FISH: Scongiurare il default dei servizi sociali in Italia!

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FISH: Scongiurare il default dei servizi sociali in Italia!

Messaggiodi edscuola » 19 agosto 2011, 10:22

Scongiurare il default dei servizi sociali in Italia! Questo è l’obiettivo prioritario espresso dalla Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap nel proprio documento di controproposte ad una Manovra che rischia di causare molti (altri) danni alle politiche sociali nel nostro Paese.
Il timore più forte non è tanto nell’articolato del Decreto, quanto nella riforma assistenziale e fiscale per la quale il Governo chiederà la delega per recuperare 24 miliardi in due anni, pena il taglio della quasi totalità delle agevolazioni fiscali ora riconosciute ai contribuenti italiani.
Una bozza di delega sulla riforma fiscale e assistenziale esiste già. Vi si prevede di intervenire sull’ISEE, sulla definizione di “stato di bisogno”, sull’armonizzazione dei servizi per “evitare sovrapposizioni”, di interventi sui criteri di accesso all’indennità di accompagnamento, sul ruolo del enti non profit in una logica di welfare caritatevole. Tutto quanto basta per causare danni!
La FISH ritiene, sulla base di ben altri motivi e necessità, che la riforma dell’assistenza sia necessaria e urgente, ma che vada affrontata in una logica molto diversa e soprattutto con la priorità dei diritti dei cittadini e della qualità dei servizi. La riforma non può essere approntata con il solo intento di risparmio e in modo emergenziale.
La replica a questa irremovibile posizione di FISH è prevedibile: dove trovare quei 24 miliardi che servono entro due anni? Nel documento la FISH indica le possibili soluzioni per un recupero ben superiore e tale anche da evitare il taglio agli enti locali di ben 18,8 miliardi (su tre anni). Un taglio quest’ultimo che si abbatterà sui servizi per i Cittadini e, in modo più grave, se sono anziani non autosufficienti o disabili. Inaccettabile.
Nel documento la FISH indica con decisione il contrasto all’evasione fiscale, proponendo un Piano straordinario di controllo sugli evasori, simile a quello che è stato avviato contro i “falsi invalidi” (800mila controlli in 4 anni), un controllo che parta dalle categorie che si sono dimostrate più permeabili all’evasione. La FISH propone di abbassare il limite di pagamento per la tracciabilità (1000 euro) e di abbassarlo ulteriormente quando il pagamento sia relativo a prestazioni o servizi.
Ma la FISH suggerisce anche una diversa tassazione sulle rendite finanziarie, legate all’aliquota IRPEF dei percettori. Caldeggia la revisione della “tassa di solidarietà” considerando i grandi patrimoni. Invita ad applicare da subito l’innalzamento delle aliquote IVA e di aumentare le aliquote sulle tasse di successione per i grandi patrimoni (sopra i due milioni e mezzo di euro). Sembra equa e sostenibile anche un’imposta aggiuntiva del 10% sui capitali rientrati dall’estero grazie allo scudo fiscale.
Un’ulteriore indicazione riguarda le Aziende Municipalizzate. Senza mezzi termini il documento della Federazione annota come troppo spesso le Municipalizzate abbiano rappresentato una “valvola di sfogo” per la cosiddetta “partitocrazia” con consigli di amministrazione ridondanti, un eccesso di dirigenti sistemati dalle segreterie dei partiti mentre manca un numero adeguato di tecnici con specifica competenza. Non è sufficiente privatizzarle. Bisogna indicare linee essenziali perché questi fenomeni non si ripetano e venga garantito il controllo da parte della cittadinanza.
La Federazione interverrà presso tutti i soggetti istituzionali e presso i Parlamentari per evidenziare le proprie proposte, ma ha già deliberato l’intenzione di una mobilitazione generale, se necessaria, con la quale rendere ancora più evidente la propria posizione e le proprie proposte.
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Manovra-bis: salvare le politiche sociali

Messaggiodi edscuola » 19 agosto 2011, 10:23

Manovra-bis: salvare le politiche sociali
Le proposte della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap

Nel giro di un mese la già preoccupante Manovra di luglio (Legge 111/2011) viene ulteriormente
aggravata di misure di forte impatto negativo sui cittadini, in particolare sulle persone con disabilità
e le loro famiglie e con marcati profili di iniquità sociale ed inefficacia strutturale.
Ai giudizi già espressi in occasione dell’approvazione della Legge 111/2011, non possono, pertanto
che aggiungersene degli altri derivanti dalla lettura del Decreto-legge 138/2011 in discussione alle
Camere in questi giorni.
