Scuola: la Corte Costituzionale dà ragione all’Anief
Illegittimo l’art. 1, comma 4-ter, del d.l. n. 134 del 2009 perché viola l’articola 3 della Costituzione. Abrogata la norma del Salva-precari voluta dal Ministro Gelmini per evitare il commissariamento. Ora più di 15.000 ricorrenti iscritti al Sindacato possono reclamare il ruolo. La norma salva-Gelmini cade sotto la scure dei giudici costituzionali.
I giudici della corte costituzionale con l’ordinanza n. 41 del 9 febbraio 2011, danno ragione all’ordinanza del 5 febbraio 2010 dei giudici del Tar Lazio e confermano i rilievi mossi dai legali dell’Anief, gli avv. F. Ganci e W. Miceli del foro di Palermo, censurando tutti i rilievi dell’avvocatura dello Stato (tra cui il difetto di giurisdizione del giudice del lavoro alla luce delle sentenze delle sezioni unite della cassazione). Nell’aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento disposto dalle norme vigente, il personale docente ha diritto al trasferimento e all’inserimento a pettine secondo il proprio punteggio (merito) e non secondo l’anzianità di iscrizione in graduatoria.
Neanche due anni fa, l’Anief otteneva per più di 15.000 ricorrenti l’annullamento del decreto ministeriale n. 42/09 laddove vietava il trasferimento da una graduatoria all’altra all’atto dell’ultimo aggiornamento (biennio 2009-2011) e disponeva l’inserimento in coda in altre tre province aggiuntive. Il sindacato vinceva l’appello per la sospensione cautelare dell’ordinanza proposto dal Miur in Consiglio di Stato, ma il ministro Gelmini decideva di non eseguire il disposto del giudice amministrativo. A questo punto, i legali dell’Anief ottenevano la nomina del Commissario ad acta, dott. Cannerozzi de Grazia, per l’esecuzione coattiva delle ordinanze cautelari, ma il ministro otteneva in sede di conversione del cosiddetto salva-precari, dal Parlamento, nonostante la fiera opposizione dell’on. Russo (PD) in Commissione cultura della Camera, l’approvazione di una norma di auto-interpretazione autentica che per i giudici del Tar Lazio violava palesemente gli artt. 24 e 113 della Costituzione, in quanto essa avrebbe avuto l’unico scopo di limitare il diritto di difesa dei ricorrenti, ai quali sarebbe preclusa, per effetto dello jus superveniens, la possibilità di conseguire l’esecuzione della sentenza di primo grado già pronunciata in loro favore dal TAR. E così è avvenuto con più di 20.000 immissioni in ruolo e 200.000 nomine di supplenti annuali che il MIUR ha disposto in palese violazione delle pronunce del giudice amministrativo e del merito dei candidati.
A questo punto, dichiara il presidente nazionale dell’Anief, dott. Marcello Pacifico, il ministro Gelmini dovrebbe prendere atto di non essere stata capace di gestire le graduatorie del personale docente, dovrebbe assumersi la responsabilità di aver creato un profondo danno erariale alle casse dello Stato e sanare la posizione dei ricorrenti aventi diritto, senza nulla togliere ai docenti già individuati nei contratti, come da prassi corrente. Le regole vanno rispettate così come il rapporto tra i poteri dello stato. L’organo esecutivo deve assolvere a quanto disposto dalla magistratura e non interpretare liberamente o faziosamente le regole del diritto. Ancora una volta, l’Anief si dimostra corrette interprete della giurisprudenza e baluardo dei principi fondamentali della Costituzione. Dopo aver tutelato il diritto alla mobilità del personale precario e all’istruzione degli alunni con disabilità, ora, obiettivo dell’organizzazione sindacale e professionale, da poco entrata nella Confedir Mit-Pa, è quello di stabilizzare i supplenti docenti e ata che hanno conseguito tre anni di servizio nel rispetto della normativa comunitaria, di tutelare i docenti di ruolo che hanno avuto bloccato per due anni gli scatti biennali di anzianità, e di ripristinare il rispetto delle relazioni sindacali.
Siamo convinti, in conclusione, che alla fine, in uno stato di diritto il rispetto delle regole paghi e questo ci conforta, specialmente per chi è chiamato ad educare e formare le nuove generazioni del nostro Paese. La sentenza spazza via così ogni dubbio anche a chi, in questi giorni, ha proposto la proroga delle graduatorie in emendamenti specifici al mille-proroghe in discussione al Senato: è evidente, infatti, che un blocco o una cancellazione delle stesse graduatorie violerebbe i principi richiamati dal giudice delle leggi.