da Corriere della sera
Il Tar: «Tagli sui bidelli solo per fare cassa Decida la Consulta»
Non si possono tagliare i posti di lavoro dei bidelli nelle scuole con il mero scopo di battere cassa. E comunque le Regioni non possono essere escluse dalla scelta dei criteri di riorganizzazione del personale Ata
ROMA— Non si possono tagliare i posti di lavoro dei bidelli nelle scuole con il mero scopo di battere cassa. E comunque le Regioni non possono essere escluse dalla scelta dei criteri di riorganizzazione del personale Ata. Il Tar del Lazio, accogliendo la richiesta del sindacato Snals-Confsal, ha sollevato la questione della legittimità costituzionale dell’articolo 64 del decreto legislativo con cui è stata disposta una riduzione complessiva del 17 per cento del personale amministrativo tecnico e ausiliario. I giudici amministrativi hanno in sostanza sottolineato «come questa norma, pur proponendosi di perseguire l’obiettivo della qualificazione e della valorizzazione del personale scolastico» , di fatto poi «risulti ispirata a mere esigenze di cassa» . La norma ha anche «attribuito all’amministrazione una vera e propria delega in bianco in quanto, senza dettare alcun criterio direttivo, ha autorizzato il ministero a determinare a proprio ed esclusivo piacimento ogni modalità su come attuare la riduzione del personale» . Anche per questo motivo quell’articolo di legge non risulta rispettoso «della ripartizione di competenze tra Stato e Regioni in materia scolastica» , a svantaggio delle Regioni che non hanno più poteri in merito. Esulta il sindacato mentre dal ministero non arrivano commenti alla sentenza. «Il giudice amministrativo — ha detto il segretario generale dello Snals Marco Paolo Nigi — ha richiamato il governo sulla necessità di affrontare il problema della spesa pubblica nella scuola non in termini squisitamente economico-aziendali. Quello scolastico è un servizio che, in tutte le sue componenti, riguarda un diritto fondamentale garantito dalla Carta costituzionale, il diritto all’istruzione, e pertanto non può scendere al di sotto di standard qualitativi minimi» . M. Io.