APEF: La consuetudine delle Parole e... i Fatti

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APEF: La consuetudine delle Parole e... i Fatti

Messaggiodi edscuola » 15 ottobre 2010, 8:19

La consuetudine delle Parole e… i Fatti
(a proposito dello scambio di lettere al Corriere della sera tra gli onorevoli Fioroni e Gelmini)

Come persona che si occupa di scuola sul campo, da molto tempo, non posso fare a meno di
rivedere in un contesto cronologico le argomentazioni, che sono alla base delle lettere inviate, nei
giorni scorsi, al Corriere della sera dai ministri Fioroni e Gelmini, sulle azioni compiute e da
compiere per risollevare il nostro sistema istruzione. Innanzi tutto, non possiamo che rallegrarci di
alcune convergenze che fanno ben sperare in un ormai indifferibile abbandono di quel clima di
scontro ideologico, cui la Scuola ha assistito impotente negli ultimi decenni, con il risultato di
continui stop and go di provvedimenti legislativi più o meno riformatori che hanno contribuito a
portare l’Italia ad essere il fanalino di coda in fatto d’istruzione non solo in Europa.
Se va dato atto all’ex-ministro Fioroni di aver invitato la sua parte politica a non focalizzare
l’attenzione solo sulla questione dei precari, cavallo di battaglia (e vivaio) del sindacato,
sottraendogli in qualche modo la gestione dell’iniziativa politica che la sinistra gli ha
tradizionalmente delegato da molti anni, pure va riconosciuto al Ministro Gelmini di aver risolto
brillantemente la questione dei precari con il varo del nuovo Regolamento sulla Formazione
iniziale che prevede selezione negli accessi, numero programmato, tempi certi e tutoraggio nelle
scuole. Su questa partita è necessario tuttavia fare presto perché, con l’abolizione delle Scuole di
specializzazione, ci troviamo in una sorta di vuoto legislativo su una questione troppo qualificante
come quella della formazione iniziale degli insegnanti.
Bene fa il ministro Fioroni, citando l’OCSE, a porre oggi l’attenzione sui docenti demotivati
e screditati perché a loro è preclusa una carriera, percorso e obiettivo presente in tutte le categorie
“professionali”. Ma a Fioroni non si può non ricordare che durante il suo Ministero, nel giugno del
2007, fu siglata dal Governo e dalle Organizzazioni sindacali, un’”Intesa per un'azione pubblica a
sostegno della conoscenza” che, come da lui stesso richiamato nell’intervento di presentazione del
Quaderno Bianco, era finalizzata a costruire migliori prospettive di progressione retributiva legate
all’impegno e al merito degli insegnanti.
E’ però appena il caso di ricordare che il Contratto della Scuola, siglato solo un mese dopo,
non recepiva nulla di quanto ipotizzato nella citata intesa Governo-OOSS, come ormai succede da
almeno tre contratti, con buona pace degli insegnanti che hanno continuato a permanere
nell’appiattimento professionale e retributivo.
Ci sfugge qualcosa o i contratti e le intese hanno due contraenti?
Correttamente il ministro Gelmini chiama in causa la responsabilità del sindacato che si è
sempre opposto a qualsiasi valorizzazione professionale, meritocratica e quindi di carriera degli
insegnanti. Non si spiega però perché continui a far riferimento, in più occasioni pubbliche, ad un
tavolo con i sindacati per affrontare la questione della meritocrazia.
Siamo anche noi, da sempre, convinti che la Scuola non si può innovare puntando solo sulle
riforme d’ordinamento ma anche sulla contestuale revisione dell’organizzazione del lavoro e delle
prerogative professionali dei principali attori che devono realizzarle. Partendo dalla
considerazione che l’Autonomia è la prospettiva da cui partono tutte le riforme ordinamentali
proposte negli ultimi quindici anni ed è la vera Riforma perché dovrebbe cambiare concretamente
il modo di fare scuola, quindi incidere in modo sostanziale sui risultati degli apprendimenti, è
innegabile che il profilo professionale dell’insegnante deve essere coerente con questo modello. E’
un cambiamento già affrontato da decenni nei Paesi OCSE con le migliori performances in termini
d’apprendimenti, che vede il passaggio da un modello centralista in cui le scuole sono rigide
esecutrici di programmi, ad uno in cui esse stesse diventano propositive della propria “identità
culturale e formativa” attraverso la costruzione di curricoli flessibili.
Ma per far questo occorrono insegnanti con un profilo professionale sostanzialmente
diverso dall’attuale.
L’attuale stato giuridico dei docenti, risalente a più di trenta anni fa, è legato al vecchio
modello e il cambiamento introdotto dall’Europa che ci indica una didattica per competenze, esige
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una revisione radicale dell’organizzazione del lavoro degli insegnanti e quindi del relativo profilo
professionale.
E’ pertanto urgente costruire per legge il passaggio da una figura di docente monadica a
quella di un professionista che si realizza in un’azione professionale collettiva, che per essere
efficace ha bisogno di ruoli professionali diversificati e formalizzati cui attribuire le responsabilità
complesse della scuola autonoma. Un nuovo stato giuridico degli insegnanti che preveda
livelli di carriera su contingenti programmati, sia attraverso una formazione in servizio
universitaria che la valutazione per merito, dei titoli e delle competenze professionali acquisite, da
realizzarsi con un moderno sistema in grado di valorizzare le risorse umane.
Quanto al fatto che debba essere il Parlamento a definire un nuovo stato giuridico dei
docenti, vi sono inoppugnabili argomenti di natura giuridica:
1. La definizione dello stato giuridico dei docenti fa certamente parte di quelle “norme
generali” che insieme al reclutamento del personale, alla definizione degli Ordinamenti,
alla valutazione del sistema istruzione, la riforma del Titolo V della nostra Costituzione
attribuisce in maniera esclusiva allo Stato proprio per garantire la tenuta di tutto il sistema
istruzione.
2. La funzione docente si fonda sul un principio costituzionale che l’art. 33 individua nella
libertà d’insegnamento; essa pertanto non può essere ridotta a materia pattizia ma va
declinata per legge.
3. Già la L. 59 del ’97, istitutiva dell’Autonomia, all’art.21, c.16, sanciva contestualmente, la
necessità di individuare nuove figure professionali per i docenti e di attribuire la dirigenza
ai capi d’istituto. Qualifica, quest’ultima che ha trovato la sua attuazione per via legislativa
appena un anno dopo.
Agli onorevoli Gelmini e Fioroni, dato che entrambi sembrano convergere sui temi della
valorizzazione professionale, del merito e della carriera, chiediamo:
Perché non avete puntato e non puntate sui disegni di legge sul Nuovo Stato giuridico degli
insegnanti, ripetutamente presentati in Parlamento, sia nella scorsa sia in questa legislatura?

Paola Tonna
Presidente A.P.E.F.

Allegati

Lettera dell’On.le Fioroni http://www.apefassociazione.it/News2008/Fioroni.pdf

Lettera del ministro Gelmini
http://www.apefassociazione.it/News2008/Gelmini.pdf
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