L’associazione Professione Insegnante
aderisce
alla manifestazione dei precari del 15 luglio 2009.
La protesta non va in ferie, perché quella che si sta verificando è la più grande dismissione di sistema della scuola statale dall'Unità d’Italia in poi.
Siamo convinti che la nostra opposizione alla delirante politica governativa in materia di istruzione debba proseguire senza sosta, con metodi e forme sempre nuove, a testimonianza del nostro incessante impegno a favore di una scuola pubblica che garantisca qualità all’istruzione e certezze lavorative al personale docente.
Da mesi è in atto quella che si può chiamare “la precarizzazione strutturale della professione insegnante”, che fa sì che più nessuno possa sentirsi garantito, né gli insegnanti di ruolo, e men che meno quelli precari, ridotti a fantasmi, confinati da un assurdo decreto alla permanenza nella propria realtà territoriale, oggetto di tagli devastanti e quindi a rischio certo di disoccupazione, mentre altrove ci sarebbe la possibilità di un lavoro o addirittura della tanto sospirata immissione in ruolo.
Oggi dobbiamo guardare con onestà il presente che è terribile; per molti precari, come detto, c'è il baratro imminente della disoccupazione coatta, questa è una manifestazione per la scuola della Repubblica con e per quelli che credono nella cittadinanza critica ed attiva e per quelli che credono nel valore dell’istruzione pubblica, perché la scuola è di tutti e per tutti.
Ricordiamo che lo spirito autoritario di un governo lo si legge e lo si misura dalla scuola che propone ai cittadini.
In un Paese che ha un reale bisogno di istruzione, di conoscenza, di cittadinanza, di legalità, di accesso alla cultura e ai saperi, proprio per combattere la nuova barbarie sopravveniente si chiudono le scuole e si tagliano posti!
Così il governo mortifica i suoi insegnanti, licenzia i precari e ne fa migliaia di disoccupati, creando un problema sociale di dimensioni non immaginabili.