AI CANDIDATI ALLE ELEZIONI 2008
EDUCAZIONE E SCUOLA, PRIORITÀ PER LA NAZIONE
- Il nostro Paese ha drammaticamente bisogno di uscire dall'attuale emergenza, che prima di essere politica ed economica è educativa e culturale. Per questo occorre che si metta mano ad un rinnovamento stabile della scuola per: favorire libere proposte educative, incoraggiare l'avventura della conoscenza e della cultura; sostenere chi sa rafforzare lo sguardo positivo dei giovani sulla realtà, così che la scuola possa tornare ad essere luogo di incontro con un significato per cui vale la pena affrontare le circostanze della vita.
- Sostenere un nuovo e più forte patto educativo tra le scuole e le famiglie, comporta una "rivoluzione culturale" che abbandoni logiche centralistiche, riconoscendo pienamente e incoraggiando le risorse personali e le formazioni sociale alle quali appartengono. In questo momento l'esempio deve venire dai partiti, che nei loro programmi elettorali debbono avere il coraggio - come hanno fatto altri leader europei - di indicare come assoluta priorità il rinnovamento della scuola, liberandola dalle pastoie burocratiche e dalla continua sottomissione ad interessi diversi da quelli formativi.
- Il rinnovamento degli ordinamenti e dei contenuti di insegnamento si otterrà non disegnando grandi sistemi perfetti, ma riconoscendo la responsabilità delle famiglie alla libera scelta della migliore scuola per i propri figli, ed instaurando un clima di sano confronto e regolata competizione, all'interno di un sistema di istruzione fatto di autonomia e parità.
Le nostre proposte.
1. SUSSIDIARIETÀ E FEDERALISMO
L'autonomia scolastica, il Titolo V della Costituzione, la legge di parità sono un lascito positivo dell'ultimo decennio, che purtroppo ha visto anche il contraddittorio crescere di ritorni centralistici. E' tempo di abbandonare il riformismo dall'alto per creare le condizioni di in riformismo sussidiario, con la piena attuazione di quanto avviato, redistribuendo tra Stato, Regioni e autonomie scolastiche statutarie le competenze relative al sistema di istruzione e formazione professionale.
2. AUTONOMIA
Non serve più un quarta riforma globale del sistema. La priorità sta nel portare a termine la "madre delle riforme". Questo significa: riconoscere alle attuali scuole statali l'autonomia statutaria; assegnare direttamente e senza vincoli a queste tutte le risorse economiche necessarie per il personale, il funzionamento e l'edificio; delineare norme semplici ed essenziali per un governo autonomo delle scuole attraverso Consigli di amministrazione che siano espressione della comunità scolastica e del territorio; transitare gradualmente e nel rispetto di regole condivise, a forme di reclutamento diretto di tutto il personale attraverso concorsi di scuola. In questo modo le istituzioni autonome risponderanno della qualità del servizio alle comunità alle quali appartengono. In questo modo si otterranno i veri controlli sugli attuali sprechi di spesa, creando le condizioni per nuovi investimenti nell'istruzione da parte di tutti i soggetti interessati.
3. PARITÀ
La qualità della scuole esige che si prenda con decisione la strada della libertà, dando piena attuazione alla Legge 62 del 10 marzo 2000 che ha stabilito un sistema nazionale di istruzione costituito da scuole statali e scuole paritarie, coerenti con la domanda formativa delle famiglie e caratterizzate da requisiti di qualità, valorizzazione del merito, attenzione alle difficoltà ed efficacia. A tutte va assicurata libertà di orientamento culturale e di indirizzo pedagogico-didattico. I cittadini che scelgono le scuole paritarie debbono ricevere lo stesso trattamento economico garantito a coloro che si iscrivono alle scuole statali, attraverso il sistema della "quota capitaria", a cominciare da subito con gli eguali diritti economici per gli alunni diversamente abili. In questo modo ci avvicineremo a quanto avviene in tutta l'Europa dell'ovest e dell'est, così che una virtuosa e regolata competizione nel sistema educativo nazionale, unita al sostegno alle realtà più deboli, potrà innescare il miglioramento della qualità complessiva della formazione.
