Video hard in classe. Parlano i genitori Age:
ragazzi trattati da consumatori, a loro volta consumano ogni esperienza
Torna a far notizia il mercato di video hard in rete, autoprodotti in classe, artigianalmente confezionati da improvvisati registi e attrici spesso minorenni, poi riversati su YouTube e postati in Facebook. Talora, nei video prodotti all’interno di aule scolastiche, si intravede sullo sfondo un insegnante molto coinvolto nella spiegazione, totalmente distratto dalle dinamiche reali della classe. E puntualmente si riapre il dibattito: “colpa” della scuola, delle famiglie, della società, della libertà di costumi?
«Raccogliamo i frutti del deserto educativo che caratterizza le relazioni tra generazioni, delle regole del mercato imposte in ogni spazio di vita - afferma Davide Guarneri, presidente nazionale dell’Associazione italiana genitori (Age) - . Gli adolescenti trattati sempre da consumatori e target, a loro volta consumano ogni esperienza». Della serie: chi semina vento, raccoglie tempesta.
L’Age esprime grande preoccupazione per il coinvolgimento di minori spesso inconsapevoli delle conseguenze dei loro atti è dovuta soprattutto alla banalizzazione della sfera affettiva e sessuale a pura merce di scambio per qualche ricarica telefonica. Ma la preoccupazione maggiore è per l’enorme distanza relazionale fra adulti (genitori, insegnanti, educatori) e ragazzi, incapaci di un dialogo vero su temi intimi, profondi, coinvolgenti.
«Se da lungo tempo la nostra associazione denuncia il volgare scadimento di programmi Tv, come abbiamo fatto recentemente contro la deriva trash rappresentata da un format come “Tamarreide”, se più volte ci siamo espressi circa potenzialità e rischi della rete, se insistiamo sulla qualità delle relazioni educative nelle scuole, nelle comunità, nelle nostre famiglie, non è un caso – continua Guarneri -. Da adulti, non ci fermiamo alla constatazione e alla denuncia, né condividiamo l’indugiare quasi morboso su queste notizie. Pensiamo che tutti siano chiamati a riflettere, guardandosi in faccia senza cedere alla tentazione dell’inutile ricerca del capro espiatorio. Non servono risposte emotive, ma una progettualità educativa organica, mirata ai processi di fondo che riguardano la capacità educativa degli adulti, la qualità dei processi globali di formazione scolastica, le politiche sociali territoriali, l’integrazione e il coordinamento di vari ambienti educativi».
Nella scuola tale progettualità si evidenzia e innerva nei Piani d’Offerta Formativa, nella formazione di insegnanti e genitori, in azioni ripetute, su tempi medio-lunghi. Si rende evidente nella contrattazione-condivisione di Regolamenti d’Istituto e Patti di corresponsabilità educativa cui abbiano concorso, insieme, i docenti, i genitori, gli studenti stessi. Sul territorio è urgente proporre politiche giovanili non solo di intrattenimento, ma coinvolgenti, inclusive, responsabilizzanti.
«La mercificazione, la banalità, l’omologazione culturale verso il basso si contrastano offrendo modelli di adulti che partecipano, si impegnano nella comunità, sono rispettosi nelle loro relazioni interpersonali, non delegano la trattazione di argomenti come la sessualità all’informazione mediatica o al “passaparola”, ma serenamente e in modo non ideologico propongono un’educazione sessuale fondata sul valore del corpo, delle relazioni, dei sentimenti – conclude il presidente Age Davide Guarneri -. Invitiamo per questo tutti i genitori a incentivare l’impegno nei luoghi della formazione, della cittadinanza, dell’associazionismo e solidarietà familiare, non temendo di chiedere, nel contempo, di essere presenti maggiormente, da protagonisti, nei luoghi di vita dei ragazzi, come la scuola e lo sport».