ANIEF: Immissioni in ruolo

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ANIEF: Immissioni in ruolo

Messaggiodi edscuola » 5 agosto 2011, 10:41

Immissioni in ruolo: Anief riserva il 10% subito ai suoi iscritti inseriti a pettine nelle vecchie graduatorie.

Pronti i ricorsi ex 700 per gli altri ricorrenti non ancora inseriti. Grazie al trasferimento, 2/3 dei posti assegnati ai meritevoli. Annunciato ricorso contro l’eliminazione della prima fascia stipendiale e della mobilità per i neo-assunti.

Il 10% deriva dall’assegnazione dei 10.000 posti dalle graduatorie pettinate dove sono inseriti i ricorrenti con i commissariamenti attivi, dai dati in nostro possesso. Un altro 10% sarà assegnato dai giudici del lavoro con ricorsi gratuiti anche ex 700 per gli altri ricorrenti pettine, aventi diritto, al Tar e al PdR che seguiranno le nuove istruzioni dei legali, essendo le graduatorie di coda illegittime. Possibile ricorrere anche per chi non si è rivolto mai al giudice amministrativo o si era rivolto ad altre associazioni. Un altro 30% sarà assegnato ai docenti trasferiti nel 2011 grazie alla sentenza della Consulta ottenuta dall’Anief.

Complessivamente almeno 15.000 immissioni in ruolo sulle 30.000 previste saranno assegnate o a ricorrenti Anief o a docenti che usufruiranno della battaglia legale promossa dal sindacato in questi due lunghi anni, mentre i ricorsi sulla stabilizzazione e la continua denuncia a mezzo stampa della normativa comunitaria sembrano aver convinto il Governo a prevedere altre 40.000 immissioni entro il prossimo triennio tra personale docente e Ata.

Questo nuovo modo di fare sindacato all’insegna della legalità, del servizio per il Paese senza pause estive o interessi di bottega, alla fine, premia la soddisfazione di chi esulta per aver fatto uscire da una condizione di precarietà migliaia di colleghi. La loro gioia è la nostra speranza in un momento così delicato da mettere in discussione non soltanto il sindacato tradizionale ma lo statuto dei lavoratori. Una gioia che reca un’amarezza perché, purtroppo, la vicenda giudiziaria continuerà nelle aule dei tribunali, visto che il Miur, osteggiato da sindacati e politici, non ha accettato la proposta di inserire tutti i ricorrenti a pettine nelle Gae né quella di pettinare le stesse erga omnes.

La giustizia arriva sempre dai tribunali quando i contratti, i contatti o le mediazioni falliscano per diversi motivi, motivi di ignorante bottega razziale, motivi di spregevole interesse numerico di delega sindacale, motivi beceri di lucro personale, motivi faziosi e da respingere per non vendere l’interesse del Paese.

Chi ha il commissariamento attivo dell’Anief otterrà l’immissione in ruolo retrodatata se avente diritto. Gli altri ricorrenti Anief facilmente potranno ottenere giustizia dai tribunali del lavoro con il patrocinio dell’Anief: basta inviare una mail a retrodatazione@anief.net per ottenere le istruzioni operative.

Alcuni tra i 30.000 nuovi docenti trasferiti grazie ai loro punteggi potranno essere assunti, tra i 20.000 posti rimasti in palio. Come dire: quando il sindacato fa il suo mestiere.

Ma l’Anief non si ferma qui: è evidente che le 67.000 immissioni in ruolo sono state fatte dal Governo sotto la scure delle condanne alle spese che avrebbero disposto i giudici per la violazione da parte dello Stato italiano della normativa comunitaria in tema di ricorsi per la stabilizzazione dei precari. Soltanto l’Anief ne ha predisposti 8.000.

Pertanto, l’Anief con successivo comunicato ai nuovi 67.000 assunti invierà le istruzioni per la pre-adesione ai ricorsi contro la firma del CCNL del 4 agosto che penalizza i precari neo-immessi in ruolo con meno di dieci di servizio eliminando il primo scatto di anzianità che avverrà dopo 8 anni di servizio - per volontà dei tecnici del MEF, e penalizza tutti i neo-assunti che non potranno spostarsi per cinque anni per ricongiungersi con la propria famiglia - per grazia della Lega come rivendicato dal senatore Pittoni.

Ricorreremo e vinceremo ancora una volta nei tribunali perché il diritto alla mobilità e il diritto a un giusto stipendio non è del personale precario o di ruolo ma di tutti i cittadini italiani, diritti costituzionalmente protetti e riconosciuti dall’Europa.
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