ANIEF: Modifiche a Decreto sviluppo

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ANIEF: Modifiche a Decreto sviluppo

Messaggiodi edscuola » 17 maggio 2011, 7:48

Decreto sviluppo: Anief chiede modifiche al Parlamento

Dopo la lettera al Presidente della Repubblica e le parziali modifiche che eliminano il blocco degli scatti per gli anni di precariato e introducono una quota di immissioni in ruolo dalle vecchie graduatorie, Anief chiede ulteriori emendamenti. A Palermo, tavola rotonda pubblica, 27 maggio, con politici di tutti gli schieramenti.
Continua la battaglia dell’Anief in favore della parità di trattamento tra personale a tempo determinato e indeterminato e per una risoluzione positiva del contenzioso seriale promosso al giudice del lavoro per la stabilizzazione dei precari e l’adeguamento delle norme europee nel comparto scuola del pubblico impiego. Ancora una volta, Anief si appella al Parlamento perché la norma introdotta nel decreto sullo sviluppo economico dal Governo - interpretativa del d.lgs. 368/01 - sia modificata come già avvenuto per il c. 1, art. 1 del d.l. 134/09 che pure proponeva lo stesso contenuto prima dell’approvazione dell’emendamento sostitutivo in X Commissione. La nuova norma voluta dai tecnici del MEF, infatti, non soltanto sarebbe incostituzionale perché contraria a un accordo quadro europeo ma sarebbe sempre disapplicabile dai giudici. Già è saltata prima della pubblicazione in G. U. l’altra interpretazione autentica della l. 124/99 che avrebbe voluto bloccare la ricostruzione di carriera per gli anni di precariato, mentre si prende atto della sentenza della Consulta con la possibilità di cambiare provincia all’atto dell’aggiornamento delle graduatorie, che si vorrebbe triennale proprio quando i precari in questi giorni stanno decidendo dove presentare la domanda.
Qualche partito politico chiede, ancora una volta, di comprimerne l’applicazione introducendo in corso di conversione un fantomatico punteggio di residenza legato ai lombardi natali, sacrificando il merito italico garantito dalla Costituzione, ma è evidente che tale richiesta è contro il diritto e facilmente censurabile dai giudici.
La stessa nomina giuridica per le immissioni in ruolo, retrodatata al trascorso anno scolastico, ha un senso soltanto se destinata a sciogliere definitivamente il contenzioso attivato dall’Anief avverso il D.M. 42/2009, laddove migliaia di ricorrenti inseriti o da inserire a pettine nelle altre tre province aggiuntive hanno diritto ai ruoli, mentre apparirebbe ancora come un vano tentativo di elusione del giudicato se ispirata dal tentativo di promuovere un nuovo reclutamento da graduatorie palesemente incostituzionali.
E che dire delle gabbie introdotte per i nuovi immessi in ruolo che non possono neanche chiedere l’assegnazione provvisoria per cinque anni, ovvero, in caso di madri e padri di famiglia, non possono avere il diritto di rivedere i propri figli o ricongiungersi alla propria famiglia dopo che la Costituzione ha ribadito il diritto alla mobilità dei precari?
Senza commentare le incredibili dimenticanze o assenze nel testo dopo due anni di dibattito politico e sentenze dei giudici, quali l’inserimento dei tanti docenti abilitati nelle graduatorie nel rispetto della normativa comunitaria o l’aggiornamento delle domande del personale ata a pettine senza alcun purgatorio annuale nel rispetto della sentenza della consulta.
Tutto questo mentre il D. M. 44/11 ha riproposto una tabella di valutazione che è già stata in più parti negli anni dichiarata inesistente dai giudici amministrativi e per questo oggetto di ben 17 nuovi ricorsi attivati dall’Anief in questi giorni, dall’unico sindacato che si è speso, spesso da solo, contro una cattiva amministrazione della scuola, unico strumento di denuncia e di tutela delle ragioni di chi giornalmente presta servizio silente per lo Stato, educando le generazioni del domani.
Su tutti questi temi, abbiamo chiesto un’audizione in Parlamento, abbiamo intenzione di impegnare la Confederazione Confedir cui aderiamo, e organizzeremo presto una tavola rotonda pubblica a Palermo, venerdì 27 prossimo, alla presenza di politici di centro, destra e sinistra perché una maggioranza bipartisan per la Scuola eviti la ratifica di un ennesimo provvedimento inutile, distorto e ingiusto.
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