Dirpresidi-Confedir Lecce: CAPORETTO DUEMILADIECI

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Dirpresidi-Confedir Lecce: CAPORETTO DUEMILADIECI

Messaggiodi edscuola » 23 maggio 2010, 19:06

CAPORETTO DUEMILADIECI

Alla fine all’accordo ci si è arrivati.
Sono, a pieno regime, circa 365 euro lordi mensili su tredici mensilità, essendosi all’ultimo momento recuperato il biennio economico 2008-2009, che sembrava essere passato in cavalleria dopo che, a suo tempo, CGIL e ANP l’avevano rifiutato per l’esiguità delle risorse messe in campo dall’amministrazione (che non sono aumentate neanche di un euro: quelle erano e quelle sono rimaste). La cifra è comprensiva delle due indennità di vacanza contrattuale, già percepite. Ci si attesta così, come risorse «fresche», su poco più di 311 euro lordi, quasi tutti caricati sul tabellare (che resta l’unica voce retributiva uguale per l’intera dirigenza pubblica di pari seconda fascia) e sulla retribuzione di posizione-parte fissa; mentre all’incirca 40 euro saranno dirottati sulla retribuzione di risultato, dal gennaio 2009.
Ci si è arrivati dopo 53 mesi e più di trenta incontri, e/o interlocuzioni variamente denominate, ai tavoli negoziali. Per un contratto che – teoricamente – si sarebbe dovuto sottoscrivere subito dopo la sua scadenza del 31 dicembre 2005. Comunque per incassare esattamente la stessa cifra disponibile all’incirca due anni fa, messa a disposizione da un’amministrazione che non si è spostata di un millimetro. Cifra che è la mera traduzione monetaria del tasso di inflazione programmata, uguale per tutta la dirigenza pubblica, ma parametrata su basi retributive fortemente sperequate. Che pertanto – proprio in ragione di questo semplice ed automatico meccanismo – si sono ulteriormente dilatate: elementare Watson!
Per l’equiparazione retributiva, pregasi attendere il prossimo giro. Sarà il quarto, avendo le parti (l’amministrazione e i cinque sindacati rappresentativi, ANP compresa) concordemente deciso di rinviare la (chimerica) realizzazione dell’obiettivo al prossimo rinnovo contrattuale (e ragionevolmente – con questi chiari di luna – non se ne parlerà prima del 2013), allorquando sarà avviato «l’ulteriore esame delle connesse problematiche con la definizione delle opportune soluzioni [sic!], nella direzione del suddetto riallineamento retributivo».
E’ una Caporetto. E potrebbe pure – assurdamente, ma non più di tanto – dirsi: meno male che si è riusciti a chiudere; perché al punto in cui ci si era incartati, c’era il fondatissimo rischio di non portare a casa neanche quella che è una sostanziale rivalutazione retributiva, erosa negli ultimi cinque anni; ché non c’è alcun elemento innovativo, né ci poteva essere – neanche per la parte normativa, se si esclude l’abolizione della mobilità professionale –, come onestamente ha dichiarato il leader della UIL-Scuola Massimo Di Menna, uscendo fuori dal coro, ma non mancando di apporre la propria firma. Dopo la bolla speculativa finanziaria d’oltreoceano, dopo il terremoto abruzzese, dopo la bancarotta della Grecia ci poteva stare anche questo.
E, già che siamo in vena di riconoscimenti, un merito alla pentiade sindacale rappresentativa va tributato, nell’essere (forse) riuscita a salvare l’assegno ad personam per i c.d. ex presidi incaricati, che – almeno con questo contratto, così pare – non dovrebbe essere pro-parte riassorbito dagli incrementi (puramente nominali) dianzi quantificati.
Questo ed altro i sindacati rappresentativi lo spanderanno a piene mani nelle assemblee della categoria in lungo e in largo la penisola, enfatizzando sicuramente il «cospicuo» ammontare degli arretrati: circa 8.500 euro lordi, cui si aggiungeranno i ratei decorrenti dal primo gennaio 2010. Una bella cifretta, senza dubbio; ma altrettanto «cospicuamente» inferiore a quella che le altre dirigenze hanno già intascato ed intascheranno.
Dopodichè è buio pesto, tranne che non si voglia indulgere nel baloccarsi con specchietti per le allodole.
Il primo è costituito dalla fantasmatica promessa, sotto forma di un’intesa che impegnerebbe l’ignaro legislatore a rendere disponibile «con il primo atto normativo utile» una cifra di cinque milioni di euro, da destinare all’equiparazione interna a favore dei dirigenti scolastici direttamente provenienti dalla docenza: in ogni caso sarebbero dai 2.000 ai 2.500 euro lordi una tantum.
Il secondo ha anch’esso le sembianze di un’altra intesa, formalizzata in un protocollo che, come il gioco delle tre carte, opera la colmatura dell’incapienza dei fondi regionali utilizzando la RIA dei pensionati e i versamenti degli incarichi aggiuntivi per remunerare le retribuzioni di posizione e di risultato con le cifre nominali del 2006; ma con ciò non potendo più i dirigenti in servizio percepire gli aumenti automatici a mano a mano che i colleghi anziani sono collocati in quiescenza: perché la cifra è sempre quella, come i cannoni di Mussolini.
E – lo abbiamo non infrequentemente scritto, e qui lo ribadiamo – nella migliore delle ipotesi. Perché in alcune regioni – e la Puglia è una di queste – è stato sciaguratamente sottoscritto un nuovo CIR in perdita rispetto a quello del 2006, che funge (se non si riuscirà disinnescarlo) da parametro di riferimento nella restituzione di quanto già tolto dall’amministrazione, con conseguente impossibilità di ripristino dei pregressi livelli.
Esaurito, dunque, lo spazio della negoziazione, alla dirigenza scolastica non resta che un’alternativa: proseguire nelle stucchevoli e inconcludenti lamentazioni, continuando a farsi maltrattare oppure avere uno scatto di amor proprio, decidendo di farsi rappresentare da un sindacato realmente professionale, da un sindacato di soli dirigenti, come la Dirpresidi-Confedir; e con l’assistenza della Dirpresidi-Confedir intraprendere senza tentennamenti la via giudiziaria, determinandosi a percorrerla sino infondo. Se l’esito non dovesse essere quello sperato (ma peggio di così …) sarà stata comunque una battaglia vinta, per il sol fatto di averla risolutamente combattuta nell’indifferenza e nell’ostracismo di coloro che la dirigenza scolastica dicono e pretendono di rappresentarla. Resteremo pezzenti, ma con l’orgoglio di una conquistata dignità.

Francesco G. Nuzzaci
Responsabile Dirpresidi-Confedir per la provincia di Lecce
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