CNDDE: L’educazione alla legalità senza le leggi

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CNDDE: L’educazione alla legalità senza le leggi

Messaggiodi edscuola » 29 gennaio 2010, 21:53

L’educazione alla legalità senza le leggi non è una scelta europea.

Il Coordinamento nazionale dei docenti di Diritto e Economia esprime il proprio sconcerto in relazione alle inattese valutazioni espresse nel parere, approvato a maggioranza il 27 gennaio, dalla VII Commissione permanente del Senato, sul Regolamento n. 132 relativo al riordino dei Licei.

Nel parere, evidentemente contraddittorio, mentre si riconosce esplicitamente l’importanza delle Discipline giuridiche ed economiche anche in riferimento alla educazione alla legalità, si condivide la preannunciata volontà di eliminarle nel sistema dei Licei.

La motivazione addotta è testualmente la seguente:”La Commissione…… condivide la scelta di rinunciare ad alcune discipline che erano state introdotte negli ordinamenti con talune sperimentazioni, come ad esempio diritto ed economia. Pur nella consapevolezza che si tratta di materie di grande importanza,soprattutto per l'educazione alla legalità e per il contrasto di fenomeni di devianza,ritiene infatti che l'istruzione liceale debba tendere all'acquisizione di una formazione critica i cui contenuti saranno approfonditi nel successivo percorso universitario”.
Se le parole hanno un senso significa che lo studio del Diritto e dell'Economia non contribuisce a tale formazione critica e che l'educazione alla legalità si può realizzare attraverso affermazioni di principio di carattere generale, a prescindere da conoscenze specifiche sul funzionamento dello Stato e sull'ordinamento giuridico.
L’estensore del parere sembra aderire, con la sua formulazione, al noto paradosso, espresso nell’intervento n. 207 del Forum del Liceo Classico di Indire, dal Presidente della Cabina di Regia dei Licei Max Bruschi, della “educazione alla legalità senza le leggi”.
Se le parole hanno un senso significa pure che chi prosegue in un percorso universitario diverso, ad esempio, dalle Facoltà giuridiche ed economiche non avrà conoscenze nemmeno elementari di diritto e economia.
Eppure l’art. 22 del Regolamento 132 parla di “percorsi liceali (che) forniscono allo studente gli strumenti culturali e metodologici per una comprensione approfondita della realtà”.

Meraviglia e sconcerto ancora maggiore suscita il passaggio del parere in cui si afferma
“Deve comunque restare ferma la possibilità di mantenere tali insegnamenti nelle scuole delle regioni e province autonome che già li prevedevano”.
Se non si equivoca il senso delle parole significa che l’educazione alla legalità e la formazione critica devono essere un beneficio previsto solo per le scuole di alcune parti del Paese?
E’ il “federalismo disciplinare”?

Nel parere si fa esplicito riferimento ad una immaginata condivisione del Paese delle scelte del riordino.
Alla memoria depositata al Senato il 24 novembre scorso, in occasione della nostra audizione in VII Commissione cui era presente anche l’estensore del parere, erano stati allegati alcuni testi (dalla mozione n. 120/2009 dell’Assemblea Regionale Siciliana ai documenti dell’Ordine degli avvocati del Triveneto e dell’Ordine provinciale di Palermo oltre alle dichiarazioni di 94 docenti universitari) nettamente contrari alla eliminazione delle Discipline giuridiche ed economiche.
Alla VII Commissione era stato inviato, nei mesi precedenti, un Appello contro la eliminazione del Diritto dai Licei firmato da migliaia di genitori, impiegati, imprenditori e docenti universitari, per citare solo coloro che si sono espressi in occasioni diverse, anche pubbliche, a favore dell’insegnamento del Diritto, come il prof. Alessandro Pace, presidente dell’Associazione Italiana dei Costituzionalisti e il prof. Stefano Rodotà che è intervenuto sulla questione al Festival del Diritto di Piacenza del settembre scorso; così pure da studenti, da esponenti della società civile impegnati nella lotta alla mafia come Rita Borsellino, Giovanni Impastato, Don Tonino Palmese, o da artisti dal forte impegno civile come Moni Ovadia.
Come si fa a parlare, per scelte come quella che si prefigura, di condivisione del Paese?
Il Coordinamento nazionale dei docenti di Diritto e Economia si augura che nelle prossime scelte finali si adottino soluzioni coerenti con le dichiarazioni e le posizioni espresse anche in documenti ufficiali dello stesso Ministero.
Gli studenti italiani hanno il diritto di studiare quello che si studia nelle scuole degli altri paesi europei. Se le Raccomandazioni dell’UE sulle competenze civiche devono essere tenute presenti, non si può eliminare lo studio delle Discipline giuridiche ed economiche.

29 gennaio 2010

Il Coordinamento nazionale dei docenti di Diritto e Economia
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