Che dovette far domanda per essere inserita tra i docenti inidonei, ovvero tra coloro che, per motivi di salute, non possono più insegnare. «Quando vidi quella parola ‘inidoneo’ stampata nero su bianco piansi un giorno intero. Ma non avevo scelta. Le accurate visite a cui ero stata sottoposta avevano confermato che io non potevo più salire in cattedra».
Per Simona si aprirono così le porte della biblioteca dell’istituto comprensivo del suo paese. «Per me è stata una piacevole scoperta – sorride -. Ho potuto coltivare la passione per le materie che ho studiato. E ho continuato a stare coi bambini, insegnando loro l’amore per la lettura e per lo studio». Ma adesso la decisione del governo ha gettato Simona nello sconforto. «E’ stato stabilito che gli inidonei dovranno entrare a far parte del personale Ata – s’arrabbia la maestra -. Ma io non ho le competenze per lavorare in segreteria. Toglierei pure il posto ai precari. Un’assurdità. E poi qui nella scuola di Firenzuola non c’è posto per me. L’organico è al completo. Quindi, dovrei andare a lavorare chissà dove. Ma non ho nessuno che possa accompagnarmi. E, soprattutto, con la malattia che ho non sono in grado di sopportare lunghi spostamenti quotidiani». Senza contare che a Simona verrebbe pure tolto lo status di insegnante.
«BASTA ATTACCARE i deboli – si sfoga la signora -. Chiedo che questo provvedimento venga subito ritirato. Gli inidonei in Toscana sono solo una sessantina. E portano avanti un lavoro prezioso. Senza di noi le biblioteche scolastiche, che svolgono una funzione importantissima, moriranno. In questi anni ho svolto moltissimi progetti: dalle attività di recupero all’alfabetizzazione dei bimbi stranieri, dagli incontri con l’autore alla sensibilizzazione alla lettura». Simona non può neanche pensare all’ipotesi pensionamento. «Per me il lavoro è vita», ripete. E i suoi occhi si illuminano.
Elettra Gullè