UIL Scuola Milano: SCUOLE PUBBLICHE E PRIVATE

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UIL Scuola Milano: SCUOLE PUBBLICHE E PRIVATE

Messaggiodi edscuola » 18 dicembre 2007, 13:14

SCUOLE PUBBLICHE E PRIVATE: LA CONCORRENZA NON PAGA, ANZI…

In questi ultimi periodi, la scuola pubblica statale è stata presa di mira da confindustria, mass-media in generale e da tanti altri benpensanti con critiche e attacchi pesanti!
Intanto scopriamo che la scuola privata italiana è la peggiore d'Europa ma anche una delle ultime al mondo.
E’ il confronto internazionale a fare emergere una realtà spesso poco conosciuta ma, nel nostro caso, valutata in modo preciso.
Tra le 48 nazioni di cui l'Ocse ha pubblicato i risultati disaggregati (pubblico/privato), l'Italia viene sopravanzata, facendo riferimento ai risultati dei soli alunni che frequentano le scuole private, da Paesi quali il Cile, l’Azerbaijan, la Giordania, l’Uruguay, collocandosi fra gli ultimissimi posti per le competenze in Lettura, Scienze, Matematica.
In Italia, sulle scuole non statali, da alcuni anni a questa parte si confrontano due opposte idee (pro e contro il finanziamento pubblico). I favorevoli ritengono che il ruolo (e il conseguente trasferimento di fondi pubblici) alle scuole private sia indispensabile per fare crescere l'intero sistema scolastico nazionale.
I contrari sostengono che il trasferimento diretto di risorse pubbliche alle scuole non statali sia incostituzionale.
Nel frattempo arrivano i dati dell'indagine Ocse-Pisa, che boccia gli istituti privati italiani senza appello.

L’indagine sulle competenze dei quindicenni nelle cosiddette literacy relative alla Lettura, alle competenze in Matematica e scientifiche certifica, in Italia, la maggiore qualità del pubblico sul privato. In poche parole, il pur deludente quadro emerso dalla comparazione internazionale dei quindicenni italiani con i coetanei di altri 56 stati sparsi nei 5 continenti, pubblicato ai primi di dicembre, si accentua se si prendono in considerazione i risultati delle sole scuole private.

L'Italia è uno dei pochi paesi occidentali e industrializzati dove gli adolescenti della scuola pubblica risultano "più" attrezzati dei compagni delle private. I numeri parlano chiaro e non lasciano spazio a troppi dubbi. E allora, basta col finanziamento alle private, no al quaderno bianco dei Ministri Fioroni e Padoa Schioppa imperniato su un sistema “economicista” che con finanziamenti insufficienti, tagli agli organici e precariato perenne, non può che conseguire il risultato di scardinare e affossare la scuola pubblica Statale.
"La libertà nella scuola è, a norma del 1° comma dell’art. 33, la condizione pregiudiziale dell’esistenza della scuola pubblica nel sistema costituzionale italiano. Istituendo scuole di ogni ordine e grado, lo Stato poggia su quel principio fondamentale la sua funzione educativa. Su quel principio si fonda il sistema di reclutamento del personale insegnante (che non ammette discriminazioni ideologiche), la piena libertà dell’insegnamento, il diritto dell’alunno al rispetto pieno dello sviluppo della sua personalità (all’infuori di ogni pregiudiziale ideologica, religiosa, politica). Questa è la scuola di tutti, ed è a questa che lo Stato dà le sue cure. L’obbligatorietà e la gratuità sono le conseguenze dell’impegno integrale dello Stato in sede educativa e del carattere della sua scuola: offrendo lo Stato una scuola "per tutti gli ordini e gradi" in cui "libero è l’insegnamento", questa e soltanto questa è la "scuola aperta a tutti", questa e soltanto questa è "obbligatoria e gratuita". Lo Stato non può obbligare a frequentare e non può offrire gratuitamente se non la sua scuola." Questa l’unica via per una coesione sociale ed un innalzamento culturale e formativo oggi più di ieri necessario.
Recita l'articolo 33 della Costituzione italiana: «Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato».
Come può allora un Ministro dello Stato asserire che i fondi alle scuole private possono essere destinati sulla base della loro semplice esistenza?
Il sistema attuale già incentiva la scuola privata attraverso vari finanziamenti; dall’anno 2000 esistono due tipi di buoni scuola: un primo tipo è finanziato direttamente dallo Stato ed è praticamente irrilevante negli importi pro-capite per le famiglie, ma oneroso per le casse pubbliche- un secondo tipo, con importi pro-capite decisamente più elevati, finanziato da alcune regioni, con in prima linea la regione Lombardia. Guarda caso i maggiori fruitori risultano essere studenti figli di liberi professionisti e simili, cioè il popolo delle partite IVA, i “meno abbienti” fiscalmente!
E' ampiamente dimostrato che, questo tipo di finanziamento, pur favorendo in parte le famiglie relativamente poco abbienti, si risolva in un'integrazione di reddito di famiglie con redditi già alti (evasori fiscali compresi) e non tenga in nessun conto il merito degli studenti.
Questo sistema si è tradotto in un aumento dei profitti delle scuole private, ed in sostanza, in una violazione della Costituzione, seppur velata.
Cosa pensare delle dichiarazioni del ministro Fioroni: forse che siano motivate dall'idea che la scuola italiana abbia bisogno attualmente di una buona dose di concorrenza per superare le inefficienze e le iniquità che la caratterizzano? Ma il Ministro si è chiesto come fa la scuola statale comunque a conseguire risultati apprezzabili? (leggasi scuola primaria ed in tanti casi anche nella secondaria)
La concorrenza fra pubblico e privato può essere foriera di esiti assolutamente negativi sul piano proprio dell'efficienza e dell'equità (soprattutto nella scuola di 2° grado), nonché per i risvolti che essa può avere sulla coesione sociale.
Sul piano dell'efficienza le posizioni di eccellenza che vanno riconosciute a poche scuole private come ad alcune scuole pubbliche sono difficilmente replicabili, almeno nel medio periodo.
Il meccanismo duale scuola pubblica/scuola privata, affievolisce l'interesse e la partecipazione dei politici e delle famiglie al funzionamento della scuola pubblica stessa e riduce di fatto quella varietà di esperienze, capacità e posizioni che arricchiscono l'apprendimento e favoriscono la coesione sociale.

Dal punto di vista dell'equità, le conseguenze di una maggiore concorrenza fra scuole private e scuole pubbliche con incentivi pubblici alle prime si traduce semplicemente in una redistribuzione perversa, a danno del contribuente medio e a favore delle famiglie con redditi medio-alti.
La UIL-Scuola di Milano è convinta che la nostra scuola non ha bisogno di più incentivi alla concorrenza, ma del rispetto della Costituzione; di maggiore attenzione ai problemi strutturali della scuola che lo Stato deve offrire ai propri cittadini, con la serietà della selezione degli insegnanti, con impegni di risorse finanziarie adeguate, con l’autorizzazione di organici funzionali pluriennali, con riconoscimenti professionali rimotivanti le reali qualità dei docenti, mortificate in questi ultimi anni dalle disastrose politiche scolastiche.

Milano, 18.12.2007
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