Apef: Regolamento valutazione

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Apef: Regolamento valutazione

Messaggiodi edscuola » 1 aprile 2009, 9:26

Valutazione: un regolamento non fa primavera



E’ stato presentato al Consiglio dei Ministri, il tredici marzo scorso, il testo del Regolamento sulla valutazione, nella sua ultima stesura. Questo testo giunge a meno di tre mesi dalla fine delle lezioni e dopo che su questa materia, nel corso dell’anno si sono succedute: una prima versione sottoposta al parere del CNPI, due Circolari Ministeriali ed un Decreto del Ministro, il n°5 del 16 gennaio 2009.
Questa stesura è sicuramente più fruibile al lettore rispetto alla precedente versione che ad una prima lettura risultava poco chiara sia nell’articolazione sia nei termini con i quali venivano affrontati i singoli aspetti da regolamentare. Non che la versione pubblicata sul sito del MIUR, sia un esempio di chiarezza, ma risulta più ordinata e sintetica, tanto da permettere una più facile identificazione tra chi valuta nei diversi ordini di scuola, l’ammissione agli esami alla fine del primo e secondo ciclo, la valutazione del comportamento e la certificazione delle competenze.
Tuttavia, questo testo pecca di approssimazione e mostra una forte criticità rispetto ai dettami dell’ammissione agli esami di Stato conclusivi del secondo ciclo.
L’articolo sei del Regolamento esplicita, infatti, le condizioni dell’ammissione all’esame degli studenti che dovranno aver conseguito una valutazione in ciascuna delle discipline o gruppi di discipline non inferiore a sei decimi. Ciò risulta in palese contraddizione con quanto indicato nell’art. 1 c. 3 del D.M. 42/07 che, proprio da quest’anno scolastico 2008/09, pone la media delle valutazioni delle discipline almeno uguale a sei decimi come condizione per l’ammissione.

Nella scuola ciò che conta è la coerenza delle informazioni che i docenti e i dirigenti rivolgono agli alunni. Questi ultimi sono molto attenti, lo sappiamo per esperienza, all’ascolto delle condizioni che dovranno rispettare per poter essere ammessi e mal volentieri accetterebbero restrizioni o rivisitazioni ad anno scolastico inoltrato.
Pertanto se dovesse andare in vigore da quest’anno, una volta superato il vaglio del Consiglio di Stato, l’art. 6, c.1 del Regolamento in esame sarebbe una doccia fredda.

Entriamo nel merito.
Il Regolamento potrebbe essere attuativo per la fine di aprile, i primi di maggio, praticamente ad anno scolastico concluso.
Evidentemente la “distrazione”, di chi ha elaborato l’articolo sei, è palese verso le norme precedenti, forse ancor più marcata lo è nei riguardi dei tempi della comunicazione e verso la conoscenza di un sistema scuola che nell’ambito dell’autonomia sta cercando, faticosamente, di costruire dei modelli funzionanti.
Per l’utenza, famiglie/studenti, una informazione contraddittoria e tardiva, non è da imputare a ritardi dall’alto ma ancora una volta a dirigenti poco attenti e a docenti non preparati.

Veniamo alla valutazione del comportamento.
Gli studenti del quinto anno di quest’anno non vedranno inserita la valutazione sul comportamento tra gli addendi della media per il calcolo dei crediti scolastici, ma il regolamento abroga tutto ciò che nel già citato D.M. 42/07 faceva riferimento al comportamento. Ma il D.M. 42/07 (Modalità di attribuzione del credito scolastico e di recupero dei debiti formativi nei corsi di studio di istruzione secondaria superiore) non fa riferimento in nessuno degli articoli al comportamento.
Inoltre il regolamento, all’art. 14 c. 6, abroga in toto, il D.M. 5 del 16 gennaio 2009. Il decreto in questione dettava tempi e modi per l’attribuzione di una valutazione inferiore a sei decimi che comportava automaticamente la bocciatura dello studente. La valutazione del comportamento avvenuta negli scrutini di metà anno è avvenuta proprio sui criteri dettati da questo Decreto sui cui i Collegi hanno anche, nella maggioranza dei casi, costruito griglie di valutazione del voto di condotta facendo riferimento ai loro Regolamenti interni. I quindici giorni di sospensione, ora spariti, erano un discrimine significativo per la sufficienza.
E ai ragazzi questo era stato detto.
Sembra tardi per cambiare le carte in tavola.

In conclusione riguardo agli esami di Stato pensiamo che sarebbe il caso di fermarsi un attimo a riflettere e rendersi conto che in tempi così stretti non si otterrebbero i risultati sperati. Come già avvenuto per la riforma degli ordinamenti, fatta slittare di un anno per poterla rendere fattibile, anche in questo caso si potrebbe pensare di renderla attuativa dal prossimo anno magari dopo un’analisi attenta dei dati che si avranno dopo gli scrutini finali.

Riguardo alla valutazione del comportamento tutto questo andare e venire di norme non fa bene alla scuola. Il problema della convivenza civile in un ambiente scolastico che sembra andare sempre più stretto alle nuove generazioni, non può essere sanato con decreti ministeriali che a distanza di due mesi vengono abrogati smantellando tutto ciò che ogni collegio, ogni consiglio di classe ha faticosamente costruito nel rispetto della legalità.
Se noi adulti come prima persona disattendiamo ciò che scriviamo, come possiamo pretendere rispetto e riconoscimento dai ragazzi? Si ragazzi, uomini e donne, non più solo studenti, a cui forse stiamo finendo di confondere le ultime idee sulla scuola.



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