"Un´ora di aria al giorno " per gli ammalati del pubblico impiego
di Angelo Scebba *
C´è di tutto nel Dl 112/2008 appena varato dal Governo: dalla “Banda larga” allo “Start up”, “Costo dei libri scolastici”, ecc. . C´è anche l´art. 71 che prevede "Un´ora di aria al giorno " per gli ammalati del pubblico impiego. Infatti l´ammalato deve restare in casa dalle 8 alle 20 e può allontanarsi dall´abitazione solo dalle 13 alle 14. La norma che vorrebbe colpire l´assenteismo dei pubblici dipendenti, oltre che tagliare la busta paga, nei fatti limita la libertà delle persone e condanna l´ammalato ad una sorta di "arresti domiciliari". Nei giorni di malattia al dipendente viene corrisposto solo il trattamento economico fondamentale. Niente indennità o salario accessorio. Una sorta di "accanimento esitenzial-politico" contro l´ammalato che viene colpito due volte: dalla malattia e nel portafoglio.
Quando si è ammalati meglio farsi ricoverare in ospedale, dove l´ammalato, se è in grado di spostarsi autonomamente, può andare a messa, al bar, a giocare a carte nelle salette, fare una passeggiata in giardino ecc. Non solo, nell´ospedale il vitto è assicurato. Immaginiamo una persona che vive da sola, quando va a comprarsi il pane? Quando va in farmacia? dopo le otto di sera? e pagare la tariffa notturna? Immaginiamo anche una persona affetta da esaurimento nervoso costretta a stare chiusa in casa tutto il giorno: quali probabilità di guarigione potrebbe avere?
Per colpire l´assenteismo si colpiscono tutti. Un conto è punire chi approfitta, con la complicità del medico, delle norme che garantiscono l´ammalato, un altro è varare norme disumane.
*Coordinatore della Gilda di Milano