di edscuola » 6 febbraio 2010, 0:38
SCUOLA: RICERCA SULLE ASSENZE
PRIMA E DOPO IL DECRETO BRUNETTA NELLA REGIONE DELLE MARCHE
(ANNI A CONFRONTO 2008-2009)
Dove si dimostra che le assenze sono rimaste sempre le stesse
di Paola Martano (Snals-Confsal)
Presentazione della ricerca
La ricerca è corredata da un’analisi statistica delle assenze del personale della scuola nelle Marche dopo l’emanazione dei decreti antifannulloni del ministro Brunetta (vedi slides allegate). Il suo obiettivo è verificare la veridicità dei dati, sia quelli forniti dal ministero sia quelli pubblicizzati attraverso i media, e svolgere un’adeguata interpretazione degli stessi sulla base di un confronto analitico dei numeri e delle tabelle. A questo fine, sono state analizzate anche le notizie di annuncio e di commento delle percentuali di diminuzione delle assenze che, così come sono state costruite e veicolate, sono risultate esagerate. Si sa, infatti, che a colpire l'attenzione del lettore è il grande titolo a effetto. Nel caso in questione, sono state “pubblicizzate” riduzioni così elevate del numero di assenze da far immaginare che prima dell'emanazione delle norme da parte del ministro Brunetta nella scuola italiana non fosse presente nessuno!
Parlare di riduzioni superiori al 50% (in alcune regioni, nell’aprile del 2009 ad es.) può far pensare a un assenteismo così forte da inficiare l'efficacia del servizio educativo nello Stato, con l’unico risultato di far aumentare ancora di più il discredito verso una classe di lavoratori, dai docenti al personale Ata, che di sicuro non merita un simile trattamento. Sarebbe stato preferibile e più giusto usare numeri e dati per raccontare la verità di chi svolge con serietà e impegno il proprio mestiere, credendo in ciò che fa, senza lasciare che i pochi assenteisti gettassero un'ombra nera su una categoria che da anni subisce pressioni e vessazioni. Sicuramente, all'interno del personale della scuola ci sono assenteisti, persone non sempre all'altezza del proprio ruolo, ma le percentuali sono davvero minime. In compenso, sembra esserci una scientifica campagna diffamatoria. Tanto più diffamatoria, in quanto lavorare nel sistema dell'istruzione oggi significa accettare un lavoro mal retribuito e socialmente non riconosciuto. Un lavoro che dagli anni ‘90 ha visto ridursi drasticamente gli investimenti e le risorse, avendo subito dai Governi sia di destra che di sinistra solo politiche di taglio e mai di investimenti.
Il lavoro si sviluppa in un modo semplice e si articola in due parti.
La prima parte contiene la normativa prodotta dal giugno del 2008 in poi su questo argomento, con le circolari e i chiarimenti resisi necessari a causa del sovrapporsi delle norme e delle difficoltà interpretative che scaturivano da un testo mal scritto e poco comprensibile. Di pari passo con l'elaborazione del lavoro è stata portata avanti la lettura circostanziata della stampa. L’ultima lettura particolarmente curiosa (8 gennaio 2010) riguarda il modo in cui anche una testata di livello come “la Repubblica” ha elaborato i dati forniti dal ministero della Funzione pubblica sulle assenze del personale della scuola in un confronto fra gli anni 2008 -2009, avvalorando una percezione sbagliata.
La seconda parte vede alternarsi i dati elaborati in occasione di questo lavoro con i dati ufficiali pubblicati sul sito del ministero della Pubblica istruzione riguardanti le assenze del personale della scuola su tutto il territorio nazionale nei mesi di marzo, aprile, maggio, settembre, ottobre e novembre (a confronto 2008 e 2009). In considerazione degli esiti ottenuti, possiamo porci la domanda: siamo poi così sicuri della presenza di grave assenteismo nella scuola? Siamo davvero nelle mani di dipendenti pubblici “fannulloni”? A fronte di questo “cattivo” comportamento dei dipendenti, se fosse provato, il ministro Brunetta che altro potrebbe fare se non aumentare le fasce di reperibilità? Ma le cose non stanno così.
Il ministro, nell’ultimo d.lgs del 27 ottobre 2009, n.150, toglie alla materia contrattuale la definizione delle fasce di reperibilità, per fissarle con decreto del ministero per la pubblica amministrazione e l’innovazione. Le nuove fasce orarie di reperibilità per le visite mediche di controllo dei dipendenti pubblici in malattia sono estese da 4 a 7 ore e vanno dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e dalle ore 15.00 alle ore 18.00. L’aumento di 3 ore rispetto all’attuale reperibilità, compresa tra le 10.00-12.00 e le 17.00-19.00, è stata necessario, perché, secondo il ministro, i malati immaginari aspetterebbero il medico la mattina e di pomeriggio uscirebbero. Il ministro, però, non ha tenuto conto dell’influenza H1N1, che, pur non avendo causato la pandemia annunciata, ha comunque mietuto vittime anche nella scuola.
