Con le sue dichiarazioni d'intenti circa le modalità di attuazione del Decreto Regolamento sulla Formazione Iniziale dei Docenti, attraverso l'avvio dei Tirocini Formativi Attivi, per un numero limitatissimo di posti, il MIUR dimostra di agire, ancora una volta, in una realtà parallela, rispetto alla situazione attuale del precariato scolastico, commettendo una serie di violazioni della legge e aggravando i problemi.
Non è assolutamente vero che tale provvedimento limiterà la creazione di nuovo precariato. Pensare che sia un regolamento che disciplina l'organizzazione di corsi di formazione a gestire il fenomeno del precariato costituisce un grave refuso che genera solo confusione. E forse questo è il vero obiettivo della politica adottata in materia dal MIUR.
A generare il precariato è la reiterata assunzione a tempo determinato dei docenti, senza che siano previsti percorsi per il miglioramento della condizione che portino, anche solo gradualmente, alla stabilizzazione.
Attualmente l'assenza di percorsi di formazione non consente di far conseguire l'abilitazione all'insegnamento ai migliaia di docenti in servizio che ne sono sprovvisti e che, quindi, di conseguenza, non hanno i requisiti per poter essere assunti.
Con la chiusura delle Graduatorie Ad Esaurimento ai nuovi abilitati e abilitandi in strumento musicale e possessori di laurea in scienze della formazione primaria, con requisiti di servizio, si sbatte la porta in faccia a insegnanti precari forniti di tutti i titoli, al pari degli altri che ne sono inseriti, per essere assunti.
Con la scelta di preselezionare il personale che vanta anni di sevizio per l'accesso ai nuovi percorsi abilitanti, riducendone i posti disponibili per pochi eletti, si perpetua la condizione di precari per altre migliaia di docenti.
Bisogna sgomberare il campo da dubbi e chiarire le idee.
Precario è colui che abbia stipulato uno o più contratti prestando servizio per l'amministrazione, anche non essendo inserito in GAE o in un'altra determinata graduatoria.
Essere precario è una condizione, non un titolo esclusivo che rilascia il MIUR discrezionalmente.
E il numero dei precari si riduce assicurando loro una progressione verso un miglioramento della condizione lavorativa garantendo il diritto alla formazione prima di tutto, e la successiva stabilizzazione, nel pieno rispetto dei diritti dei lavoratori sanciti dalle normative europee che l'Italia è ormai solita violare in questo specifico ambito.
Il gioco delle tre carte per ridimensionare ad arte il reale numero dei precari viene oggi smascherato. I docenti "invisibili" reagiranno a queste posticce politiche di contenimento apparente del precariato che stanno generando solo controversie legali da cui il MIUR difficilmente uscirà indenne.
La scuola, il suo personale e la società intera meritano chiarezza nell'azione di Governo.
Bisogna avere il coraggio di affermare che il problema del precariato può essere risolto solo con una complessiva riforma che tenga conto dei diritti acquisiti e rispetti il valore dell'attività di insegnamento, quindi, riconosca il servizio come requisito per accedere alla formazione e, previo superamento di una seria selezione tramite esame di Stato, consenta di conseguire l'abilitazione a chi effettivamente svolge questa professione.
Se le risorse diminuiscono questo processo può subire rallentamenti ma ciò che è inaccettabile è il tentativo subdolo di nascondere sotto il tappeto il problema del precariato, occultandone la consistenza e umiliando così le attese di chi dedica la propria vita a questa professione.
Prof. Emanuele Bruschi
direttivo ADIDA - Ass. Docenti Invisibili Da Abilitare
Presidente Co.Api - Comitato Aiutiamo Precari Invisibili