FLC CGIL: La spending review per la scuola

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FLC CGIL: La spending review per la scuola

Messaggiodi edscuola » 10 luglio 2012, 7:01

La spending review per la scuola:
tagli lineari, sacrifici per i più deboli e
nessuna qualificazione della spesa pubblica
Dal Decreto Legge 95 del 6 luglio 2012 un ulteriore colpo alla scuola pubblica
statale e ai suoi lavoratori.
Il Governo ha deciso una serie di interventi sulla scuola senza alcuna finalità di
miglioramento, privi di disegno strategico e caratterizzati dalla casualità. Si tratta
dell'ennesima ricerca di fare cassa a spese dei lavoratori e delle scuole autonome.
Gli interventi sono in continuità con le invasioni di campo nell'autonomia delle scuole e
nelle regole contrattuali che vengono stravolte per legge senza alcun confronto con le
organizzazioni sindacali.
Continua la prassi adottata con il decreto legislativo 150/2009 (decreto Brunetta) di
intervenire unilateralmente sulla retribuzione e sulle condizioni di lavoro del personale
della scuola.
Di seguito gli interventi che riguardano la scuola statale presenti nel testo licenziato il
5 luglio dal Consiglio dei Ministri e le relative conseguenze sulla scuola e sui lavoratori.
Viene previsto un piano di dematerializzazione dei rapporti delle scuole con
personale, studenti e famiglie (art. 7 commi 27-32).
Viene introdotto l'obbligo delle iscrizioni alle scuole in modalità on-line, la pagella
disponibile sul web, registri dei docenti on-line e comunicazioni elettroniche
Conseguenze. Potrebbero essere positive se, come oramai siamo abituati, non fosse
precisato che “all'attuazione delle disposizioni del presente articolo si provvede con le
risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi
o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. Cioè niente spese per la formazione
e per le tecnologie necessarie e nessun riconoscimento professionale.
Le scuole vengono inserite nel conto di tesoreria unica (art. 7 commi 33-37).
Gli istituti cassieri delle istituzioni scolastiche verseranno in due tranche le liquidità
delle scuole depositate presso di loro alla tesoreria statale. Le scuole continueranno a
lavorare con le loro banche e non avranno contatti con la tesoreria. I soldi depositati
matureranno per la scuola l'1% di interessi, ma solo sui fondi non statali.
Conseguenze. Molto negative per l'autonoma programmazione delle spese da parte
delle scuola. Il MIUR assegnerà un budget (modello Cedolino unico) che non potrà
essere superato e che dovrà essere utilizzato secondo i tempi e le regole stabilite dalla
tesoreria centrale dello stato.
Vengono modificate le modalità di programmazione dell'utilizzo dei fondi
della legge 440/97 (art. 7 comma 38)
I fondi previsti dalla legge 440/97 (autonomia scolastica) e dal piano programmatico
previsto dalla legge finanziaria 2007 confluiscono nel cosiddetto “capitolone”.
Conseguenze. Potrà essere un intervento con effetti positivi se i tempi di
assegnazione dei fondi alle scuole saranno più brevi e le scuole potranno finalmente
avere tutti i fondi che la legge intendeva destinare direttamente allo sviluppo
dell'autonomia scolastica e che invece negli ultimi anni sono continuamente diminuiti e
soprattutto sono stati utilizzati dal MIUR per altre finalità.
Istituzioni scolastiche nelle regioni Sardegna, Piemonte e Friuli Venezia
Giulia. (art. 14 comma 16).
Attraverso l'interpretazione autentica della norma sul dimensionamento approvata lo
scorso anno (legge 183/2011) si chiarisce che l'occitano, il friulano e il sardo non
rientrano tra le minoranze linguistiche che sono solo quelle di lingua madre straniera.
Conseguenze. Molto negative sull'organizzazione delle scuole che non avranno più in
pianta stabile Dirigente scolastico e DSGA con conseguente esubero di questo
personale nelle regioni Sardegna, Piemonte, Friuli V.G. .. nelle quali si avrà un
ulteriore taglio di circa 40 posti di DSGA e Dirigenti scolastici.