Delega per la riforma fiscale e assistenziale
La FISH continua a ritenere che il vero focus - da cui non ci si deve distrarre - sia la delega per la
riforma fiscale e assistenziale. È dalla riforma dell'assistenza che il Governo intende recuperare 24
miliardi in due anni.
In tal senso il Decreto 138 nulla cambia rispetto alla Legge 111 (art. 40), salvo per il fatto che
anticipa di un anno il preteso recupero di 4 miliardi (2012) e di 20 miliardi (2013).
Un elemento – che va rigettato – deve essere chiaro a tutti: la riforma fiscale che si intende avviare
non è dettata da intenti di efficacia, efficienza, prossimità ai cittadini, tutela di dei livelli
essenziali dei diritti, ma esclusivamente da ragioni di presunto risparmio.
Questo metodo la FISH lo rifiuta con forza!
Ma vogliamo che il metodo sia ancora più chiaro a tutti.
L’articolo 40 della Legge 111 di luglio 2011 prevede un taglio lineare della quasi totalità delle
agevolazioni fiscali per la maggioranza dei contribuenti. Per l’esattezza la diminuzione sarà pari al
5% dal 2013 (ora 2012) e al 20% nel 2014 (ora 2013). Una mannaia su milioni di contribuenti, visto
che le agevolazioni di cui si parla riguardano la detrazione delle spese sanitarie, dei familiari a
carico, dei mutui per la prima casa, dei detrazione per reddito da lavoro dipendente oltre che delle
deduzioni per l'assistenza specifica, per le badanti e per le colf e molti altri benefit.
La Legge tuttavia prevede una clausola di salvaguardia: quelle agevolazioni non verranno
decurtate se entro il 30 settembre 2012 saranno adottati provvedimenti legislativi in materia
fiscale ed assistenziale “aventi ad oggetto il riordino della spesa in materia sociale, nonché la
eliminazione o riduzione dei regimi di esenzione, esclusione e favore fiscale che si sovrappongono
alle prestazioni assistenziali, tali da determinare effetti positivi, ai fini dell’indebitamento netto,
non inferiori a 4.000 milioni di euro per l’anno 2012 ed a 20.000 milioni di euro annui a decorrere
dall’anno 2013.”
Pertanto le famiglie, in ispecie quelle in cui sia presente una persona con disabilità, verranno
colpite in ogni caso.
Va detto che il Decreto 138 appena approvato, ammette una terza ipotesi, alternativa o aggiuntiva:
pur di recuperare quei 24 miliardi il Governo potrà rimodulare anche le imposte indirette
(tradotto: IVA, Imposte di bollo, Tasse di successione ecc.).
Va detto, a questo punto, che esiste già una bozza di delega sulla riforma fiscale e assistenziale.
Nella bozza solo l'ultimo articolo si riferisce all'assistenza, ma appare già più che sufficiente a
provocare notevoli danni.
Il testo prevede di intervenire sull’ISEE, sulla definizione di “stato di bisogno”, sull'armonizzazione
dei servizi per “evitare sovrapposizioni”, di interventi sui criteri di accesso all’indennità di
accompagnamento, sul ruolo del enti non profit in una logica di welfare caritatevole.
La FISH ritiene, sulla base di ben altri motivi e necessità, che la riforma dell'assistenza sia
necessaria e urgente, ma che vada affrontata in una logica molto diversa e soprattutto con la
priorità dei diritti dei cittadini e della qualità dei servizi erogata vieppiù in una situazione di crisi
economica e di tendenziale impoverimento delle famiglie.
La riforma non può essere affrontata con il solo intento di risparmio e in modo emergenziale.
La replica a questa irremovibile posizione di FISH è prevedibile: dove trovare quei 24 miliardi
che servono entro due anni?
La risposta, o meglio “le risposte”, si trovano già da una lettura critica del Decreto 138 appena
pubblicato in Gazzetta Ufficiale. E le risposte possono consentire un recupero ben superiore ai 24
miliardi.
Un primo elemento di recupero parziale di quei 24 miliardi lo troviamo già nella nuova “clausola di
salvaguardia”. Il Governo si riserva di intervenire in futuro sulle imposte indirette. Bene. Lo faccia
subito: aumenti di un punto l’aliquota IVA (da 20 a 21%); e introduca una aliquota superiore per la
tassa di successione sui patrimoni superiori ai due milioni di euro.
Ma vediamo gli altri aspetti e le controproposte della Federazione.
