L’arroganza della casta della politica ? E dove sta il diritto ? Così risponde l’Anief all’ultimo comunicato del senatore Pittoni.
I dirigenti del Miur non dovrebbero assecondare né i voleri dell’Anief né i voleri del senatore Pittoni che da parlamentare dovrebbe conoscere bene la nostra Costituzione fondata sulla divisione democratica dei tre poteri e sull’indipendenza della magistratura. Il nostro caro senatore dovrebbe saper riconoscere i valori costituzionali improntati al diritto al lavoro e alla mobilità territoriale su tutto il territorio nazionale; a questo punto, dovrebbe ripassarsi anche le due sentenze della Consulta che hanno ribadito come illegittimo l’inserimento in coda e l’assunzione secondo criteri bizzarri (40 punti aggiuntivi), nelle graduatorie per il biennio 2009-2011, inserimento in coda difeso così da lui ad oltranza da incitare pubblici funzionari a trasgredire pure una recente legge dello Stato che obbliga gli stessi dirigenti a licenziare i docenti assunti su presupposti normativi incostituzionali; dovrebbe, infine, esprimere pareri più rispettosi della normativa recente che ha riconosciuto il diritto al trasferimento e richiedere atti ispettivi - come di suo dovere - volti a salvaguardare le cassi erariali dello Stato e ad impedire il reitero di un’illegittima assunzione da graduatorie di coda. Il senatore Pittoni potrebbe fare tante cose per il bene della nostra scuola, ma si dedica, come appare dagli ultimi suoi comunicati, a contrastare ogni iniziativa dell’Anief come se essa fosse un antagonista politico della Lega - i cui iscritti, tuteliamo in qualità di tesserati; forse, si comporta in questo modo per evitare di spiegare ai suoi elettori e ai cittadini italiani perché non è stato assegnato il bonus di 40 punti, perché vi sono dei ricorrenti inseriti a pettine, perché è finita la stagione delle code delle vergogne, perché sta mettendo a rischio la vita di migliaia di docenti che ignari del contenzioso in atto sono stati immessi in ruolo da graduatorie non pettinate illegittime e da lui sostenute vanamente; forse, l’amico senatore non si è accorto che in Italia vi è un sindacato nuovo che sta sempre e comunque dalla parte del diritto, contro la precarietà e nella difesa del merito contro i privilegi effimeri di un’ennesima casta. Noi ci abbiamo messo la faccia e possiamo camminare a testa alta: il diritto sta dalla nostra parte, lo abbiamo dimostrato con la Consulta, pur non essendo legislatori; le diffide sono atti legati a vicende processuali di cui continueremo a narrarne le vicende sempre fermi nella speranza che nuove leggi, volute per arroganza della stessa casta, non siano presto dichiarate incostituzionali. Il resto é storia e neanche troppo lontana. Così facciamo sindacato …
Comunicato dello studio legale dell’Anief
Il senatore Pittoni dovrebbe sapere che, per contestare le disposizioni del commissario ad acta, non servono le dichiarazioni a mezzo stampa. Pittoni, e con lui chi critica l'operato dell'organo commissariale, avrebbe dovuto conferire ad un avvocato il mandato di proporre un incidente di esecuzione innanzi al TAR del Lazio ai sensi dell'art. 114, comma sesto, del codice del amministrativo. Ma, ormai, tale strumento processuale non è più esperibile da nessun controinteressato per il colpevole decorso dei termini e, quindi, le parole dell'onorevole leghista non potranno avere alcuna influenza sul processo. Quanto al merito delle dichiarazioni del senatore Pittoni, si può replicare ricordando che le misure cautelari potrebbero perdere efficacia solo trenta giorni dopo l'eventuale pronuncia di difetto di giurisdizione del TAR.
Nel termine di 30 giorni di cui sopra, i ricorrenti possono, però, ai sensi dell'ultimo comma dell'art. 11 del codice del processo amministrativo, chiedere al Giudice munito di giurisdizione la conferma delle misure cautelari già concesse dal primo Giudice. Ed è proprio a questa eventualità che si è riferito il commissario ad acta quando ha negato ogni automatismo tra difetto di giurisdizione e caducazione dei provvedimenti cautelari che, al contrario, saranno ribaditi dal giudice munito di giurisdizione. In estrema sintesi, dunque, fino a quando il TAR non avrà dichiarato difetto di giurisdizione (e ciò non è ancora avvenuto e non è scontato che avvenga in futuro sulla materia degli inserimenti a pettine su cui, invero, si è già formato un giudicato incontrovertibile), le ordinanze devono inderogabilmente essere applicate dal Miur per non incorrere in omissioni di atti d'ufficio. Se e quando il TAR dichiarerà difetto di giurisdizione, le ordinanze manterranno vigore per ulteriori giorni trenta e potranno essere facilmente riproposte e confermate, ove necessario, dal Giudice munito di giurisdizione. Quanto alla definizione nel merito della vicenda processuale relativa all'inserimento a pettine dei ricorrenti, le future sentenze di ogni Tribunale investito della vicenda, così come è già accaduto con la decisione definitiva del Consiglio di Stato dello scorso aprile, non potranno far altro che confermare pedissequamente quanto ha già stabilito la Corte Costituzionale con la sentenza 41/2011. In più vi saranno soltanto nuove condanne al pagamento delle spese legali a carico del Miur. Occorrerebbe chiedere al senatore Pittoni chi dovrebbe pagare per questo enorme danno erariale che si potrebbe profilare per le disastrate casse pubbliche. Infine, si ritiene di dover concordare pienamente con il suddetto esponente politico quando afferma che le assunzioni devono anzitutto premiare i precari storici, laddove naturalmente con tale espressione ci si riferisca ai precari con punteggio più alto, conseguito con una lunga anzianità di servizio in qualsiasi regione italiana.
Comunicato dell’on. Russo (PD)
E’ dovere di ogni parlamentare vigilare sulla corretta esecuzione delle disposizioni normative vigenti, ma francamente gli ultimi comunicati del senatore Pittoni mi stupiscono perché sembra che sia vissuto negli ultimi sei mesi sulla Luna senza alcun collegamento con la Terra - così interviene l’on. Russo sulle ultime dichiarazioni in merito all’assunzione retrodatata dei docenti della scuola. Non si può spiegare altrimenti l’invito rivolto ai dirigenti del Miur sulla disapplicazione degli ordini del commissario ad acta, che paventa il reato d’istigazione a delinquere essendo la legge chiara in materia, in presenza di un giudicato formatosi con il bollino della corte costituzionale. Questo senatore se non si vergogna per le posizioni assunte contro ogni merito e ogni logica, per aver preso in giro i precari della scuola, dovrebbe almeno ammettere la sua sconfitta politica e recitare un mea culpa, offrendo anche il suo stipendio per indennizzare lo Stato dei danni erariali che subirà da questa vicenda. Mi auguro che quanto appreso dai comunicati non sia vero in merito agli avvisi esposti dal dirigente dell’ambito territoriale di Treviso, perché l’amministrazione deve rispondere in primo luogo ai giudici che esercitano il loro lavoro in nome del popolo italiano, anche di quello di Pontida. A tal proposito, chiedo immediatamente al ministro di attivarsi affinché nessuno possa continuare impunemente a utilizzare la propria carica istituzionale per condizionare pesantemente l’operato dell’amministrazione periferica e centrale contro un principio di legalità evidente sancito, persino, dal giudice delle leggi.