da Conquiste del Lavoro
17 ottobre 2007
Le manifestazioni degli studenti sul “ritorno degli esami di riparazione”
di Francesco Scrima
Da persone di scuola, rappresentanti sindacali e certamente non ultimo da genitori, sentiamo il dovere di riscontrare pubblicamente il "valore" delle contestazioni che gli studenti hanno indirizzato al decreto ministeriale (recentemente emanato) sugli esami di riparazione.
Il senso di responsabilità che gli adulti "devono" ai giovani in ogni circostanza, la volontà e l'impegno ad alimentare il confronto critico e costruttivo sulle scelte e sugli indirizzi che caratterizzano il nostro sistema scolastico, ci spingono ad esplicitare serenamente i nostri si ed i nostri no rispetto a quanto sostenuto dai ragazzi con le loro recenti manifestazioni.
La valutazione oggettiva delle novità che si profilano passa per una duplice, preliminare, considerazione: la prima è che il decreto, contrariamente a quanto sommariamente mediato attraverso i titoli di stampa, non ripristina le caratteristiche dell'esame di riparazione di vecchia memoria; la seconda riguarda il fatto che in questi anni la verifica sul meccanismo vigente (adottato proprio in sostituzione dei vecchi esami) ha registrato che molti ragazzi, più che recuperare, hanno accumulato i debiti formativi.
Debiti, va ancora detto, che finivano in una sorta di limbo apparente: non pregiudicavano formalmente il cammino negli studi tranne poi a tradursi, inevitabilmente, in una pesante ipoteca sui livelli di preparazione.
Sappiamo che non tutti gli allievi hanno lo stesso passo e le stesse esigenze nel loro percorso educativo e scolastico; sappiamo anche che - di fronte a questa evidenza - due sono le risposte sbagliate: abbandonare i più deboli; portarli avanti su percorsi "drogati", consegnando loro, alla fine, titoli poco spendibili.
Richiamare, come ora si fa nel decreto oggetto di contestazione, la necessità di recuperare i debiti nell'arco temporale dello stesso anno scolastico ci sembra francamente un passo pienamente condivisibile verso la realizzazione di una scuola impegnata ad essere più attenta, pronta e capace di rispondere, alle difficoltà di molti ragazzi.
Non concordiamo affatto con coloro (giovani e non) che considerano quest'innovazione come un rigurgito di severità e/o di vocazione alla selezione antidemocratica; riteniamo invece che si tratti di un'azione utile ad alzare la serietà e la credibilità dei percorsi di studio.
Per noi il problema vero sta altrove. Riguarda la condizione di assicurare alla scuola gli strumenti e le risorse indispensabili ad assolvere questo impegno.
Nella società attuale i livelli di conoscenza e, quindi, la qualità dei percorsi di studio che li determinano rappresentano la forma primaria di auto-investimento e di auto-realizzazione per un giovane.
Gli studenti, come hanno fatto in tante altre circostanze, fanno bene a rivendicare anche in questo caso gli interventi rivolti al miglioramento del sistema scolastico e dei servizi che lo articolano (corsi di recupero, biblioteche, trasporti, mense, libri di testo, ecc.); sbagliano a rivendicare una scuola "facile" che non chieda loro di saldare i "debiti" e di studiare con serietà ed impegno.
Roma, 16 ottobre 2007
Francesco Scrima, Segretario Generale CISL Scuola