Tagli agli enti locali e ai Ministeri
Leggendo il Decreto 138, la più immediata preoccupazione deriva dagli ennesimi previsti tagli agli
enti locali. In totale, già nel 2012 Regioni, Province e Comuni dovranno risparmiare 6 miliardi
che diventeranno, 6,4 nel 2013, e 6,4 dal 2014 in poi. Per l'esattezza 3,6 dovranno essere recuperati
dalle Regioni, 1,7 miliardi dai Comuni (2 miliardi dal 2013) e 700 milioni dalle Province (800 dal
2013 in poi). Il meccanismo è quello del patto di stabilità fra Stato e Autonomie locali cioè un
assieme di regole che impedisce agli enti locali di gestire i propri bilanci oltre certi limiti (qualitativi
e quantitativi di spesa).
Agli enti locali rimangono tre possibilità: diminuire la quantità e la qualità dei servizi;
aumentare la partecipazione alla spesa da parte dei cittadini, oppure aumentare le imposte
locali.
Una restrizione di tale entità incide profondamente sui servizi erogati ai cittadini, in particolare il
trasporto pubblico, l’assistenza sociale (cioè i servizi sociali a bambini, disabili, anziani) e, ancora
una volta, sulla sanità oltre che su molti altri servizi che oggi vengono garantiti, già con difficoltà e
in modo disomogeneo, ai cittadini.
Questo taglio non interviene a freddo, ma in un comparto già molto dolente. Rammentiamo le
profonde retrazioni subite dalle politiche sociali nelle ultime tre finanziarie e leggi di stabilità,
che hanno avvicinato allo zero quanto lo Stato destina all'assistenza.
Ad aggravare le già cupe prospettive nel nuovo Decreto, aumentano anche i tagli ai Ministeri già
previsti dalla Manovra di luglio. La somma totale dovrebbe essere di 7,4 miliardi che un successivo
decreto stabilirà come suddividere fra i diversi dicasteri. Sebbene il Ministro Tremonti ha
rassicurato che questi tagli non riguarderanno la scuola, la ricerca e la sanità, non è possibile credere
che una riduzione di tale mole non abbia alcun effetto sui cittadini.
La FISH, quindi, rigetta fermamente il taglio cui saranno costretti gli Enti locali nei prossimi anni,
per le conseguenze devastanti sulla coesione sociale, sulla qualità di vita e sull'inesorabile
impoverimento delle famiglie italiane. Tutti questi effetti sono moltiplicati per i nuclei a basso
reddito, dove sono presenti anziani non autosufficienti e persone con disabilità. Va aggiunto un
fortissimo rischio di istituzionalizzazione delle persone con disabilità: le famiglie non
reggeranno l’impatto della nuova situazione e le persone con disabilità saranno costretti alla
segregazione in istituto.
Sulle disfunzioni e sugli “sprechi” degli Enti locali va, tuttavia, avviata una seria riflessione, anche
sull'onda di altri input del Decreto 138/2011. Ad esempio, una approfondita verifica va adottata
sulle Aziende Municipalizzate per le quali si prevede con vaghezza la privatizzazione.
Troppo spesso le Municipalizzate hanno rappresentato una “valvola di sfogo” per la cosiddetta
“partitocrazia”: consigli di amministrazione ridondanti, un eccesso di dirigenti sistemati dalle
segreterie dei partiti mentre manca un numero adeguato di tecnici con specifica competenza, sono la
causa di attività scarsamente efficienti i cui costi (sia economici che di qualità) si riversano sui
privati Cittadini.
Anche in questo caso il Decreto dovrebbe invece indicare con chiarezza come e dove diminuire i
costi (ad iniziare dalle “poltrone” per finire con i requisiti professionali dei dirigenti),
verosimilmente molto più ingenti che la soppressione di alcune province.
A proposito di queste ultime, non si ritiene razionale la cancellazione delle province in ragione del
numero degli abitanti o del territorio di afferenza. Le province o hanno un’utilità o non ce l’hanno.
Pertanto, visto che la produttività di queste in seno alla Pubblica Amministrazione è
straordinariamente bassa, e visto che le maggiori competenze sono state trasferite alle regioni e ai
comuni, appare più seria una scelta univoca: la cancellazione di tutte le province evitando le
indecorose discussioni su quali e quante debbano essere “salvate” dalla soppressione.
Tassa di solidarietà
Dalla cosiddetta tassa di solidarietà dovrebbero entrare nelle casse dello Stato 3,8 miliardi di euro.
Il meccanismo è quello dell'imposizione marginale aggiuntiva pari al 5% sui redditi lordi superiori
ai 90mila euro e del 10% sui redditi lordi superiori ai 150mila euro.
Se da un lato è corretto applicare un prelievo aggiuntivo ai redditi superiori, il meccanismo è
viziato da due elementi.
