da Repubblica
Disabili relegati in una classe Chieri, rivolta dei genitori
La mamma di Telma (problemi psicomotori): mia figlia non vuole più tornarci
OTTAVIA GIUSTETTI
TORINO - Classi "speciali" per ragazzi disabili. Aule che dovrebbero servire come spazi straordinari, attrezzati con computer e banchi, dove studiare seguiti dagli insegnanti, e che invece diventano l´unico spazio concesso ai ragazzi con problemi di apprendimento. Aule dove restare "parcheggiati" a disegnare come bambini piccoli mentre i docenti chiacchierano e prendono il caffè. Dove non si impara nulla e dove non si cresce e dove, soprattutto, si resta isolati dal mondo. È la denuncia di Angela Olivieri, una mamma di Chieri, in provincia di Torino. Sua figlia Telma, 16 anni e un ritardo psicomotorio causato probabilmente dalla somministrazione di un vaccino, è iscritta al secondo anno delle superiori all´Istituto tecnico commerciale Vittone. Ultimamente non vuole più andare a scuola e ha fatto capire alla mamma che il motivo è che non le piace restare in disparte, lontana dai compagni di classe, nella piccola aula al piano terra dove da almeno dieci giorni trascorre le sue mattinate insieme a un gruppo di compagni disabili. Sulla porta dell´aula c´è scritto «classe di sostegno» e la definizione centra, forse involontariamente, il bersaglio: «Questi studenti che dovrebbero frequentare la scuola insieme ai coetanei e seguire un progetto di apprendimento coerente con le proprie possibilità - dice la mamma - vengono invece tenuti tutti insieme dove non disturbano e così si aspetta che passi la giornata. Ogni volta che vado a prendere mia figlia Telma a scuola piango».
L´istituto tecnico commerciale Vittone ha 46 studenti disabili iscritti per questo riceve finanziamenti dal Comune e dalla Provincia. Il preside, Angelantonio Magarelli, racconta che in alcune prime ci sono addirittura quattro studenti portatori di handicap. «In questi giorni l´unico ascensore dell´istituto è guasto e i ragazzi in carrozzina che non possono salire al primo piano nelle proprie aule restano al piano terra nell´aula di sostegno - ammette - ma non credo che si tratti di una prassi. In genere, sono una minoranza le ore che i ragazzi disabili trascorrono separati dai compagni». Eppure la mamma di Telma si è accorta che sua figlia spesso non vede gli amici. Sono stati loro stessi a raccontarle che per intere giornate nessuno la porta nella in classe. Qualche volta entra e dopo pochi minuti esce per andare nella sua aula "speciale". «I compagni ogni tanto vanno a trovarla nell´intervallo - dice Angela Olivieri - sono più sensibili loro dei professori. Io capisco che insegnare a Telma non sia un´impresa facile ma è il loro lavoro, l´unica cosa che gli viene chiesta».