SNALS-Confsal: Comunicato 30 ottobre 2008

Rassegna Stampa e News su Scuola e Sindacato

SNALS-Confsal: Comunicato 30 ottobre 2008

Messaggiodi edscuola » 1 novembre 2008, 10:27

LO SNALS-CONFSAL DICE NO AI TAGLI E A QUESTA PSEUDO-RIFORMA DELLA SCUOLA

Roma, 30 ottobre. “La questione scuola è e rimane la questione più importante nel Paese. Lo dimostra l’enorme partecipazione, oltre ogni nostra aspettativa, alla manifestazione nazionale di protesta contro la riforma della scuola voluta dal governo, a cui hanno partecipato centinaia di migliaia di persone in rappresentanza degli aderenti allo sciopero la cui adesione è di oltre il 70%,” ha detto Marco Paolo Nigi, segretario nazionale dello Snals-Confsal, sindacato che ha organizzato la manifestazione insieme con Cgil scuola, Cisl scuola, Uil scuola e Gilda.

“Tutti coloro che nel nostro Paese sono sensibili ai destini dell’istruzione, studenti, scolari, maestri, professori, genitori, ricercatori, rappresentanti delle autonomie locali, non solo hanno detto no alla riforma Gelmini, ma hanno chiesto a gran voce una vera riforma della scuola e dell’università fatta nel dialogo e nel rispetto per gli interlocutori e nell’impegno a investire sulle sue strutture, sui suoi operatori, sulla sua qualità. Noi ambiamo al rilancio della scuola pubblica non al suo de profundis”, ha dichiarato Nigi.

“Il governo – ha proseguito Nigi - non pensi che passata la tempesta, cioè la manifestazione, tutto si risolva e il tempo torni sereno. Si dice che noi italiani ci abituiamo a tutto, ma non credo che ci abitueremo a una scuola più lontana, disagevole, povera di tempo e di risorse. E tra un po’ risulterà evidente a tutti che l’eccellenza scolastica e formativa sarà privilegio di pochi. Non è così che un paese civile forma la propria classe dirigente!”

Il segretario dello Snals-Confsal ha concluso: “Con questa enorme manifestazione di protesta il mondo della scuola lancia un monito al Governo perché riapra il confronto e corregga la sua politica di tagli. La scuola, le famiglie e anche i comuni chiedono investimenti. Lo chiedono e ne hanno tutto il diritto. Oggi non ha protestato la piazza ma il popolo della scuola!”.
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Intervento del Segretario Generale

Messaggiodi edscuola » 1 novembre 2008, 10:28

Roma, 30 ottobre 2008
uniti per la scuola di tutti
Manifestazione Nazionale

intervento del Segretario Generale
Marco Paolo Nigi

Cari amici, cari colleghi, …………….,

Sento il bisogno di ringraziare a nome mio personale, dello Snals e della Confsal che rappresento per la massiccia partecipazione, tutti gli operatori scolastici (docenti, dirigenti ed ATA), gli studenti e le loro famiglie nonché i rappresentanti degli Enti Locali presenti e tutti coloro che hanno favorito la riuscita di questa giornata di lotta aderendo allo sciopero.



Già a luglio il Paese si aspettava una politica di sviluppo che avesse respiro ampio e capacità di visione. La nostra aspettativa è stata delusa!



Abbiamo, invece, un’ingiusta, miope manovra chiamata riforma della scuola.



Si taglia sulle conoscenze, sulle intelligenze, sulla ricerca. In definitiva, si taglia il nostro futuro.



Un miliardo e mezzo di euro di risparmi sull’Università e 8 miliardi di euro nel solo settore della scuola sono economie che difficilmente sono compatibili con la qualità della scuola.

A queste economie se ne aggiungeranno altre ”occulte” che deriveranno dalle altre misure che saranno anch’esse sottratte alla scuola e ai lavoratori.



La cosa grave è che non solo si è tagliato, ma si è tagliato senza un progetto. E proprio nei settori dell’istruzione, della formazione e della conoscenza che, sappiamo tutti, sono il volano di sviluppo sia per il singolo che per la collettività.



Invece, per i lavoratori della conoscenza, per la qualità della scuola, per lo sviluppo, per la promozione dell’istruzione e della formazione di eccellenza NON c’è niente.



E’ inaccettabile che i nostri governanti non si rendano conto che questa manovra ha dei costi sociali altissimi che peseranno sulle famiglie, sulle donne, sugli enti locali, ad esempio per l’assistenza, per i trasporti, per tutti gli altri servizi, e che non produrrà nessun guadagno di lungo periodo.



1. Proposte non solo NO



Il nostro NO è deciso e preciso sull’entità delle economie, sulle modalità di realizzazione, sul metodo adottato.

A proposito di metodo, noi diciamo che il Governo ha il diritto di decidere, ma anche il dovere di informare correttamente, di consultare, di ascoltare.

Ma il Governo non ci ha MAI convocato sul merito, ci ha solo presentato diapositive di propaganda, non ci ha Mai sentito.