Per finire, il grafico riepilogativo della ricerca descrive l’andamento delle assenze per dipendente dal gennaio 2008 al novembre 2009, dimostrando una ciclicità del tutto prevedibile, senza reali modifiche. Le assenze sono rimaste le stesse di sempre. Sono sostanzialmente stabili e smentiscono gli effetti-annuncio. La realtà è che un’incisiva azione contro l’assenteismo abusivo dovrebbe vertere, più e prima che su un rafforzamento dei controlli medici sul lavoratore assente, su un’efficace motivazione e incentivazione del lavoratore a essere produttivo nel luogo di lavoro.
Legenda della ricerca completa. Alcuni dati e percentuali per mese
La tabelle che introducono i grafici riportano in modo dettagliato tutte le tipologie di assenza prese in considerazione per la rilevazione dei dati: A. totale giorni di assenza per malattia (retribuita e non); B. eventi di assenza per malattia (periodi di almeno 11 gg.); C. totale giorni di assenza per altri motivi (permessi retribuiti). Alla lettera D. viene indicato il numero dei dipendenti in servizio a tempo indeterminato, al momento della rilevazione, diviso per ordini e gradi di scuola. Infine, è riportata una tabella ugualmente organizzata per il personale Ata (amministrativi, collaboratori, assistenti tecnici).
Nella pagina con la rappresentazione grafica delle assenze sono riportate le tabelle che indicano la variazione percentuale per tipologia di permesso e per dipendente. Il dato complessivo ottenuto non è nel suo complesso differente dal dato del ministero. La riduzione delle assenze rilevata è quasi sempre la stessa.
Nel mese di gennaio 2009 la diminuzione delle assenze è pari a - 29,1% per i docenti e a - 31,6% per il personale Ata nella elaborazione ufficiale; mentre è pari a - 29,5% per i docenti e a - 31,5% per gli Ata nella nostra elaborazione. In concreto, la riduzione di cui si parla corrisponde a un numero di assenze mensili per dipendente pari 0,688 giorni al mese contro lo 0,976 giorni dell’anno precedente, neppure una giornata completa! Il ministero della Funzione pubblica nella sua elaborazione ha calcolato la variazione percentuale sulle assenze totali, senza considerare il numero dei dipendenti, e quindi la loro variazione, che incide sulla variazione delle assenze. Questo è un errore statistico grande, poiché si parla in termini assoluti, mentre, per fornire un dato corretto, le informazioni raccolte devono essere confrontate analiticamente. In questo modo risulta che una riduzione delle assenze in effetti c’è stata , ma anche riclassificando i dati la differenza è banale.
Nel mese di febbraio l’andamento della riduzione è simile a quello di gennaio. La diminuzione delle assenze per malattia del – 41,4% altro non è che mezza giornata in meno! Si può però notare che, a fronte di una riduzione delle assenze per malattia, si verifica un incremento, per i docenti della secondaria di primo grado, di richieste di permessi retribuiti.
Nel mese di marzo l’andamento della riduzione delle assenze per malattia decresce ulteriormente, dalla riduzione del 41,5% di assenze per malattia dei docenti nel mese di febbraio si passa a - 17,2%. Il numero di assenze mensili per dipendente è sempre inferiore al giorno! Si passa da 0,920 giorni di assenza a 0,762 giorni di assenza per il personale docente. Sempre meno di una giornata lavorativa. Per il personale ATA si passa da 1,615 giorni di assenza a 1,206 giorni di assenza (pari a una variazione di - 25,3%).
Nel mese di marzo cresce la richiesta di permessi retribuiti per i docenti di un 20%.
Nel mese di settembre l’andamento grafico evidenzia un leggero incremento delle assenze, con una punta dell’ 80% di assenze per malattia superiori agli 11 giorni nel settore docenti della scuola superiore di primo grado. Probabilmente, a causa di qualche grave patologia di uno o più dipendenti.
Davvero interessante l’andamento grafico di novembre. Le assenze per malattia aumentano “vertiginosamente”, il dato diventa positivo fino a toccare punte di un +107,85% per il personale della scuola dell’infanzia e un +100,73% nella scuola secondaria di primo grado, per una media regionale del +86,1% per i docenti e un +68,1% per il personale ATA. Il dato, letto in questi termini, sconcerta! Tanto che “la Repubblica”, in un articolo dell’8 gennaio di quest’anno, intitola Il prof si ammala di più, record di assenze a scuola. A novembre permessi aumentati del 65% rispetto al 2008. E Brunetta allunga i tempi delle visite fiscali. Ma se approfondiamo il dato, scopriamo che, sempre nelle Marche, l’incremento delle assenze a +86,1% per i docenti corrisponde a un numero di assenze mensili per dipendente pari a 0,57 giorni di assenza nel 2008, contro un 1,07 giorni di assenza nel 2009, cioè mezza giornata in più di assenza per malattia in piena pandemia suina!
Ma allora di cosa stiamo parlando?