Il primo: evitano l'imposizione tutti gli evasori totali o parziali che – secondo dati della stessa
Agenzia delle entrate – sono un numero cospicuo. Secondo proiezioni attendibili sfuggono
dall'imposizione del fisco 179 miliardi di euro l'anno.
Senza un intervento profondo e moderno contro l’evasione fiscale, la misura risulta inefficace ed
iniqua, colpendo solo chi già paga regolarmente le tasse.
In secondo luogo, l’imposizione non tiene conto della composizione del nucleo familiare e della
presenza di minori o persone non autosufficienti o con disabilità.
La FISH ritiene che la tassa di solidarietà vada rivista, innalzando i limiti di applicazione, ma
rimodulando il sistema di calcolo del reddito in modo che vengano considerati anche i grandi
patrimoni e le grandi rendite finanziarie. Nella sostanza, introdurre la “patrimoniale” sui
redditi/patrimoni elevati.
Evasione fiscale
Anche nella lotta all'evasione fiscale si ritiene possa essere prevista un'azione più energica,
abbassando innanzitutto il limite di tracciabilità dei pagamenti a 1000 euro onde poter evitare
ancora di più l'elusione fiscale.
Una ipotesi ulteriore, può essere la differenziazione della tracciabilità, imponendone una soglia
ancora più bassa quando i pagamenti siano relativi a servizi o prestazioni o a fatturazioni in cui
i servizi e le prestazioni siano prevalenti.
Inoltre, negli ultimi tre anni, il Parlamento ha più volte attivato Piani straordinari di verifica sulle
“false invalidità”. Ci si attende ora che piani delle medesima virulenza siano adottati contro gli
evasori fiscali, orientando i controlli verso i settori di attività che negli ultimi anni si sono
dimostrati più permeabili all'evasione fiscale. I dati sono già noti all'Agenzia delle entrate grazie
ai cosiddetti studi di settore degli ultimi anni.
La repressione dell’evasione fiscale è un passaggio essenziale per le sorti e le politiche future
di questo Paese e per questo ci si attende non condoni, non misure occasionali, non “misure
promozionali”, ma interventi strutturali per evitare che, anche in futuro, il gravame fiscale pesi solo
sui redditi dei lavoratori e dei pensionati e che questo ammanco colposo sia una scusante per la
mancata erogazione di servizi essenziali ai Cittadini.
Tasse sulle rendite finanziarie
Il Decreto 138/2011 prevede l’aumento dell’imposta sulle rendite finanziare al 12,5 al 20%, esclusi
i titoli di Stato (BTP, BOT, Buoni postali …)
Si tratta di un intervento che colpisce allo stesso modo i piccoli e i grandi risparmiatori. Molti di
questi ultimi sono gli stessi istituti bancari, le grandi aziende …
Inoltre, le rendite finanziarie, in tal modo, continuano ad essere tassate meno del lavoro
dipendente o autonomo. Ad esempio, uno degli speculatori in azione in questi giorni, subirà
un'imposta pari al 20% anche se ha ricavato dai suoi traffici, supponiamo, 50mila euro, senza aver
lavorato un'ora.
Non è purtroppo stata considerata la seria ipotesi, già adottata in alcuni Paesi europei, di applicare
alle rendite finanziarie le aliquote IRPEF differenziate a seconda del reddito lordo.
In tal modo, l'imposta sarebbe progressiva e proporzionata anche alle rendite finanziarie,
salvaguardando i piccoli risparmiatori.
Si apprezza, inoltre, l'ipotesi di un prelievo una tantum sui capitali rientrati da conti esteri in seguito
al cosiddetto “scudo fiscale” (circa 200 miliardi) che rammentiamo erano stati “tassati” al 5%
massimo. Va prevista una aliquota significativa almeno del 10%.
Su tale ipotesi vi sono delle proiezioni di sicuro interesse ai fini dei conti dello Stato: si valuta un
rientro pari a circa 20 miliardi.
Non va dimenticato, tuttavia, che esistono ancora depositi illegali all'estero stimati in circa 150
miliardi di euro che continuano a sfuggire al controllo del fisco. L’intensificazione dei controlli e la
stipula di accordi internazionali che consentano di “inseguire” i depositi illegali all'estero, ci
sembrano ormai un'azione indispensabile.
Le pensioni
Alla vigilia della presentazione del Decreto, ci si attendeva da più parti un intervento deciso sulle
pensioni.
