Usa, Zaini con elettroshock per ragazzini violenti

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Usa, Zaini con elettroshock per ragazzini violenti

Messaggiodi edscuola » 27 dicembre 2007, 7:55

da Corriere

Usa, Zaini con elettroshock per ragazzini violenti
Il caso Scariche su piccoli con ritardi o autolesionisti

Si chiama «terapia avversativa». Le scariche avvertono i bimbi che non devono compiere certi gesti
ROMA — Ricorda scene da riformatorio ottocentesco, dove i discoli subivano punizioni corporali. Invece è pura realtà quella che tutti i giorni si riproduce in una scuola a sud ovest di Boston, il Judge Rotenberg Educational Center in Canton. I ragazzi vengono richiamati all'ordine con scariche elettriche. Agli educatori basta la pressione di un telecomando, a sua volta collegato a elettrodi, contenuti in uno zainetto, applicati in genere alle gambe, alle mani, ai piedi o al torace.
Si chiama terapia avversativa e viene utilizzata come sostegno ad altri tipi di trattamento per studenti con ritardi mentali o autismo. Bambini non semplicemente indisciplinati. Molto di più. Violenti contro la propria persona e con gli altri, ma soltanto perché malati. Lo Stato di New York ha proposto l'abolizione del sistema dopo aver accettato per anni che alcuni studenti particolarmente difficili frequentassero l'istituto del Massachusetts. Il bando scatterà nel 2009, fino ad allora sono previste restrizioni nella somministrazione delle scariche.
Ma a non opporsi all'elettroshock sul corpo (mai al cervello, che però qualcuno ha proposto) sono proprio coloro che si supporrebbe dovrebbero pretenderne lo stop, i genitori.
Sentiamo le ragioni, riportate dal New York Times, della mamma, Susan Handon, di una ventenne: «Crystal è al Rotenberg da quattro anni. Dimentica presto le scosse. Se non le ricevesse non capirebbe che certi comportamenti come colpire la gente in faccia non sono accettabili, non lo deve fare. Ora potrò riportarla a casa».
L'istituto bostoniano è frequentato da bambini con gli stessi problemi di Crystal, a volte violenti, a volte autolesionisti. Le scariche li avvertono che non devono compiere certi gesti e così il dolore viene immediatamente associato all'idea del divieto. Simili pratiche ovviamente sono lontane anni luce dall'Italia a tal punto da essere sconosciute a diversi neuropsichiatri infantili. «Si tratta di un metodo di condizionamento attraverso stimoli negativi — dice Raffaella Tancredi, direttore del centro di riferimento per diagnosi e cura dell'autismo dell'Istituto Stella Maris a Pisa —. Non la condivido, preferisco ottenere i comportamenti desiderati dando in cambio al bambino una gratificazione, ad esempio il cibo che gli è più gradito o il permesso di svolgere l'attività che gli piace». Oltretutto, insiste la neuropsichiatra, da queste terapie cosiddette di rinforzo si ottengono «piccoli miglioramenti. Noi utilizziamo trattamenti basati sullo sviluppo ».
E' pienamente comprensibile il favore di genitori con figli autolesionisti, pericolosi per se stessi. Per autorizzare gli insegnanti a impartire le scosse devono rilasciare l'autorizzazione al giudice. Critico Pietro Pfanner, direttore del dipartimento di neuropsichiatria all'università di Pisa: «Un sistema medievale, grossolano e di efficacia non provata a livello scientifico».
Difende la terapia avversativa Michael Flammia, avvocato dell'Istituto Rotenberg: «L'intervento funziona anche in casi gravi per i quali sarebbero necessarie massicce dosi di psicofarmaci. Noi offriamo alle famiglie un'alternativa, una speranza ».
Margherita De Bac
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