Pagamento mensa scolastica fruita dal personale scolastico (art. 7 comma
41)
Trasferimento diretto ai Comuni del contributo dello Stato alle spese per la fruizione
gratuite della mensa scolastica da parte dei docenti che assistono i bambini.
Conseguenze. Positive per le segreterie che cosi vengono alleggerite di un carico di
lavoro e certezza della fruizione gratuita del servizio da parte per personale.
Revisori dei conti (art. 6 comma 20)
Riduzione degli ambiti territoriali (limitati a non più di 2000) e aumento a 4 del
numero di istituzioni affidate agli stessi revisori.
Conseguenze. Negativo il fatto che ai revisori vengono affidati ulteriori compiti non
specificati che possono essere richiesti di volta in volta dal MIUR e dal MEF.
Pagamento indennità di funzioni superiori ai sostituti dei Dirigenti (art. 14
comma 22).
Si tratta di una norma di interpretazione autentica dell'art. 25 del T.U. 165/2001
finalizzata esclusivamente a porre a carico del Fis spese fisse di personale che invece
dovrebbero gravare sugli stipendi.
Conseguenze. Decurtazione di fatto del Fis che viene utilizzato per pagare spese che
non c'entrano niente con il miglioramento dell'offerta formativa ponendo a carico dei
fondi contrattuali un spesa che la contrattazione ha invece esplicitamente escluso. È
una norma semplicemente scandalosa che interviene in modo autoritario e unilaterale
sul contratto vigente. La DG del bilancio del MIUR fa ricorso a questa interpretazione
autentica per affermare la sua visione antiscolastica del lavoro dei docenti e di
dirigenti.
Transito e utilizzo (anche temporaneo) nei profili ATA di 3.765 docenti in
particolari condizioni (art. 14 comma 13-15).
Si tratta principalmente di docenti permanentemente o temporaneamente inidonei
all'insegnamento per motivi di salute, ex assistenti di cattedra transitati dagli EE.LL,
ex docenti di pratica professionale.
Conseguenze. L'applicazione draconiana di questa misura avrebbe conseguenze
gravissime:
· sui livelli occupazionali dei precari ATA che verrebbero licenziati tout court
senza neanche avere più la possibilità di fare le supplenze saltuarie. In pratica
circa 3.800 lavoratori (dietro ci sono altrettante famiglie) verrebbero messi sul
lastrico dopo anni di esperienza decennale nelle segreterie. Si tratta in gran
parte di donne, spesso non più giovanissime, che verrebbero definitivamente
espulse dal mondo del lavoro. Temiamo conseguenze drammatiche dagli effetti
di questa misura.
· sui diretti interessati (circa 3.000 sono docenti con gravi problemi di salute) che
dovrebbero intraprendere, quasi alle soglie della pensione, il lavoro di
assistente amministrativo divenuto molto complesso e gravoso per effetto del
decentramento e dei tagli agli organici. Questi docenti in alcuni casi, specie
nelle regioni del sud, dove è maggiore la concentrazione degli inidonei e minore
la disponibilità dei posti ATA, si dovrebbero spostare in ambito provinciale
anche per fare le supplenze saltuarie (inidoneità temporanea).
· sulla qualità delle prestazioni. Gli standard di funzionalità delle segreterie
saranno compromessi dalla diminuzione di personale formato ed esperto nelle
procedure amministrative, finanziarie e organizzative gestite dalle scuole per
l'attuazione dell'offerta formativa.
Utilizzazione, in ambito provinciale di circa 10.000 docenti in esubero (art. 14
comma 17-21).
Si tratta di docenti, spesso con molti anni di servizio, diventati soprannumerari per
effetto della revisione degli ordinamenti che saranno utilizzati senza alcun rapporto
con la loro esperienza e la loro formazione professionale.