In realtà l'intervento “pensionistico” si è limitato alle lavoratrici del settore privato. Per esse la
pensione di vecchiaia inizierà a scorrere dagli attuali 60 anni a 65 anni a partire già dal 2016
anzichè dal 2020. Lo slittamento che si concluderà nel 2028 quando la pensione di vecchiaia sia per
gli uomini che per le donne sarà a 65 anni. Ovviamente ci potranno essere ulteriori interventi
normativi per elevare il limite di 65 anni per la pensione di vecchiaia.
L’assenza di azioni più decise sulle pensioni (anticipare per tutti il limite dei 65 anni), ha raccolto
il consenso di alcune parti politiche, ma ha comportato anche un effetto economico molto
smorzato che si è dovuto compensare con altre misure, alcune già indicate in questo documento,
altre quantomeno bizzarre quali, ad esempio, il rinvio di due anni del pagamento del TFR per i
dipendenti pubblici che chiedono il pensionamento anticipato.
La FISH ritiene che sarebbe più responsabile ed equo anticipare nel tempo il limite di 65 anni di età,
impattando in modo significato sui bilanci previdenziali di questo Paese. Gli effetti di questa
“indecisione”, al contrario, saranno strutturali e incisivi nel tempo. Infatti la spesa previdenziale
rappresenta il 40% circa della spesa pubblica, contro il 2,7% della spesa per politiche sociali
sulle quali le ultime due manovre si accaniscono senza ritegno.
Collocamento mirato
Il Decreto-legge 138 interviene anche sulla Legge 68/1999 (diritto al lavoro dei disabili). È
singolare che mentre i mercati affondano, il disavanzo pubblico tocca vette record, il PIL si avvicina
allo zero, si intervenga all'interno di una disposizione straordinaria anche una norma che riguarda il
collocamento mirato, come se questo fosse il maggior elemento di ostacolo al mercato del lavoro o
all'attività imprenditoriale. Ma tant'è: quella che ne esce è una modificazione della norma originaria
che ha luci ed ombre a seconda di come potrà funzionare la contrattazione a livello regionale e
nazionale.
Il Decreto riguarda le imprese che occupano personale in diverse unità produttive o le imprese che
fanno parte di un gruppo. Quindi riguarda le grandi aziende.
Queste come noto, devono rispettare un'aliquota minima di assunzioni obbligatorie (disabili, ad
esempio). La nuova disposizione ammette che l’intera aliquota possa essere rispettata compensando
le assunzioni fra unità o imprese che fanno parte dello stesso gruppo.
Per fare un esempio: se un gruppo industriale a tre imprese in tre regioni diverse, potrà provvedere
al rispetto dell'aliquota obbligatoria, assumendo tutti i lavoratori in un'unica impresa.
Qualcosa di simile viene previsto anche per i datori di lavoro pubblici possano essere autorizzati, su
loro motivata richiesta, ad assumere in una unità produttiva un numero di lavoratori aventi diritto al
collocamento obbligatorio superiore a quello prescritto, portando le eccedenze a compenso del
minor numero di lavoratori assunti in altre unità produttive, in questo caso, della medesima
Regione.
Come già detto FISH ritiene “neutro” il provvedimento: la sua efficacia è correlata alla capacità di
verificarne l’attuazione, contrattare con le grandi aziende tempi e modi di più efficace
applicazione, proporre e diffondere buone prassi. La sua neutralità però non può essere di ostacolo
al contenimento della disoccupazione ed all'inoccupazione specie se di lunga durata come per le
disabilità intellettive, per le donne con disabilità, e nel sud. Sarebbe una discriminazione
inaccettabile.
Conclusioni
La Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap è perfettamente cosciente della gravità
della situazione e non ignora le cause interne ed internazionali che l’hanno provocata ed aggravata.
La Federazione è costituita da persone che, prima di essere disabili, sono Cittadini e come tali
devono e possono contribuire a trovare le soluzioni ai problemi attuali e futuri.
Riteniamo che il nostro impegno debba essere volto a scongiurare il default dei servizi sociali in
Italia. Tagliare ancora sul sociale provocherebbe ulteriore depressione e un danno indelebile per
tutta la collettività.
Le soluzioni alternative ci sono, sono percorribili e sostenibili.
L'Unione Europea chiede anche la tutela dei più deboli, il rispetto dei diritti civili ed umani,
l'integrazione civile e sociale, la non discriminazione, le politiche attive per il Lavoro. L’Unione
Europea non è la BCE. È qualcosa di più! È l’Unione dei popoli e non degli istituti di credito.
La Federazione interverrà presso tutti i soggetti istituzionali e presso i Parlamentari per evidenziare
le proprie proposte, ma ha già deliberato l’intenzione di una mobilitazione generale, se necessaria,
con la quale rendere ancora più evidente la propria posizione e le proprie proposte.

17 agosto 2011

FISH - Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap
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