Perché ha avuto paura di sentirci? Perché attribuisce al sindacato posizioni mai espresse e responsabilità che sono invece tutte della classe politica?

Evidentemente perché è consapevole che non sta trattando la partita della riforma della scuola, ma di altro, sta solo trattando di tagli.



La devastazione operata dai tagli riguarderà:

- il personale di ruolo, che perderà posto e sarà costretto a una mobilità coatta,

- il personale precario, espulso dalla scuola dopo decenni di lavoro. A causa di politiche sbagliate, le scuole si reggono su centinaia di migliaia di docenti precari che vengono licenziati ogni anno e che vengono richiamati a settembre perché senza di loro le scuole non aprirebbero e non potrebbero accogliere l’aumento di studenti che affollano sempre di più le nostre classi.



E’ proprio questo che produrranno i quasi 132mila posti in meno nell’organico della scuola: esuberi nel personale di ruolo e mancate assunzioni dei precari.

Questi sono licenziamenti veri e definitivi che riguarderanno tutti quei docenti che da decenni aspettano l’assunzione in ruolo per la loro sicurezza e per la continuità didattica che bisogna assicurare agli studenti.

Questo è anche tagliare la prospettiva della nomina ai docenti temporanei e ai giovani laureati, ai quali è chiesta pure la specializzazione a loro spese.



Altrettanto grave la situazione che si determinerà per la mancata stabilizzazione dei precari dell’Università e degli Enti di ricerca. Arriveremo complessivamente, con i tagli della Pubblica Amministrazione, a cifre enormi di persone che difficilmente potranno sperare in una loro ricollocazione sul mercato del lavoro in un momento di così grave crisi economica.



Il Governo non ha fatto nessuno sforzo, è andato avanti con la sua logica ragionieristica, NON ha considerato la scuola una priorità per il nostro Paese, ma una spesa da tagliare.



Il Presidente Napolitano ha detto: “ …. l’obiettivo di una minore spesa non può prevalere su tutti gli altri e va formulato, punto per punto, con grande attenzione ai contenuti e ai tempi, in un clima di dialogo”.

Ma non ci sono state date le condizioni né i luoghi per rappresentare e discutere le nostre proposte, anche le audizioni nelle Commissioni parlamentari sono risultate del tutto rituali.



Non ci stiamo ad una campagna di comunicazione semplificatoria delle nostre rivendicazioni.

NON protestiamo solo contro il maestro unico, che è decisamente una contraddizione istituzionale e funzionale, oltre che impraticabile.

La nostra piattaforma rivendicativa non è solo su aspetti del decreto Gelmini.

Siamo contro la legge 133 e il piano programmatico che ha poco di razionalità e di efficienza, ma che molto colpisce, e duramente, tutti gli ordini e gradi di scuola, tutti i profili professionali, ne peggiora le condizioni di lavoro, toglie la possibilità di stipendio e di prospettiva a centinaia di migliaia di precari e di giovani.



NON sono i docenti, NON sono i dirigenti scolastici, NON sono gli studenti, NON è il personale della scuola e le famiglie, NON è il sindacato a non aver capito il Governo o a fare mala-informazione.



E’ il Governo che ha tentato di imporre etichette improprie a chi si è unito per difendere la scuola di tutti, che maschera cifre e percentuali, sommando quello che non può essere sommato e sottraendo quello che non può essere sottratto.



Lo sciopero generale della scuola di tutti non è evento solo di questa giornata.



C’è stata una mobilitazione vasta e capillare su tutto il territorio nazionale, scuola per scuola, paese per paese, città per città.

Ha visto insieme docenti e tutto il personale della scuola, studenti e famiglie, dalla scuola di base fino all’università e agli enti di ricerca.



Il Governo non dovrebbe, ora, negare, come ha fatto finora, le nostre ragioni né dovrebbe sottrarsi al confronto: punto per punto, questione per questione.



Noi ci vogliamo confrontare sul merito, perché NOI conosciamo la scuola, sappiamo di COSA e di CHI parliamo.

Conosciamo il lavoro di ciascun profilo professionale, le attese delle famiglie, le esigenze e le aspettative di cambiamento e di futuro degli studenti che tutti i giorni abbiamo in classe.



Le nostre proposte non mettono in pericolo la qualità della formazione, il numero delle ore di lezione, i posti di lavoro, la stessa funzione e natura della scuola pubblica.



Le nostre proposte sono fondate sul progetto di una scuola di qualità che forma meglio e istruisce di più.



Esiste un’urgenza e una centralità: lo sviluppo e la piena realizzazione dell’autonomia delle scuole che hanno bisogno di un organico funzionale pluriennale.

Noi crediamo nell’autonomia scolastica che significa attribuire alle scuole:

- la possibilità di decidere sull’organizzazione delle risorse professionali, senza la rigidità del maestro unico, per di più a 24 ore e per un tempo scuola anch’esso ridotto a 24 ore;

- risorse stabili con il superamento del precariato attraverso il ricorso al turn-over e al pensionamento.



