Società italiana e Costituzione repubblicana, 60 anni di libertà: per riflettere
Corre questo anno il sessantesimo della nascita della carta Costituzionale della nostra Repubblica.
E per me, ai tempi fanciullo, poi cresciuto nell’alone dei principi dell’
ampia giustizia sociale che da quella Carta emanava, non può passare inosservato tale momento celebrativo, soprattutto per l’importante ruolo da svolgere nell’organizzazione del mondo del lavoro.
E’ questo un momento solenne e per commemorarlo voglio iniziare ad esporre una serie di riflessioni sui vari principi, con saggezza articolati dall’inizio alla fine della Carta stessa.
Si dice da più parti che detti principi vanno in un certo senso rivisitati in modo che essi siano aderenti ai tempi che vivono, ma io credo che trattandosi di principi universali rivolti a concretizzare la dignità dei cittadini, non vanno essi rivisitati, bensì vanno individuate ed attuate, con tempestività, le leggi necessarie acchè gli stessi principi vadano a rendersi partecipi delle attualità.
Così per osannare a questi principi, voglio iniziare a riflettere e far riflettere, da vicino, su quanto viene stabilito all’art. 2 della Carta Costituzione Italiana, laddove espressamente si dice: “La repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.
Sembra che siano un canto astratto le parole di questo articolo, ma esse, invece decantano solo l’intima sensibilità dei padri costituenti infusa in questo principio teso a permeare di solidarietà di vita comune, tutte le coscienze, partecipi della nostra nazionalità.
Usciti essi dalle lugubri e devastanti esperienze apportate dalla follia del secondo conflitto mondiale, laddove l’uomo vissuto singolarmente o nelle esperienze sociali era stato disprezzato fisicamente e spiritualmente, non potevano concepire un senso normativo diverso, per rendere dignità all’umano genere.
E così la Repubblica italiana tutta, cioè tutti coloro che ne sono chiamati a far parte perchè cittadini italiani, non solo i responsabili politici, senza distinzione di particolari confini territoriali,di esperienze culturali ed economiche, devono impegnarsi, proprio in ossequio al disprezzo di altre possibili catastrofi, a riconoscere e garantire, nelle loro esperienze quotidiane, i diritti inviolabili dell’uomo.
E questo ovviamente non solo nei confronti dell’ uomo singolo, ma soprattutto, proprio perché uomo che vive insieme agli altri uomini, nei confronti dell’uomo che si esprime nelle formazioni sociali, politiche, economiche, lavorative, dove insieme agli altri uomini svolge la sua personalità di impegno costruttivo della libertà sua e dell’intera nazione.
E il concetto viene proprio ampiamente e chiaramente enunciato a conclusione di questo articolo, con la bellissima, emozionante e solenne affermazione laddove si vuole che tutta la Repubblica e ripeto cioè tutti i cittadini che sono qui chiamati a farne parte, per concretizzare questo squisito disegno di giustizia sociale, siano volti all’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
E’ questo il solo senso di essere parte di una Repubblica Costituzionale ed è bene che ognuno di noi italiani, ad ogni livello di presenza nella vita della nazione, senza vacue ed insulse remore, lo fissi nella propria mente e lo applichi nella sua vita quotidiana, a tutela della libertà e della democrazia della presenza civile dell’essere, nella nostra società.
Dott. Giacinto Sica
Segretario Generale CISAL Lombardia