Ue: "Più soldi alle private" Ocse: "Peggio de

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Ue: "Più soldi alle private" Ocse: "Peggio de

Messaggiodi edscuola » 12 dicembre 2007, 10:00

da Quotidiano.net

I NODI DELL'ISTRUZIONE
La Ue: "Più soldi alle scuole private"
Ma l'Ocse: "Sono peggio delle statali"

La Corte di giustizia ha richiamato una direttiva ignorata in Italia: il "diritto alla libertà di insegnamento implica l’obbligo da parte degli Stati membri di assegnare alle scuole le sovvenzioni pubbliche necessarie, alle stesse condizioni previste per gli istituti pubblici"

ROMA, 12 DICEMBRE 2007 - LA SCUOLA deve essere gratuita: non solo negli istituti pubblici, ma pure in quelli privati parificati. Ce lo ricorda l’Europa (e non è la prima volta) sotto forma di una sentenza passata sotto silenzio, ed emessa qualche settimana fa dalla Corte di giustizia della Ue.


Il caso in sé è un po’ complesso. La Corte ha risolto una controversia sorta tra una famiglia tedesca, che mandava i figli a scuola in un istituto britannico, e l’Inghilterra. Si è riconosciuto a questa famiglia il diritto a detrarre le spese sostenute per l’istruzione dei figli, anche se la scuola frequentata era in un’altra nazione.

La Corte ha ribadito ciò che il Parlamento europeo firmò il 14 marzo 1984. Cioè che «il diritto alla libertà di insegnamento implica l’obbligo da parte degli Stati membri di consentire, anche dal punto di vista finanziario, l’esercizio pratico di tale diritto e di assegnare alle scuole le sovvenzioni pubbliche necessarie, alle stesse condizioni previste per gli istituti pubblici».

IN QUASI tutti i Paesi europei questa direttiva è stata seguita. In Italia no. Col risultato che di fatto le scuole private restano le ‘scuole dei ricchi’ e non tutti possono permettersele. È un giochino diabolico: la stragrande maggioranza delle spese (dalla gestione dei locali agli stipendi degli insegnanti) è a carico degli istituti parificati, che a loro volta si rifanno sulle famiglie.

Le quali pagano così due volte: le tasse (per una scuola pubblica che non utilizzano) e migliaia di euro (da 3mila a 10mila l’anno) per mantenere agli studi i figli. Solo la Grecia, in Europa, è più ‘statalista’ di noi. Pochi contributi arrivano anche in Svizzera e Portogallo, mentre in Belgio, Irlanda e Paesi Bassi vengono riservate alle private le stesse attenzioni finanziarie dedicate alle scuole pubbliche.



PERSINO gli Stati dell’Est (dalla Lituania alla Polonia, dall’Ungheria alla Repubblica Ceca) hanno più agevolazioni dell’Italia. In Francia i salari del personale sono coperti al 100% dal governo centrale, mentre le autorità locali coprono in parte gli investimenti sulle strutture. La Spagna (dove uno su tre studia nelle private) gli istituti non statali si dividono in sussidiati e non sussidiati: i primi (paragonabili alle nostre scuole parificate) possono spuntare anche una copertura economica del 100%.

In Germania le autorità regionali finanziano tra il 40 e il 50% le private, mentre in Austria è lo Stato centrale a coprire la totalità degli stipendi e pagare fino al 30% del costo di costruzione degli edifici. In Inghilterra, Galles e Scozia molti istituti sono finanziati totalmente dallo Stato.

VINCENZO Silvano, presidente della Foe (Federazione opere educative), uno dei maggiori sponsor delle scuole private, gioisce per la sentenza della Corte di giustizia. «Anche in Italia bisognerebbe permettere alle tante famiglie che scelgono le scuole private paritarie di detrarsi dalle imposte le spese scolastiche sostenute. Invece siamo al paradosso: il contribuente può scalare il 19% di alcune spese sociali sostenute per sanità, assistenza e, di recente, anche per asilo nido, ma non può far nulla per le spese scolastiche».



"CIOÈ — precisa —, potrebbe. Con una previsione che suona come una presa in giro, la legge fiscale prevede che le spese scolastiche siano detraibili, ma in misura non superiore a quella stabilita per le tasse e i contributi degli istituti statali, quando la scuola pubblica è di fatto gratuita per tutta l’utenza".
In Italia circa l’11% degli studenti frequenta le scuole private e qualcuno ha provato a fare dei conti: lo Stato risparmia una marea di quattrini (6 miliardi 245 milioni di euro l’anno) grazie all’esistenza di questi istituti e uno studente privato costa da dieci a venti volte meno di uno pubblico.



E I CONTRIBUTI? Qualcosa arriva alle private parificate primarie (quelle che una volta chiamavamo elementari): circa 20mila euro a classe. Ma per secondarie di primo e secondo grado (ex medie e superiori) è notte fonda. La Lombardia è la regione italiana dove l’istruzione privata costa meno: copre il 25% delle spese.

INUTILE dire che in Italia scuola privata parificata fa rima con scuola cattolica. «Ma a noi — chiude Silvano — interessa la libertà di educazione per tutti, non solo per i cattolici. In Italia ci sono tanti esempi, oltre ai nostri, di scuole libere non statali, che lavorano con passione ad alti livelli. La libertà di educazione è l’unica vera riforma da cui partire. Ne riceverebbe un beneficio l’intera società e anche la stessa scuola statale».


L'OCSE: "PRIVATE PEGGIO DELLE STATALI"

SENZA APPELLO anche la scuola privata. Dopo l’insufficienza piena rifilata dieci giorni fa all’intero comparto dell’istruzione (siamo fra il 33° e il 38° posto al mondo), è in arrivo un altro giudizio impietoso — stavolta sugli istituti privati — dall’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.

Ed è perfino più pesante. Non solo nel confronto internazionale (siamo ultimi in Europa) ma anche verso l’istruzione pubblica. Tre esempi: gli studenti statali superano di 3 punti quelli privati in lettura, di 11 in matematica e di 14 nella cultura scientifica.

di Massimo Pandolfi
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