4. COMPETENZE E VALUTAZIONE
La norma nazionale non definisca più curricoli rigidi, ma unicamente standard essenziali relativi alle competenze-chiave da raggiungere e conoscenze irrinunciabili da conseguire al termine di un ciclo scolastico. Un insegnamento più personalizzato e flessibile, attento alla persona degli alunni, necessita della diminuzione degli orari e delle discipline obbligatorie, per lasciare alla responsabilità delle scuole la scelta dei percorsi e la progettazione delle integrazioni. La costituzione, a livelli nazionale e regionale, di una Autorità indipendente di valutazione esterna delle scuole, collaborativa nell'azione e trasparente nei risultati, aiuterà le scuole a migliorare e le famiglie ad esercitare una scelta libera e consapevole. L'ingresso a scuola della totalità dei giovani, la fine dei bacini d'utenza, i timidi accenni di autonomia e di competizione anche tra le scuole statali hanno tolto il velo alla pretesa uniformità delle scuole sui risultati dell'apprendimento. In questo modo è stato di fatto vanificato il valore certificativo dei titoli di studio terminali dei cicli di studio. Questi non sono in grado di dire la verità alle famiglie ed al Paese circa il livello di competenze effettivamente raggiunto. Quindi l'abolizione del valore legale del titolo di studio è una misura di verità e di trasparenza, un elemento di liberalizzazione che si deve al Paese.
5. PROFESSIONE DOCENTE E FUNZIONE DIRETTIVA
Una scuola autonoma e libera ha bisogno di professionisti capaci e motivati. L'OCSE ha evidenziato la stretta correlazione esistente tra rendimenti degli studenti, selezione qualitativa dei docenti e capacità direttive nelle istituzioni. Riscrivere il percorso formativo di docenti e dirigenti permetterà di ridare a tutti una professione degna di questo nome, non più appiattita al ruolo impiegatizio, ma fatta di alta cultura, competenza educativa, capacità organizzative, merito, carriera, valutazione delle prestazioni e diversificazione salariale. Questo si otterrà delineando per legge una formazione autonoma nei percorsi universitari e negli istituti, strettamente collegata con le scuole, dove la relazione tra preparazione teorica e lunghi tirocini sul campo, permetta di formare "maestri" disponibili ad assumere il grande compito educativo. La nuova figura di direzione educativa ed organizzativa delle scuole dovrà ricevere chiarezza di compiti e strumenti reali di esercizio delle responsabilità.
6. ISTRUZIONE TECNICA E PROFESSIONALE
La ripresa in tutti i cicli di scuola del valore formativo del lavoro ed il rilancio della istruzione tecnico-professionale è una delle condizioni per contrastare la dispersione, che resta altissima, e per diminuire i tempi lunghissimi della transizione dei giovani italiani al lavoro e perciò alla cittadinanza attiva. Ci sono regioni che hanno dimostrato nei fatti la positività di questa strada. Occorre pertanto avviare un moderno sistema dell'istruzione e formazione professionale, in linea con il Titolo V della Costituzione, in cui l'obbligo scolastico si possa assolvere stabilmente in una pluralità di percorsi di istruzione, formazione e apprendistato, arricchendo le prospettive con un nuovo sistema di Istruzione Tecnica Superiore, drammaticamente assente dal panorama formativo.
Un'ultima preoccupazione ci muove: le riforme che urgono alla scuola saranno possibili solo se cesserà la sciagurata contrapposizione frontale tra gli schieramenti politici, per iniziare un impegno comune a servizio della Nazione. Guai ad iniziare la nuova legislatura con la convinzione di riprendere la "propria riforma interrotta". La Nazione più viva chiede queste grandi aperture alla politica: ne va di mezzo il futuro delle nuove generazioni, cioè di tutti.
29 Febbraio 2008
La direzione nazionale Di.S.A.L.