Un organico funzionale pluriennale significa dare finalmente alle scuole autonome:

- un budget di risorse professionali docenti da utilizzare per tutte le attività, anche per le supplenze brevi;

- un budget adeguato di personale ATA, con l’abolizione delle esternalizzazioni, soprattutto quelle per la pulizia delle scuole. E’ certo però che il personale ATA non è solo quello della “ramazza”, ma è quello dedicato, oltre ai servizi amministrativi, anche alla prevenzione, alla tutela degli studenti, alla sorveglianza nelle scuole.



Questo vuol dire avere visione di sistema e di progetto e una capacità di rappresentare concretamente gli interessi dei nostri lavoratori sapendoli coniugare con gli interessi generali del Paese e dei cittadini.





2. Il sindacato per una scuola di qualità e il futuro del Paese



NON è certo il sindacato che difende l’esistente.

Siamo un sindacato che vuole una scuola di qualità e un’istruzione di livello superiore migliore e concorrenziale con gli altri Paesi.



Vogliamo migliorare e cambiare.



L’unico re-investimento degli 8 miliardi di risparmi è quello del 30% per il riconoscimento del “merito”, su cui si lanciano cifre di fantasia.

L’unica cosa certa è che prima si risparmia e poi nel 2012 si vedrà a quanti, a chi e perché arriveranno i premi.



Nel frattempo il Governo NON ci ha mai detto quanti e quali risparmi pensa di ottenere dal taglio dei costi della politica e dal taglio della burocrazia di nomina politica.



Taglia solo sui lavoratori: meno lavoratori più salario.

NON accettiamo questo ricatto, questa cannibalizzazione.



Il Governo insomma impone al Paese meno scuola e meno istruzione, senza la vera lotta agli sprechi e alle diseconomie.



Finalmente sono in molti a capirlo e cominciano anche a scriverlo, quando dimostrano di essere liberi e autonomi.



I risparmi sono soldi della scuola e devono restare alla scuola.



Solo così possiamo capire se il Governo vuole parlare di una RIFORMA della scuola per migliorarla, oppure se vuole andare a caccia di soldi che sottrae all’istruzione per dirottarli su obiettivi del tutto congiunturali.



Contrastiamo anche questa arrogante volontà politica di togliere voce al sindacato e ai lavoratori.



Esiste una chiara strategia di ridimensionamento del ruolo e della consistenza della rappresentanza sociale, di ridurre materie e luoghi della contrattazione, con uno smantellamento delle funzioni del Sindacato.

Il Governo vuole marginalizzare il sindacato nel suo ruolo di difesa dei diritti, dei livelli occupazionali, del suo potere di intervento.

Sono inaccettabili le incursioni legislative sulle materie contrattuali, fatte a forza di leggi finanziarie, di decreti di legge e voti di fiducia.



Il Governo vuole rendere più soli i lavoratori, vuole il “singolo” a fronteggiare il mercato del lavoro e la misurazione delle sue prestazioni, senza le garanzie della rappresentanza sindacale e della contrattazione collettiva nazionale.

L’arroganza del Ministro per la pubblica amministrazione e per l’innovazione si colloca proprio in questa logica.



E’ la palese volontà politica di separare i lavoratori dai loro rappresentanti sindacali, di dividere i lavoratori, di contrapporre gli interessi di categoria a quelli generali.

E’ un grave attacco alle tutele e ai diritti conquistati con un lungo cammino.

Noi ci opponiamo a questa logica perché ne vediamo tutti i pericoli oltre che i fallimenti, come dimostrano i fatti di questi giorni.



Il Governo non impone solo tagli sulla scuola, ma interviene anche sulla sua missione istituzionale e sul ruolo sociale dei lavoratori della scuola, soprattutto dei docenti.



Il sindacato della scuola non rappresenta solo una parte consistente dell’opinione pubblica, rappresenta anche una parte della classe intellettuale del Paese, in un Paese che ha tra le più basse percentuali di persone in possesso di diploma di laurea, di diplomi secondari, di popolazione adulta inserita nei processi di formazione.



Il Paese ha bisogno di più scuola e più istruzione, di vera lotta agli sprechi, per re-investimenti mirati sul personale, sulle strutture, sui servizi.

E’ quello che si deve fare per dimostrare con fatti concreti che la scuola è la più grande “infrastruttura” del Paese.



Sentiamo una grande responsabilità nel difendere le istituzioni educative del nostro Paese, il ruolo della cultura e della formazione.



Dal nostro impegno, dalla nostra protesta, dalle nostre proposte dipendono il futuro dei giovani, dei nostri figli e della nostra nazione.







Termino dicendovi che noi siamo qui, oggi, con voi – insegnati di ruolo e precari, universitari, genitori, personale a.t.a., cittadini partecipi - e con gli altri sindacati della scuola perché abbiamo sentito la grande responsabilità di difendere le istituzioni educative del Paese, perché dal nostro impegno, dalla nostra protesta, dalle nostre proposte dipende il futuro nostro e dei nostri giovani.
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