Conseguenze. Anche in questo caso le conseguenze sarebbero deleterie:
· sulla qualità delle prestazioni: l'utilizzazione secondo la misura proposta
avverrebbe su materie o posti per i quali sono sprovvisti di abilitazione/titolo di
specializzazione mentre il contratto sulle utilizzazioni, proprio per affermare un
elemento di qualità in coerenza con l'art. 50 del decreto sulle semplificazioni, ha
previsto la loro utilizzazione su progetti finalizzati al recupero, al potenziamento
e alla lotta alla dispersione che ne valorizzano la professionalità nell'interesse
della scuola.
· sui livelli occupazionali di altrettanti docenti precari abilitati/specializzati (con
maggiore professionalità) che verrebbero licenziati dopo anni di insegnamento;
· sui diretti interessati che dovrebbero spostarsi a spese loro in provincia anche
per fare semplicemente i tappabuchi.
Con l'utilizzo dei docenti inidonei e di quelli in soprannumero si licenziano quasi 15
mila precari tra docenti e ATA che hanno alle spalle a volte anche più di 10 anni di
lavoro e di esperienza professionale.
L'impatto di tali scelte sulle relazioni sindacali e sul sistema delle regole è pernicioso.
Da poco abbiamo sottoscritto con il MIUR un accordo che disciplina le modalità di
utilizzo di questo personale e non possiamo certo tollerare un simile stravolgimento
che danneggia in primis i lavoratori.
Riduzione comandati presso il MAE.
Vengono ridotti i comandati presso il MAE che passano da 100 a 70 unità attraverso
una modifica del comma 1 dell'art. 626 del D.Lgs 297/94;
contemporaneamente viene modificato il comma 3 dell'art 639 sempre del citato
Decreto Legislativo - comma 11 art. 14 lettera b) - per cui si fissa il numero massimo
del contingente di ruolo della scuola da utilizzare all'estero (comma passa dal virtuali
limite massimo di 1.400 unità (attualmente sono in servizio all'estero 1.053 unità di
personale) a 624 unità complessive di personale.
Con il comma 12 dell'art. 14 del decreto viene previsto il blocco delle prove di
selezione per il personale da destinare all'estero e introdotto il divieto per il rinnovo
dei comandi.
Ci si dimentica che l'invio all'estero costituisce mobilità professionale ed è regolata ai
sensi del D.Lgs 165/01 dalla contrattazione collettiva (art. 129 del CCNL Scuola in
vigore.
La norma sul rinnovo dei comandi ovvero il non procedere alla concessione delle
proroghe contrasta con la Legge 10/11.
Conseguenze. Il provvedimento comporta lo smantellamento del servizio disegnato
dal D.Lgs 297/94 e dalla Legge 153/71, che si regge sulla centralità dell'intervento
pubblico.
Con il ritiro del 41% circa del contingente statale si apre un processo di forte
privatizzazione che investe non solo i corsi di lingua e cultura, ma anche le iniziative
presso le università e le scuole statali, paritarie, straniere e internazionali. Per
mantenere gli attuali standard qualitativi e quantitativi del servizio lo Stato sarebbe
costretto, infatti, a delegarne la realizzazione a soggetti privati, con aggravio delle
spese a carico dell'erario e senza le necessarie garanzie di un servizio di qualità.
Ci si imbatte ancora una volta in un provvedimento connotato da forte valenza
ideologica sia perché privatizza ulteriormente il sistema sia per il fatto che con
intervento legislativo si cancella una norma contrattuale.
Inoltre, tali riduzioni incidono anche sul personale precario che attualmente copre i
posti occupati dal personale in servizio all'estero
Apparentemente sembra che questa misura serva esclusivamente per far cassa con il
rischio forte di trasformarsi paradossalmente nel corso degli anni in un intervento
aggiuntivo e pesante per l'erario in quanto lo Stato è costretto ad erogare contributi a
enti privati per mantenere almeno sulla carta, un minimo di servizio da destinare ai
nostri connazionali residenti all'estero.
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